Il regno degli abusivi, Made in Taranto accusa: «Estate da dimenticare»

Il regno degli abusivi, Made in Taranto accusa: «Estate da dimenticare»
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Martedì 8 Agosto 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 12:32
L’estate senza regole di Taranto e provincia manda su tutte le furie Made in Taranto. Il gruppo di aziende e associazioni, nato con l’intento di valorizzare un territorio dalle risorse tutte da scoprire, non le manda a dire. E provocatoriamente invita la politica a scommettere su Ilva, Eni e discariche. Insomma il volto brutto di terra jonica, visto che l’ambiente e il turismo proprio non si riesce a cavalcare. 
Lasciando questi straordinari volani di sviluppo, ma soprattutto zone stupende del territorio, in mano agli abusivi e agli incivili. Un cancro che cammina sotto gli occhi di tutti in attesa che qualcuno prenda il coraggio, anche con una mano sola, e vi ponga rimedio. Ed ecco quindi che arriva la denuncia sarcastica di made in Taranto. 
«Ci eravamo illusi - si legge nella nota del gruppo presieduto da Gianluca Lomastro - che avremmo fatto qualche passo in avanti. Invece stiamo vivendo un’estate da dimenticare. Da Chiatona a Torre Ovo (e forse anche oltre), assistiamo (quasi) impotenti ad un territorio abbandonato a se stesso, devastato, in ginocchio. Da Chiatona a Torre Ovo è tutto un susseguirsi di camper non autorizzati, improbabili operatori dello street food, immondizia, sciatteria, assenza di controlli, strade dissestate, occupazioni abusive, parcheggiatori taglieggiatori, caos. A questo punto, pare inutile parlare di turismo».
Ed ecco quindi la provocazione: «Si punti tutto su Ilva, Eni e discariche. Non si riesce a comprendere le ragioni di tutto questo sfacelo. Non si può credere - continua il documento - che la politica parli oggi di turismo solo in occasione dei protocolli di intesa, dei grandi eventi. Qualche giorno fa vi è stata firma del protocollo per la creazione del distretto del turismo. Una nota positiva in mezzo a tanto oblio. Ma a cosa serva un distretto del turismo a fronte ad un territorio tutto da rifare? A che serve un distretto del turismo se non ad attrarre finanziamenti per la promozione territoriale? E a chi o a cosa gioverebbe promuovere un territorio disseminato di abusivi, strade colabrodo, caos, sporcizia, degrado, discariche, inquinamento, odori nauseabondi già all’ingresso delle città in prossimità delle aree industriali? A chi tornerebbe utile il distretto del turismo se a Grottaglie si lavora per la costruzione di una nuova discarica? E se tra Statte, Massafra e Taranto il territorio è alterato dalla presenza massiccia di discariche, industrie pesanti, cementificazioni e aree industriali fantasma? È sciocco continuare a navigare a vista». Dopo la provocazione, però, arriva anche la proposta.
 
«C’è bisogno di guardare al territorio ripartendo dai veri problemi. Dalle cose più elementari: pulizia, strade, controlli, organizzazione, decoro. Siamo disposti a collaborare. Siamo disponibili - spiegano da made in Taranto - a dare una mano alla politica a risolvere questioni ataviche. E come sempre, lo facciamo con spirito imprenditoriale. Desideriamo continuare a guardare a questo territorio come ad un’opportunità incredibile per tutti. Ma dobbiamo cambiare rotta. Dobbiamo ripartire da un piano strategico che analizzi le vere problematiche prima di ufficializzare slanci ed entusiasmi che poi finiscono per dissolversi nel nulla. La politica prenda esempio dagli imprenditori di questa terra. Almeno quelli che fanno parte della rete Made in Taranto. Imprenditori avulsi da logiche politiche o sindacali. Loro non si sono mai rassegnati. E nonostante una crisi imperante - si insiste - sono riusciti ad aprirsi un varco importante nel mercato riuscendo a rilanciare le proprie attività, incrementando fatturati e persino personale. Non è un caso o fortuna. Si tratta di fare le cose per bene. Prima di rilanciare le loro aziende sono tornati ad analizzare il proprio mercato, studiandone le opportunità e i punti di forza, ma senza lasciarsi sfuggire i punti di debolezza e le minacce».
Una ricetta che quindi va applicata sul territorio e badando alle cose più semplice ma soprattutto concrete. A cominciare dalla necessità di restituire vivibilità ad un territorio lasciato in balìa de professionisti dell’arroganza e dell’inciviltà. 
«Basta annunci e protocolli d’intesa. Si riparta da una strategia che tenga conto di tutto. Si riparta dalla concretezza delle cose. Si ricominci ad esempio - precisa il documento - dalla pulizia delle spiagge. È possibile attivare un protocollo ordinario con il tribunale di Taranto per l’affidamento di lavori di pubblica utilità a chi è stato condannato per reati minori. Da un altro lato, è possibile avvalersi della giustizia riparativa e favorire progetti di inclusione sociale. In pratica, per i reati previsti dal Codice della Strada (guida in stato di ubriachezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti), è previsto che la pena detentiva e pecuniaria possa essere sostituita con lavori di pubblica utilità. Da realizzare presso Enti locali o associazioni che hanno sottoscritto una convenzione con il Tribunale di Taranto. Gli enti ed associazioni mettono a disposizione un numero variabile di posti disponibili che sono regolarmente utilizzati a questo scopo. I lavori di pubblica utilità possono consistere - conclude il documento - nella prestazione di servizi di manutenzione del verde, o di assistenza alla persona. Sulla questione dei controlli, si lanci l’appello ai tanti cittadini che si sentono abbandonati a se stesso. Questi possono diventare sentinelle coperte da anonimato. E possono collaborare con i Comuni per il presidio del territorio».
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