Colpo al racket delle cozze: sgominato un clan a conduzione familiare

Colpo al racket delle cozze: sgominato un clan a conduzione familiare
di Nazareno DINOI
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Mercoledì 22 Febbraio 2017, 11:01
 Il capofamiglia dirigeva il malaffare, la moglie teneva i conti e i figli erano gli esattori del pizzo. Ad aiutarli un’altra persona estranea.
Così era composta l’organizzazione criminale che imponeva il pizzo nel settore ittico nel Mar Piccolo di Taranto e nella provincia, sterminata ieri mattina con un blitz dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Taranto e dei militari della Guardia costiera tarantina.
Alle prime luci dell’alba di ieri le forze dell’ordine hanno dato esecuzione, nel capoluogo ionico e nel comune di Statte, a sei mandati di arresto, di cui uno in carcere e cinque ai domiciliari, emessi dal gip del Tribunale di Taranto dottor Filippo Di Todaro su richiesta della procura della Repubblica jonica.
Le manette sono finite ai polsi di Massimo Ranieri, di 42 anni, con precedenti penali, rinchiuso in carcere, mentre sono stati posti ai domiciliari la moglie 42enne Elisa Scrima, i figli gemelli 19enni Cosimo e Simone, il nipote 28enne Cosimo Ranieri e il collaboratore Rodolfo Fiorino, 31enne, unico componente esterno del sodalizio, questi ultimi tutti incensurati.
A vario titolo devono rispondere di associazione per delinquere finalizzata all’estorsione in danno di titolari di impianti di mitilicoltura ubicati nel Mar Piccolo di Taranto e di pescherie del capoluogo e della provincia ionica ed al furto aggravato di prodotti ittici.
 
Le attività investigative dei due organi inquirenti sono partite a maggio del 2016 dalla casa circondariale di Taranto subito dopo l’arresto di altre tredici persone accusate di gestire lo stesso traffico delle tangenti nel settore ittico. Gli investigatori che erano convinti di non avere ancora debellato tutta l’organizzazione decisero di tenere sotto ascolto gli arrestati.
I colloqui intercettati tra Massimo Ranieri, detto «Gorilla», e i familiari autorizzati a parlare con lui nella sala colloqui del carcere documentarono la prosecuzione dell’attività illecita da parte di Cosimo Ranieri conosciuto come «Cioccolata» figlio del detenuto Damiano.
Quest’ultimo, facendo valere una sorta di diritto ereditario dell’illecita pratica di riscossione, spendendo il nome del padre e con il pretesto del pagamento delle spese legali per il padre in galera avrebbe avvicinato i miticoltori pretendendo da loro la consegna di denaro e in qualche occasione anche di mitili da rivendere in nero, minacciando in caso di diniego, il furto del prodotto dagli impianti.
Con l’uscita dal carcere per decorrenza dei termini, avvenuta a luglio del 2016, il 42enne Massimo Ranieri decise di estromettere dal giro il nipote Cosimo che non potendo più fare affidamento alle entrate del pizzo, si sarebbe rifatto con lo spaccio di droga nel Rione Tamburi e in città vecchia.
Massimo detto il gorilla, avrebbe così ripreso il controllo del racket delle estorsioni promuovendo e costituendo un’autonoma associazione per delinquere composta dalla moglie 42enne e dai due figli gemelli 19enni ed allargata al collaboratore Fiorino Rodolfo.
Se richiesto dalle circostanze, il «gorilla», violando le restrizioni imposte dal suo status di sorvegliato speciale, interveniva di persona per condurre a più miti consigli coloro che non erano intenzionati a pagare o a consegnare pesce e frutti di mare all’organizzazione di cui era a capo.
Le vittime accertate sono state una decina, tutti titolari di pescherie o produttori di mitili dai quali, come ha riferito in conferenza stampa il comandante provinciale del nucleo operativo dei carabinieri Giovanni Tamborrino, «non è stato facile avere la loro collaborazione».
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