Uccise il padre, condanna ridotta in Appello: sconterà 16 anni

Uccise il padre, condanna ridotta in Appello: sconterà 16 anni
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Venerdì 28 Aprile 2017, 05:35 - Ultimo aggiornamento: 13:56
Sedici anni di reclusione. Limata in Appello la condanna inflitta al tarantino Eneo Motolese, alla sbarra per l’omicidio del padre. Il verdetto di secondo grado è giunto ieri dopo l’ultimo round che si è celebrato dinanzi alla Corte di Assise d’Appello, presieduta dal giudice De Scisciolo.
La Corte, completata dal giudice Lisi e dai giudici popolari, ha accolto le argomentazioni evidenziate nelle loro arringhe dai difensori del giovane imputato, gli avvocati Salvatore Maggio e Fabio Nicola Cervellera. E alla luce delle valutazioni evidenziate dai due difensori, ha optato per lo sconto di pena. Sedici anni di reclusione, quindi, invece dei venti decretati in primo grado del giudice delle udienze preliminari. 
Il procedimento, infatti, nella fase di giudizio ha avuto ben poco da raccontare. Con il giovane che ha subito confessato di essere lui l’autore dell’omicidio del padre Cosimo Motolese. Una ammissione piena arrivata subito dopo il delitto commesso dinanzi al portone della casa di famiglia, nel quartiere Paolo VI. Quella confessione resa immediatamente dinanzi al pubblico ministero e ai carabinieri spianò la strada alla richiesta di giudizio abbreviato. 
 
Una scelta con la quale la difesa si è aggiudicato automaticamente lo sconto secco di un terzo della pena. Proprio in ragione della scelta del rito alternativo, quindi, al giovane Eneo vennero inflitti venti anni di reclusione. Una condanna comunque pesante con la quale si è presentato al bivio del secondo grado di giudizio. In aula i legali hanno ricordato le modalità del delitto ed il contestò in cui maturò l’omicidio. 
A fare da sfondo al dramma di quella sera, infatti, la pesante atmosfera che Cosimo Motolese aveva imposto nella sua casa. Un clima fatto di violenza e vessazioni che l’uomo avrebbe fatto scontare in particolare alla moglie. Proprio quella situazione difficile avrebbe convinto Eneo Motolese ad agire contro il padre. 
Con il quale non di rado si era affrontato proprio nelle fasi in cui il giovane interveniva in difesa della mamma. 
Il 27 febbraio di quattro anni fa, il ragazzo assassinò il padre a colpi di pistola proprio davanti al portone del palazzo in cui viveva la famiglia. Attese la vittima davanti alla palazzina nel rione Paolo VI. E non appena l’uomo si avvicinò, premette a ripetizione il grilletto e poi si diede alla fuga.
Poco dopo venne arrestato dai carabinieri, dinanzi ai quali vuotò il sacco. Raccontò ai militari e al pm Giovanna Cannarile di aver deciso di eliminare quel padre perché aveva imposto un clima di terrore in casa. Un regime fatto di botte e prevaricazioni, con vittima soprattutto dalla moglie di Motolese. Ma anche Eneo che spesso interveniva in difesa della mamma, attirandosi la furia e le botte del papà. Una vita impossibile che ha esasperato il ragazzo sino al punto di spingerlo a compiere quel delitto contro natura. Corse in campagna a recuperare proprio l’arma del padre. Si appostò sotto l’abitazione e attese il suo bersaglio. E lo eliminò a colpi di arma da fuoco.
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