Straordinari e solidarietà, la trattativa per l’Ilva spacca il fronte sindacale

Straordinari e solidarietà, la trattativa per l’Ilva spacca il fronte sindacale
di Alessio PIGNATELLI
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Giovedì 23 Febbraio 2017, 05:10 - Ultimo aggiornamento: 22:06
Un attacco diretto all’azienda rea di aver concesso tante ore di straordinario lo scorso anno ad alcuni dipendenti a dispetto della recente richiesta di cassa integrazione. E una presa di distanza rispetto alle altre sigle sindacali sulla formazione che accentuerebbe e cristallizzerebbe, ancor di più, le differenze tra lavoratori fungibili e non.
L’Unione sindacale di base e il suo coordinatore provinciale, Francesco Rizzo, hanno iniziato da ieri pomeriggio un volantinaggio tra gli operai dell’Ilva. Il tema è la trattativa sindacale con l’azienda che avrà un nuovo momento di confronto al Mise la prossima settimana. Lunedì alle 11 si vedranno ancora sindacati e management per discutere dell’ammortizzatore sociale con la mediazione della viceministro Teresa Bellanova. Il primo passo, ritenuto non soddisfacente, è stato l’abbassamento dai quasi 5mila a circa 3.700 dipendenti in cassa.
L’azione di ieri è un segnale anche alle altre organizzazioni sindacali.
 
Nel volantino si legge: “L’apertura della Cigs per 4.984 lavoratori rappresenta un salto che non può essere sottovalutato nel processo di cessione di Ilva. In primo luogo, non è vero che la mancanza di ordinativi è frutto di un calo del mercato. Ilva non ha più risorse economiche sufficienti per acquistare tutto il necessario e quindi produrre a pieno regime per responsabilità diretta del governo e da commissari. In secondo luogo la procedura aperta dai commissari identifica con estrema precisione aree di lavoratori su cui impatterà pesantemente la cassa che, per esplicita dichiarazione della direzione Ilva, non sono ricollocabili per altre mansioni o in quanto con ridotte capacità lavorative”.
Al di là dei numeri, questo è uno dei problemi principali della trattativa. La cosiddetta rotazione, nella praticità, potrebbe non coinvolgere alcuni operai di reparti chiusi da tempo. Un’anomalia che creerebbe inevitabilmente delle disparità e, secondo l’Usb, non è fattibile nemmeno la soluzione della formazione per ricollocare gli operai in altre aree. L’auspicio di altre sigle, quindi, non coincide con quanto sostenuto da Rizzo e Usb.
“Per queste ragioni - si legge ancora in questo volantino - riteniamo profondamente sbagliato e ingiusto che Ilva si presenti alla cessione ai privati definendo di fatto chi è esubero e chi no. Anche per queste ragioni aumentare di qualche giorno il rientro al lavoro dalla cassa o lo stesso discorso della formazione non muta di una virgola la sostanza. Anzi, la formazione ancora di più identifica lavoratori considerati non fungibili e professionalmente non adeguati considerando la mancanza di un piano industriale e di risanamento ambientale basato su certezza delle risorse e volontà politica”.
C’è poi un attacco diretto alla gestione aziendale. Rizzo si era scagliato contro queste dinamiche anche durante l’incontro di lunedì scorso e nel volantino sono ribadite le aspre critiche.
Elementi di contraddizione nella richiesta aziendale secondo Usb sono “anche le migliaia di ore di straordinario effettuate nel 2016 (con una media di 2mila persone in contratti di solidarietà al mese): basti pensare che solo 52 lavoratori del Tna 2 hanno prodotto da gennaio 2016 a novembre 2016 circa 17mila ore di straordinario, circa 300 ore di media a testa. Se moltiplichiamo queste ore per i vari impianti di produzione, scopriremo che c’è tanto lavoro disponibile. Detto questo, secondo noi, l’azienda di fatto sta anticipando la riorganizzazione che purtroppo si annuncia da tempo”.
Infine, la proposta di assemblee unitarie con tutti gli operai: “Questa partita non può essere giocata senza gli attori principali, i lavoratori, Usb è disponibile alle assemblee unitarie da subito. Questa è la realtà che dobbiamo affrontare con coraggio e determinazione, nascondere la testa sotto la sabbia non serve a nulla”.
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