L’esercito dei precari: sono in quattrocento verso il posto fisso

L’esercito dei precari: sono in quattrocento verso il posto fisso
di Alessio PIGNATELLI
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Giovedì 16 Novembre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 17:59
Ridurre il precariato nelle pubbliche amministrazioni nel prossimo triennio. Dietro il nobile obiettivo, in realtà, c’è l’intenzione di non incorrere in un’eventuale e nuova stangata dell’Unione europea per un eccessivo ricorso a forme di lavoro flessibile. Al di là di tutto, nella provincia jonica l’esercito dei precari interessato dal decreto Madia dovrebbe essere così scansionato: circa 250 unità nel comparto sanità - l’85% costituito da personale infermieristico - e 150 negli enti locali.
La riforma Madia, tramite decreto legislativo numero 75 di maggio 2017, prevede l’assorbimento di 50mila precari in tutta Italia. Specificatamente secondo due strade principali per quanto concerne le amministrazioni locali: l’articolo 20 titolato “Superamento del precariato nelle pubbliche amministrazioni”, tramite il comma 1, consente di assumere a tempo indeterminato personale non dirigenziale che possegga determinati requisiti; il comma 2, invece, nello stesso triennio 2018-2020, apre alla possibilità di bandire, in coerenza con il piano triennale dei fabbisogni e ferma restando la garanzia dell’adeguato accesso dall’esterno, procedure concorsuali riservate in misura non superiore al cinquanta per cento dei posti disponibili. Le assunzioni nel comparto sanitario sono disciplinate invece dai commi 10, 11 e 12 dello stesso articolo.
Al di là di alcune sfumature prettamente tecniche - per esempio, i tre anni di servizio, anche non continuativi, svolti negli ultimi otto anni - la volontà è di facilitare una stabilizzazione per chi lavora senza tutele contrattuali da diverso tempo in questi settori. Nella provincia jonica, la grande maggioranza è costituita dal personale sanitario: soprattutto infermieri ma anche operatori sociosanitari, tecnici radiologi, fisioterapisti. Poi ci sono i lavoratori degli enti locali: per semplificare, un geometra precario che lavora in un Comune avrà la possibilità di accedere al concorso o, se in possesso dei requisiti, il suo contratto sarà trasformato automaticamente in tempo indeterminato.
«Per la provincia di Taranto è assolutamente fondamentale - commenta il segretario generale della Funzione Pubblica della Cisl jonica, Aldo Gemma - abbiamo spinto per una ricognizione per il personale precario in servizio nel comparto sanitario e faremo altrettanto per stabilizzare coloro che prestano servizio presso gli enti locali. In quest’ultimo caso, non abbiamo ancora dati ufficiali ma solo una stima. Continueremo a rompere le scatole perché dare un minimo di dignità al lavoratore, è fondamentale: quando uno è precario, lo è nel rispettare le rate del mutuo o del finanziamento».
Tra l’altro, il decreto Madia non è l’unica misura prevista dal Governo. Bisogna infatti risalire al marzo 2015 per il Dpcm che disciplina le procedure concorsuali riservate per l’assunzione presso gli enti del Servizio Sanitario Nazionale e prevede specifiche disposizioni per il personale dedicato alla ricerca. Le procedure concorsuali sono riservate al personale del comparto sanità e a quello appartenente all’area della dirigenza medica e del ruolo sanitario. Gli enti, entro il 31 dicembre 2018, possono bandire procedure concorsuali, per titoli ed esami, per assunzioni a tempo indeterminato del personale.
E, ferma restando la soddisfazione per questo piano assolutamente inderogabile per stabilizzare precari, secondo i sindacati c’è anche un altro problema. Banalizzando: il personale precario che sarà - è l’auspicio di tutti - stabilizzato comunque non sarebbe sufficiente a coprire le necessità.
«Indire i concorsi è fondamentale ma non basta - conclude Franco Brunetti, segretario generale delle Uil Funzione Pubblica di Taranto - faccio un esempio riguardante il Comune di Taranto: attualmente il personale conta circa 850 unità ossia la metà del fabbisogno in quanto la dotazione organica era di 1.507. Dal primo gennaio ci sarà una quarantina di pensionamenti. Negli enti locali, però, mancano le risorse economiche e le autorizzazioni a riassorbire personale. Ecco, in questo caso il problema è forse ancora maggiore: non ci sono precari da stabilizzare ma mancano soldi per assumere».
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