Qualità della vita, in Italia solo Caserta è messa peggio di Taranto

Qualità della vita, in Italia solo Caserta è messa peggio di Taranto
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Martedì 28 Novembre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 11:27

Il quadro è quello che è, non c’è nemmeno da sorprendersi troppo visto che da anni Taranto e la sua provincia occupano stabilmente una delle ultime posizioni nella classifica per la qualità della vita. L’ultima indagine, presentata ieri dal Sole24Ore, se possibile però danneggia ulteriormente l’immagine del territorio che rispetto ad un anno fa perde ancora terreno, scivolando di altri quattro posti e finendo al penultimo posto, davanti solo a Caserta tra i 110 capoluoghi di provincia italiani.
Una situazione nota, peraltro, scandita da decenni di ritardi e di inadeguatezze che si traducono in quello di cui tutti i tarantini sono consapevoli, anche quelli che vorrebbero far finta diu niente. Però, non c’è proprio da stare allegri, come documenta sinistramente quel 109° posto in graduatoria. Vero è che, tra i tanti settori presi in considerazione, ve ne sono anche alcuni nei quali le cose sembrano leggermente migliorare rispetto al passato. Tuttavia la valutazione di massima resta ampiamente e desolatamente negativa.
Nel dettaglio, c’è un lieve miglioramento in relazione alla Ricchezza e consumi, campo nel quale Taranto risale all’83° posto davanti a Brindisi e Lecce. Voci relativamente (perché comunque sempre della parte medio bassa della classifica si tratta) positive anche per Ambiente e salute, tema quando mai scottante, dove il territorio jonico si piazza al 67° gradino su 110. Peggio invece va per Lavoro e innovazione (108°), Demografia e società (108° uguale), Giustizia e sicurezza (73°), Cultura e tempo libero (104°).
Interessante poi andare a scandagliare queste macroaree per analizzare i sottosettori più specifici. Si scopre così che, nell’ambito di Ricchezza e consumi, Taranto è 91ª per Pil procapite con 15.700 euro all’anno; 51° posto per pensioni, con una media di 826,3 euro al mese; 86° per depositi bancari (7.832 euro in media a testa); 48° per canoni d’affitto (500 euro medie al mese); 96° per beni durevoli (spesa media delle famiglie pari a 1.583 euro); 56° per protesti pro capite e 78° per acquisti on line con 29,2 ordini all’anno ogni 100 abitanti.
Pesante la situazione su Lavoro e innovazione: 96° posto per imprese registrate (8,3 ogni 100 abitanti), 89° per tasso di occupazione (44,2% tra i 15 e i 64 anni), 81° per impieghi su depositi (89,7%), 72° per la quota di export sul Pil (14,1%), 88° per startup innovative (0,5 per 1000 società di capitale), 108° nel gap retributivo tra uomini e donne (in percentuale la differenza è del 26,8%), 91° per tasso di disoccupazione giovanile (39,3% nella fascia tra i 15 e i 29 anni).
Su Ambiente e servizi, i numeri - pur negativi - sono meno disastrosi del previsto nel senso che c’è chi sta peggio anche se questo non consola. Taranto è al 76° posto per ecosistema urbano secondo l’indice Legambiente; 69° per emigrazione ospedaliera con il 10,25% di dimissioni in altre regioni), 73° per spesa sociale pro capite (26,7 euro per minori, disabili e anziani) ed è - unico dato veramente positivo, al 6° posto per popolazione coperta da reti di banda larga con l’82%. Demografia e società: 55° per natalità (7,5 nati ogni 1000 abitanti), 32° per indice di vecchiaia. Ci sono poi quasi 76 laureati ogni mille abitanti, per un buon 49° posto in classifica.
Passando a Giustizia e sicurezza, Taranto è 69° per rapine (33,9 ogni 100mila abitanti), 14° per truffe e frodi informatiche (184,2 sempre ogni 100mila abitanti), 21° per scippi e borseggi (61,5), 33° per furti in casa (250), 99° per furti di auto (267,4 ogni 100mila abitanti), 57° per cause con durata superiore ai 3 anni (22%), 102° per indici di litigiosità (1.716 nuove cause nel 2016 ogni 100mila abitanti).
Infine la Cultura e il tempo libero, altrop settore nel quale la provincia certamente non eccelle. Pur essendo al 58° posto per librerie (7 ogni 100 mila abitanti), Taranto poi sprofonda all’81° per sale cinematografiche (1.032 posti a sedere ogni 100mila abitanti contro, per esempio, i 3.118 di Ascoli), 101° per ristoranti e bar (444 ogni 100 mila abitanti), 99° per numero di spettacoli (31,5 per 100mila abitanti), 106° per indice di sportività (195,1 contro 841,7 di Trieste).
Insomma, dati che confermano ritardi atavici, in larga parte addebitabili ad un modo di gestire la cosa pubblica certamente non all’altezza delle esigenze della popolazione.

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