Rancori covati da tempo tra il carabiniere e i suoi. Il piccolo all'oscuro di tutto, affidato ai cugini

Rancori covati da tempo tra il carabiniere e i suoi. Il piccolo all'oscuro di tutto, affidato ai cugini
di Mario DILIBERTO
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Lunedì 20 Novembre 2017, 08:23 - Ultimo aggiornamento: 11:38

L’appuntato Raffaele Pesare a poche ore dalla tragedia è passato in caserma a Manduria. Per salutare i colleghi del nucleo radiomobile con i quali da anni divideva i turni di pattuglia in quel versante.
E nulla lasciava presagire che quel militare, da 34 anni nell’Arma, poco dopo avrebbe sterminato buona parte della sua famiglia. Con quei colpi di pistola sparati in faccia e a bruciapelo alla sorella Maria Pasana, “Nella”, al cognato Salvatore “Toruccio” Bisci e al padre Damiano. Prima di lanciare l’allarme, con una telefonata proprio ad un collega di Manduria, e tentare di togliersi la vita, senza riuscirci.
Tre vite bruciate nello spazio di pochi secondi, nell’abitazione di Sava in cui le vittime vivevano insieme da tempo. Con la sequenza di colpi di arma da fuoco che sembra il punto di arrivo di un risentimento “covato” da tempo.
Verso il cognato, con il quale era in contrasto per la gestione dell’uliveto di proprietà del papà Damiano. Ma anche verso l’anziano genitore e la stessa sorella per i quali in realtà stravedeva. Quell’unione, però, negli ultimi anni stava scricchiolando. Pomo della discordia principale la gestione di quel pugno di ulivi e del raccolto.
Una ferita che si è infiammata gradualmente, soprattutto da quando il papà si era trasferito a casa del cognato, in quel piccolo appartamento tra via Giulio Cesare e piazzetta Mercato, nel cuore Sava, in cui si è consumato il triplice omicidio.
Proprio sulla necessità di decifrare compiutamente il crogiolo di risentimenti esploso sabato mattina, stanno puntando le indagini del procuratore aggiunto Maurizio Carbone e dal sostituto procuratore Maria Grazia Anastasia.
Gli investigatori da un lato stanno ricostruendo gli ultimi spostamenti del carabiniere, scandagliando anche il suo cellulare, e dall’altro stanno raccogliendo le deposizioni dei familiari più stretti delle vittime e dell’appuntato che versa in gravi condizioni nel policlinico di Bari.
Così, faticosamente, starebbe emergendo il quadro di contrasti di natura prettamente familiare che hanno fatto detonare la rabbia di Raffaele, facendogli smarrire lucidità nei secondi di follia in cui ha scaricato su sorella, cognato e padre, l’intero caricatore della pistola di ordinanza, che aveva addosso nonostante fosse in licenza da giorni.
 

 

 
Negli ultimi tempi, infatti, il legame tra fratelli si sarebbe incrinato rispetto al passato. Al punto che sarebbe tramontata l’abitudine di pranzare insieme alla domenica. Un primo segnale di quanto le controversie, anche poco importanti, stessero minando il rapporto tra i due nuclei familiari. Quello delle tre vittime, e quello dell’appuntato, sposato e con due figli grandi, uno dei quali, peraltro, da tempo vive lontano. Un dissidio strisciante e per alcuni sotto traccia, visto che a Natale, per esempio, era in programma una cena in cui tutti si sarebbero riuniti per festeggiare i 18 anni del figlio più giovane del carabiniere.
Quel veleno, però, si sarebbe diffuso lentamente anche nel cuore di un uomo descritto come tranquillo e pacifico, come l’appuntato Pesare. Alimentato, in prima battuta, dalle divergenze con il cognato Toruccio Bisci, conosciuto a Sava con il nomignolo di “ballatore”. Lo scontro tra i due caratteri, “ballatore” cordiale ma particolarmente forte, e i disaccordi sull’uliveto e tra fratelli, sulla gestione del papà anziano, hanno spianato la strada alla tragedia di due giorni fa. Una strage che ha lasciato sul campo solo vittime.
Su tutti il figlioletto di 11 anni di Toruccio Bisci e Pasana “Nella” Pesare. Il bimbo è stato accolto in casa dai cugini. Per ora gli è stato detto che papà e mamma hanno avuto un incidente. Ma ora si sta cercando la maniera per raccontargli la verità.
Nella certezza che il modo giusto non esiste.

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