Imprenditore ucciso, il giudice ha deciso: l'indagato resta dentro

Imprenditore ucciso, il giudice ha deciso: l'indagato resta dentro
di Mario DILIBERTO
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Venerdì 26 Maggio 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 19:14
Il gip Giuseppe Tommasino non convalida il fermo. Ma per Salvatore Mele, il 29enne lizzanese finito in carcere per l’omicidio dell’imprenditore Ciro Piccione, arriva la misura cautelare. Firmata dallo stesso magistrato e per le identiche contestazioni sulle quali il pubblico ministero Maurizio Carbone aveva firmato il decreto di fermo. 
È questo l’esito dell’udienza di convalida celebrata ieri mattina nell’ambito dell’indagine sull’omicidio avvenuto a San Giorgio Ionico lo scorso 12 maggio. 
Un epilogo ampiamente prevedibile visto il quadro probatorio più che consolidato sulla posizione di Mele. 
Il giovane lizzanese è entrato in cella la sera di lunedì, quando le indagini dirette dal pm Carbone e condotte sul capo dai carabinieri guidati dal colonnello Giovanni Tamborrino, lo hanno inchiodato a pesanti responsabilità. Gli investigatori, infatti, hanno raccolto elementi granitici sulla responsabilità del lizzanese che, messo alla strette, ha confessato dinanzi al pm e alla presenza dei suoi difensori, gli avvocati Franz Pesare e Pasquale Corigliano. Durante quel confronto Salvatore Mele ha fornito una versione dei fatti che ieri mattina ha riproposto durante l’interrogatorio reso al giudice Tommasino, al quale ha preso parte anche il pm Maurizio Carbone.
 
Ha ammesso di aver raggiunto Ciro Piccione nel deposito degli attrezzi dell’imprenditore in via Brunelleschi, alla periferia di San Giorgio. I due avevano in programma un chiarimento, ma la discussione è subito degenerata. Al punto che, stando al racconto di Mele, Piccione avrebbe estratto una pistola. Lui avrebbe reagito riuscendo a disarmarlo e nel corso della colluttazione sarebbero partiti i due colpi di arma da fuoco che hanno ucciso l’imprenditore. Una versione che ora i carabinieri stanno cercando di riscontrare, anche perchè, laddove fosse confermata, imporrebbe una rivisitazione della imputazione di omicidio volontario per la quale il giovane lizzanese si trova dietro le sbarre. Proprio per questo, gli investigatori hanno avviato una serie di accertamenti, in particolare diretti a rinvenire l’arma del delitto. Mele ha raccontato di averla gettata nel canale Ostone a Marina di Lizzano. Ed è proprio in quella zona che i sub stanno scandagliando il fondale nel tentativo di ripescare la pistola.
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