Apparentamento a sorpresa: Bitetti è fuori dal consiglio

Apparentamento a sorpresa: Bitetti è fuori dal consiglio
di Michele MONTEMURRO
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Mercoledì 21 Giugno 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 16:19
Piero Bitetti è fuori dal Consiglio comunale in seguito all’apparentamento della lista Taranto bene comune col candidato sindaco del centrosinistra, Melucci, che è anche il candidato di Taranto bene comune: potrebbe, e dovrebbe, rientrare in gioco nella giunta comunale solo con l’eventuale affermazione a sindaco di Melucci. Se una lista, infatti, si scompone da un raggruppamento di liste per ufficializzare un apparentamento con un altro candidato sindaco, si verifica il «dissolvimento» della coalizione, pertanto il candidato sindaco che non è riuscito ad andare al ballottaggio perderebbe i requisiti, quindi anche il seggio. 
È quanto accaduto proprio a Taranto all’allora candidato presidente della Provincia Giuseppe Tarantino, attuale sindaco di San Marzano di San Giuseppe. A decretarlo è stato nel 2009 una sentenza del Tar di Lecce, che anche Bitetti conosce bene in quanto all’epoca era consigliere provinciale di maggioranza. Il provvedimento si rese necessario in seguito al ricorso presentato dall’allora sindaco di San Giorgio Jonico Angelo Venneri contro Cito e, in maniera incidentale, contro Tarantino. Fu proprio Tarantino ad essere disarcionato dal Tribunale amministrativo regionale da presidente del Consiglio provinciale per fare spazio allo stesso Venneri. 
 
Tarantino fu sostenuto come candidato presidente della Provincia da 6 liste: At6 Lega d’azione meridionale, Fiamma Tricolore, Udc, Io Sud, Sviluppo del territorio e Pensionati. Al ballottaggio, però, dopo la volontà dell’Udc di fare l’apparentamento col candidato presidente Gianni Florido, si scompose la coalizione di Tarantino, pertanto 4 liste si posizionarono con Florido (Udc, Io Sud, Sviluppo del territorio, Pensionati) e altre due (At6 e Fiamma Tricolore) con Domenico Rana.
Il Tar ritenne quindi che l’Ufficio elettorale erroneamente aveva dato Tarantino in quota alla lista Sviluppo del Territorio (come ultimo resto) privando Venneri del diritto di essere eletto consigliere in qualità di primo della lista. Dunque in caso di dissolvimento del raggruppamento di liste, il candidato presidente (o nel caso in specie si potrebbe tranquillamente sostenere del candidato sindaco, essendo applicato lo stesso metodo D’Hondt) non ha più diritto di sedere in Consiglio. Di riflesso tutte le liste “dissolte” si devono considerare per la cifra elettorale che ognuna di essa porta con sé e non per la sommatoria dei voti di lista: e nessuna delle restanti 6 liste di Bitetti ha ottenuto la soglia del 3%.
Qualcuno, infatti, riteneva che i 4.156 voti delle 6 liste a sostegno di Bitetti - somma ottenuta dal totale dei voti delle 7 liste (7.245) meno quelli di Taranto bene comune (3.089) - potevano essere sufficienti per ottenere un seggio dei 12 di minoranza, garantendo alla coalizione di Bitetti 4 seggi in caso di vittoria di Melucci. 
Ma così sarebbe sbagliato secondo la sentenza del Tar; pur tuttavia c’è un po’ di logica nell’errore di attribuire l’eventuale quarto seggio perché la cifra elettorale di 4.156 voti delle 6 liste unite in caso di premio di maggioranza a Melucci sarebbe l’equivalente dell’ultimo coefficiente da attribuire ai seggi di minoranza tramite il metodo D’Hondt: il dodicesimo, appunto. 
Ma stando alla sentenza del Tar, in caso di dissolvimento di una coalizione bisogna considerare i voti di lista e non la sommatoria del raggruppamento di liste rimanenti. 
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