Affari sporchi del clan, scattano le condanne per ventidue imputati

Affari sporchi del clan, scattano le condanne per ventidue imputati
di Lino CAMPICELLI
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Mercoledì 26 Luglio 2017, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 17:41
Ventidue condanne, dieci assoluzioni, sospensioni delle pene in favore di cinque imputati che rispondevano di reati minori e risarcimento del danno in favore del Comune di Taranto, con provvisionale di 50mila euro.
È il dettaglio sintetico della sentenza emessa ieri dal tribunale di Taranto, che ha definito il giudizio del procedimento denominato “Alias”, sull’attività illecita di una presunta associazione che avrebbe operato per conto del presunto clan De Vitis-D’Oronzo che, per la cronaca, sta facendo registrare il secondo grado di giudizio per i presunti capi e per quanti hanno scelto la causa con lo sconto.
La sentenza è stata emessa ieri dal collegio presieduto dalla dottoressa Patrizia Todisco, che ha in gran parte accolto le conclusioni del pm antimafia dottor Alessio Coccioli, il cui intervento durato circa cinque ore si era tradotto in un approfondito exursus su una fetta della malavita tarantina che, successivamente agli arresti e alle condanne, si sarebbe rigenerato, senza perdere di vista «l’obiettivo del malaffare».
C’è in ogni caso da evidenziare, che il dispositivo del tribunale ha finito con il sanzionare pesantemente chi, come ad esempio l’ex assessore comunale socialista Fabrizio Pomes, si ritrova a sopportare una pena quasi doppia rispetto a quella chiesta dall’accusa pubblica per concorso esterno in mafia. E ciò per aver fatto da sponda, secondo la tesi accusatoria, agli interessi illeciti del presunto clan attraverso la gestione dell’ex centro sportivo “Magna Grecia”.
Il processo si collega con le presunte attività illecite di chi avrebbe agito, direttamente e non, nell’interesse di Orlando D’Oronzo e Nicola De Vitis (sotto accusa a Lecce nella causa di secondo grado), che avevano a suo tempo optato per l’abbreviato.
In ogni caso, secondo le conclusioni del tribunale di Taranto, non tutti gli episodi, soprattutto quelli secondari, avrebbero fatto emergere la responsabilità effettiva degli imputati. Di qui le dieci assoluzioni, in aggiunta a quelle degli imputati condannati, che hanno ottenuto assoluzioni parziali.
Questa nel dettaglio la sentenza del tribunale (fra parentesi le richieste del pm antimafia). Anna Pia Albano, assoluzione (condanna a 2 anni); Calogero Bonsignore, condanna a 8 anni e 4 mesi (condanna a sei anni); Raffaele Brunetti, condanna a 16 anni e mezzo (condanna a 12 anni); Cristian Buzzacchino, condanna a 3 anni e 4 mesi (condanna a 6 anni), con scarcerazione; Sergio Cagali, condanna a 8 anni (condanna a 8 anni); Rosa Cardellicchio, assoluzione (condanna a 16 mesi); Pietro Cetera, condanna a 14 anni (condanna a 12 anni); Rosa Ciotola, condanna a 16 mesi (condanna a 16 mesi); Armando Crupi, assoluzione (condanna a 16 mesi); Giuseppe D’Andria, condanna a 27 mesi (condanna a 4 anni); Francesco D’Angela, assoluzione (condanna a 2 anni); Cosimo D’Oronzo del 1988, condanna a 16 mesi (16 mesi); Cosimo D’Oronzo del 1973, assoluzione (un anno); Rosario D’Oronzo, assoluzione (un anno); Michele De Vitis, condanna a 6 anni (6 anni); Angelo Di Carlo, condanna a 3 anni (2 anni); Gianpiero Di Carlo, condanna a 3 anni e 4 mesi (4 anni); Giovanni Geri, assoluzione (condanna a 6 mesi); Francesco Leone, condanna a 5 anni (condanna a 6 anni); Tommaso Lugiano, condanna a un anno (2 anni); Leo Mollica, condanna a 5 anni (condanna a 4 anni); Luigi Morelli, assoluzione (16 mesi); Bladimir Polo Oduver, assoluzione (condanna a 6 anni); Giovanni Perrone, condanna a 6 mesi (sei mesi); Fabrizio Pomes, condanna a 11 anni (6 anni); Moreno Rigodanzo, condanna a 6 anni e 8 mesi (10 anni); Massimiliano Salamina, condanna a 12 anni (9 anni); Giorgio Saponaro, assoluzione (condanna a 4 anni); Francesco Scarci, condanna a 16 anni (10 anni); Riccardo Vallin, condanna a 13 anni e 4 mesi (8 anni); Vladimiro Viola, condanna a 6 mesi (6 mesi).
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