Le verità del pentito: i retroscena sulla scia di omicidi

Le verità del pentito: i retroscena sulla scia di omicidi
di Lino CAMPICELLI
3 Minuti di Lettura
Venerdì 16 Giugno 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 13:38
Una collaborazione a tutto tondo: sull’omicidio di Francesco Galeandro, su un altro omicidio avvenuto nella provincia tarantina e sulle attività illecite che hanno caratterizzato, e caratterizzano, i rapporti inquinati fra l’imprenditoria e la malavita.
La collaborazione è quella del pulsanese 26enne Vito Nicola Mandrillo, fra gli imputati per l’omicidio del 47enne Francesco Galeandro di Pulsano, per il quale, a vario titolo, sono 11 i coinvolti. E proprio oggi il caso torna nell’aula di udienza preliminare.
La richiesta di rinvio a giudizio è già stata formulata dal pm di Taranto dottoressa Antonella De Luca, titolare delle indagini svolte dai carabinieri. Lo stesso pm aveva raccolto nell’ottobre dell’anno scorso, insieme con il pm antimafia Alessio Coccioli le indicazioni fornite da uno degli imputati principali: Vito Nicola Mandrillo. La sua collaborazione è stata importante ad integrazione del lavoro investigativo diretto dalla dottoressa De Luca. Mandrillo, come è noto, ha effettuato il riconoscimento fotografico delle persone che, a vario titolo, avevano preso parte alla progettazione dell’agguato scattato alla periferia di Pulsano e alla sua aesecuzione.
Nel marzo scorso, come si ricorderà, una seconda operazione messa a segno dai carabinieri, aveva chiuso il cerchio intorno all’agguato ai danni del pulsanese, dopo i primi arresti scattati nel settembre 2016. La definizione investigativa fu resa possibile anche grazie alla collaborazione di Mandrillo, fra gli uomini precedentemente individuati dalle indagini dirette dalla procura tarantina.
L’operazione rappresentò la prosecuzione dell’indagine deflagrata nel settembre 2016 con tre arresti, allorchè in manette finì il pulsanese Maurizio Agosta, ritenuto il mandante del raid, che avrebbe scalato, secondo quanto riferito da Mandrillo, i vertici della malavita di provincia «raggiungendo il grado di tre quartieri».
Con Agosta in cella finì pure lo stesso Mandrillo, che prese parte al commando. Dopo il suo arresto, Mandrillo decise di confessare, contribuendo a spazzare ogni ombra sull’episodio.
I carabinieri eseguirono così nuovi provvedimenti firmati dal gip Vilma Gilli, oltre a una pioggia di perquisizioni tra Francavilla Fontana, Pulsano, Crispiano, Taviano e Roma. I provvedimenti andarono a completare la ricostruzione della preparazione e della fase esecutiva dell’omicidio, maturato nel quadro della violenta faida di Pulsano, con alla base contrasti legati all’egemonia nel mondo dello spaccio della droga.
Una parte importante alle indagini la fornì appunto Mandrillo.
I riscontri raccolti dai carabinieri spianarono poi la strada ai coinvolgimenti di Antonio Serafino, di 74 anni; di Giuseppe Giaquinto, di 28 anni; del crispianese Vincenzo Caldararo, di 46 anni, accusati di aver ricoperto un ruolo nella organizzazione del piano per eliminare Galeandro.
Con loro sono pure coinvolti Giuliano Parisi, 36enne di Francavilla Fontana, indicato come il secondo uomo del gruppo di fuoco che il 22 luglio 2016 attese la vittima alla periferia di Pulsano e la eliminò con una pioggia di piombo.
Sott’accusa infine Giovanni e Andrea Rizzo, di Taviano, accusati di favoreggiamento personale.
Nella scorsa udienza, un milione di euro di risarcimento è stata richiesta dai familiari della vittima.
La parte civile, che è rappresentata dall’avvocato Gaetano Di Marco, ha appunto avanzato una richiesta risarcitoria pari a un milione di euro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA