Scontro Cgil-Regione dopo l'incidente Ilva
Emiliano: «Sono stato insultato»

Scontro Cgil-Regione dopo l'incidente Ilva Emiliano: «Sono stato insultato»
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Lunedì 26 Settembre 2016, 10:03 - Ultimo aggiornamento: 10:04

Nessuno ha intenzione di deporre le armi. Né il presidente della Regione Michele Emiliano né la Cgil. Il governatore si ritiene offeso dalle parole che gli ha rivolto il segretario generale del sindacato di Taranto, Giuseppe Massafra. La segreteria regionale fa quadrato con il rappresentante locale e rintuzza il numero uno dell’ente regionale. La querelle è tutt’altro che terminata. E testimonia più che mai le divisioni, i toni aspri, le contrapposizioni stridenti che si vivono e si esprimono quando l’argomento è quello dell’Ilva di Taranto. Vita, salute e sicurezza sono elementi indispensabili che però sempre più a malapena riescono a stare insieme a lavoro, occupazione, produzione. E allora le dichiarazioni del presidente della Regione Puglia sulla volontà di fermare la fabbrica sono state interpretate in modo critico dai sindacati jonici. Non solo dalla Cgil, in verità. Prima delle esternazioni di Giuseppe Massafra c’erano state quelle dei suoi colleghi della Cisl e della Uilm. I più critici erano stati proprio i metalmeccanici. Un solco sempre più profondo tra organizzazioni dei lavoratori e Regione Puglia. Che si è acuito quando proprio dal leader della Cgil di Taranto è arrivata l’accusa di strumentalizzazione nei confronti di Emiliano. Accusa riferita alla morte di Giacomo Campo, il 25enne operaio tarantino dell’appalto rimasto ucciso il 17 settembre durante il suo lavoro nello stabilimento siderurgico. A quel punto il presidente ha perso appeal e pazienza. Ed ha affidato al social network la risposta alla Cgil jonica, altrettanto vibrante: «Neanche “il padrone” ha adoperato contro di me le parole di questo sindacalista per il solo fatto di aver detto ciò che ritengo giusto. Non abbocco alle provocazioni e rimetto a voi il giudizio sugli insulti che ho ricevuto (senza alcuna ragione) di usare Giacomo Campo per crearmi un palcoscenico» ha scritto Emiliano nel suo post su Facebook. «Dico solo - ha proseguito Emiliano - che io al funerale di Giacomo sono potuto andare accolto con affetto e rispetto dai suoi genitori, dai suoi nonni e dai suoi amici. Non so se altri (ed in particolare quel sindacalista) possano permettersi la stessa cosa. Ciò significa che le mie parole non sono mie, ma di una comunità che si sente rappresentata da me. Se gli operai dell'Ilva - conclude - vogliono parlare con me possono farlo quando vogliono. Basta telefonare al mio numero che tutti hanno in Puglia. Ma non mi farò presentare da nessuno che prima di parlare mi insulta solo perché ho chiesto di fermare una fabbrica che uccide lavoratori e cittadini fino a che non sarà sicura e rispettosa delle nostre leggi».

Fin qui Emiliano. Ma nel “botta e risposta” è entrato anche il segretario pugliese della Cgil, Pino Gesmundo. «Il presidente Emiliano, al quale noi abbiamo sempre riconosciuto grande onestà intellettuale e rispettato nei suoi ruoli istituzionali, abbia pari rispetto per chi come i nostri dirigenti sindacali ogni giorno provano a dare risposte e speranze a cittadini e lavoratori. Lo invitiamo a farlo sempre e soprattutto con i compagni della Cgil che vivono in un territorio martoriato come quello tarantino».
«Il nostro presidente Emiliano - continua Gesmundo - non pensi di essere l'interlocutore unico di quel popolo. Il presidente contenga la sua intemperanza e si rassegni all’idea che la Cgil non rinuncerà a fare la sua parte affinché la città di Taranto torni ad essere una grande risorsa per la nostra Regione e per il Paese, affinché - conclude - esca dalle attuali difficoltà frutto di vecchie scelte politiche, istituzionali e anche sindacali con le quali però, noi da tempo, abbiamo avuto il coraggio di fare i conti». L’ascia di guerra non sembra ancora sepolta.

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