Ilva: «I tempi della cessione non slittano». Tra i sindacati rimane la preoccupazione

Ilva: «I tempi della cessione non slittano». Tra i sindacati rimane la preoccupazione
di Alessio PIGNATELLI
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Sabato 13 Maggio 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 12:14
I commissari straordinari dell’Ilva hanno assicurato “la conclusione della procedura di vendita nelle prossime settimane”. È quanto hanno riferito fonti vicine ai commissari in riferimento alla notizia - emersa nella mattinata di ieri - della richiesta di prorogare la validità delle offerte fino a giugno 2018. In una nota ufficiale, l’azienda ha poi spiegato che “i commissari straordinari di Ilva Spa confermano che i tempi e le modalità attualmente fissati per l’espletamento della procedura per il trasferimento dei complessi aziendali non sono stati modificati”.
È il chiarimento definitivo dopo l’allarme di un’ulteriore proroga diffusosi ieri. In sostanza, si sarebbe trattato dunque solo di una comunicazione di natura tecnica che non inficerebbe sui tempi e sulla decisione finale. Che, dunque, a questo punto potrebbe arrivare a stretto giro: il cronoprogramma prevede la consegna delle valutazioni fatte dalla struttura commissariale e dai suoi consulenti ai Ministeri entro il 15 di maggio. Sulla valutazione si baserà la decisione finale del Governo che sarà comunicata entro la fine del mese di maggio.
A contendersi il futuro dell’Ilva sono due cordate: Am Investco Italy (ArcelorMittal, Marcegaglia e, in caso di vittoria, Intesa San Paolo) e AcciaItalia (JSW Steel, Arvedi, Cassa Depositi e Prestiti e Delfin).
Il possibile slittamento aveva creato dei malumori nei sindacati che immediatamente avevano reagito.
 
Secondo Rosario Rappa, responsabile nazionale della siderurgia per la Fiom, lo slittamento sarebbe stato “un atto irresponsabile che rischia di far saltare il processo di recupero e rilancio dell’Ilva, compreso tutto il processo di risanamento ambientale”.
Rappa chiedeva l’intervento del governo ipotizzando che “dietro il continuo slittamento della data di aggiudicazione” ci fosse in realtà “la volontà di continuare a gestire l’Ilva in amministrazione straordinaria in maniera discutibile continuando a gestire appalti, acquisti, assunzioni e consulenze”. La nota di Ilva, però, sgombra il campo da possibili ritardi.
Il segretario generale Fim Cisl Taranto Brindisi, Valerio D’Alò, ha voluto porre l’attenzione sulle condizioni interne all’Ilva: «Forse ci si dimentica che il tempo sta logorando lo stabilimento, che c’è un’Aia da realizzare, un’ambientalizzazione dovuta a tutta la città di Taranto. Non da meno c’è necessità di lavoro, di rilancio dello stabilimento perché ora più che mai, i lunghi mesi in contratti di solidarietà prima, in cassa integrazione ora, pesano oltremodo sulle spalle delle famiglie dei lavoratori».
Infine, per quanto riguarda le diverse problematiche per l’indotto inerenti a sicurezza e igiene all’interno dello stabilimento, il sindaco Ippazio Stefàno ha inviato un’altra lettera a Governo - in primis al presidente del Consiglio - e ad altre istituzioni rimarcando “criticità che riguardano più direttamente non l’occupazione bensì le condizioni nelle quali gli operai sono costretti ad operare”.
“È inimmaginabile che si debba registrare l’assoluta mancanza di sistemazione logistica ove questi lavoratori, a fine turno, possano dismettere le tute di lavoro, depositarle e sottoporsi a docce e possano rispettare le elementari norme igieniche e di prevenzione. Registriamo con disappunto i tanti casi in cui gli stessi non sono messi nella condizione di adoperare le docce ma, addirittura, di dover portare presso le loro abitazioni gli indumenti di lavoro per un opportuno lavaggio. Ma v’è di più, oltre alla carenza degli spogliatoi viene denunziata dalle organizzazioni sindacali anche la mancanza di idonei luoghi ove organizzare la mensa”.
“La dignità lavorativa va garantita a tutti - conclude Stefàno - ed è assolutamente inaccettabile l’idea che nello stesso ambito lavorativo vi siano lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. A voi, dunque, l’invito a superare positivamente le criticità denunziate, è troppo grande la responsabilità di far ammalare o morire le persone per carenze igieniche e per cattiva organizzazione o per risparmiare pochi euro”.
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