Ilva, contratti di solidarietà: sindacati al lavoro per evitare la cassa integrazione

Ilva, contratti di solidarietà: sindacati al lavoro per evitare la cassa integrazione
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 22 Febbraio 2017, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 16:34
Uno strumento diverso: ammortizzatori sociali sì, ma non la cassa integrazione, meglio i contratti di solidarietà. I sindacati non mollano la presa per continuare nel solco degli anni passati e applicare lo strumento più favorevole ai lavoratori con il quale impattare la crisi dell’Ilva. Così i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm di Taranto (Valerio D’Alò, Giuseppe Romano e Antonio Talò) hanno scritto ieri al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano e al presidente della Task force regionale per l’occupazione Leo Caroli chiedendo un incontro «per poter analizzare quali strumenti sia possibile mettere in campo e quali percorsi formativi siano perseguibili in visione del rinnovo degli ammortizzatori sociali nel sito Ilva di Taranto». 
Tutto questo, precisano, «sulla scorta delle dichiarazioni di disponibilità» espresse durante la trattativa che si è aperta l’altro ieri al ministero dello sviluppo economico di Taranto.
L’azienda aveva in principio chiesto il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per 4.984 dipendenti dello stabilimento siderurgico di Taranto, ma i sindacati insistono per la proroga dei contratti di solidarietà, che scadono il 2 marzo, e per la riduzione significativa del numero di lavoratori coinvolti. Un taglio netto che farebbe scendere sotto le quattromila unità il numero massimo di lavoratori cui applicare gli ammortizzatori sociali. 
 
Ma non è solo una questione di numeri. Infatti «Ilva sta verificando la possibilità di effettuare per i lavoratori provenienti dai reparti completamente chiusi, attraverso percorsi formativi finanziati dalla Regione, una rotazione del 25% delle ore lavorabili». Lo afferma Francesco Brigati, coordinatore Ilva della Fiom Cgil di Taranto riferendosi alla trattativa in corso. In parole semplici, con questo strumento, invece di rimanere a casa per tutto il tempo (come previsto invece dalla cassa integrazione a zero ore) i lavoratori riuscirebbero ad assicurarsi un piccolo plafond di ore di lavoro in fabbrica.
«Tale attività, richiesta dal sindacato - osserva il delegato sindacale - e caldeggiata dalla viceministro Bellanova, apre nuovi scenari e soprattutto rende possibile prendere seriamente in considerazione l’utilizzo dei contratti di solidarietà che, secondo la normativa vigente, prevede il 30% delle ore lavorabili». 
La Fiom, sulla base delle «risposte ricevute da Ilva, si riserva - spiega una nota del sindacato - dal dare una valutazione finale dichiarando fin da ora la propria indisponibilità a qualunque ipotesi che precostituisca l’identificazione degli esuberi strutturali. Infine - concludono i metalmeccanici della Cgil - accogliamo positivamente la disponibilità data dal viceministro Bellanova alla richiesta della Fiom di insediare un tavolo permanente con le organizzazioni sindacali sul processo di vendita dell’Ilva, da attivare subito dopo la presentazione delle offerte vincolanti che avverrà il 3 marzo, per evitare di trovarsi con la soluzione finale preconfezionata».
Il viceministro allo Sviluppo Economico Teresa Bellanova si è infatti detta disponibile all’apertura di un tavolo permanente con le organizzazioni sindacali sul processo di vendita dell’Ilva. Lo riferisce in una nota la Fiom-Cgil all’indomani dell’incontro che si è tenuto ieri sera, al Mise, sulla vertenza Ilva. Anche sulla cessione infatti l’Ilva si trova in un momento cruciale. 
Il contratto di solidarietà secondo i sindacati permetterebbe ai lavoratori dell’Ilva, a fronte dell’attuale clima d’incertezza ancora presente circa l’esito del bando di vendita dell’azienda e del relativo piano ambientale, di godere di maggiori garanzie in termini occupazionali e copertura salariale per tutto il periodo di applicazione. Anche la Fim Cisl lo ribadisce: «Abbiamo chiesto una sostanziale riduzione del numero di 4984 lavoratori coinvolti dagli ammortizzatori e il superamento delle rigidità aziendali sulla rotazione dei lavoratori interessati, oltre all’adozione di uno strumento che permetta di garantire la necessaria integrazione economica dei lavoratori e la copertura per tutto il periodo di amministrazione straordinaria. Per la Fim - afferma la segreteria dell’organizzazione - non è decisivo quale tipo di strumento normativo si usi, quanto le garanzie di tutela per i lavoratori. Anche la Regione presente all’incontro con il Governatore deve fare propria parte recuperando i ritardi di questi mesi», scrive il sindacato. Per la Fim-Cisl «occorre rafforzare i percorsi di formazione per favorire la riqualificazione e la rotazione dei lavoratori, garantire la copertura degli ammortizzatori sociali, che ha senso dentro una prospettiva di rilancio del sito di Taranto che preveda la salvaguardia di tutti i posti di lavoro e una produzione dell’acciaio sostenibile per l’ambiente e la salute dei lavoratori», conclude il sindacato. 
Tentativi di rimodulazioni di numeri e di ammortizzatori sociali che vanno realizzati, in ogni caso, nei prossimi giorni. Lunedì al ministero dello Sviluppo Economico si aprirà una trattativa che dovrà chiudersi comunque entro i primi giorni di marzo. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA