«Venite, ho ammazzato tutti»: carabiniere uccide sorella, cognato e padre e poi si spara

«Venite, ho ammazzato tutti»: carabiniere uccide sorella, cognato e padre e poi si spara
di Mario DILIBERTO
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Sabato 18 Novembre 2017, 13:22 - Ultimo aggiornamento: 19 Novembre, 18:25

Dalla casa della strage l’unico ad uscire vivo è Billy, il barboncino bianco di famiglia. Con il pelo schizzato di sangue e abbaiando disperato. Il piccolo cane è l’unico testimone della carneficina che ieri mattina, poco dopo mezzogiorno, ha funestato la tranquilla Sava, cittadina ad una trentina di chilometri da Taranto. Il cane era nel soggiorno di quella casetta al pianterreno, tra piazzetta Mercato e via Giulio Cesare, quando Raffaele Luigi Pesare, mite e integerrimo appuntato dei carabinieri, si è trasformato in un angelo della morte. Armato, purtroppo, nonostante da giorni fosse in licenza. Proprio quel militare di cui tutti parlano come una persona d’oro, ieri ha perso la testa. E ha sterminato la famiglia della sorella. Ha premuto il grilletto in maniera spietata. Puntando al volto dei familiari, con la canna brunita spianata a pochi centimetri dalle vittime. Quelle pallottole esplose da vicino non hanno dato scampo ai tre malcapitati.
Sul pavimento sono rimasti senza vita Damiano Pesare, 85enne papà del carabiniere, sua figlia Maria Pasana, per tutti Nella, di cinquant’anni, e Salvatore Toruccio Bisci, marito della donna di 69 anni, conosciuto anche con il nomignolo di “ballatore”.
Dopo aver eliminati i familiari il carabiniere ha tentato di togliersi la vita. Si è piazzato la pistola sotto il mento e ha premuto per l’ultima volta il grilletto. Il proiettile, però, ha disegnato una traiettoria beffarda. E lo ha graziato. Dopo i soccorsi, infatti, non sarebbe in pericolo di vita. Tutta Sava ieri pomeriggio era sotto choc. A cominciare dal sindaco Dario Iaia, tra i primi ad accorrere in via Giulio Cesare, la strada che taglia in due il cuore del paese. Spezzata tra corso Vittorio Emanuela e via Mazzini, da dove prende inizio. Sulla prima casa di quella lingua d’asfalto ieri campeggiava la scritta “lutto di famiglia”. Cinquanta metri più avanti invece, si è consumata la tragedia di famiglia. Ed è proprio in quella strada che i savesi si sono raccolti, non appena la notizia della strage si è diffusa con un rapidissimo tam tam.
Così la comunità si è ritrovata quasi inconsapevolmente nel cuore della città, incredula dinanzi a tanta violenza. E soprattutto per il protagonista di questa mattanza tra le mura di casa. L’appuntato Pesare, infatti, è descritto come un uomo taciturno, assolutamente perbene. Legatissimo alla sorella e al padre. Un uomo con la divisa da carabiniere addosso da ben trentaquattro anni. Con alle spalle una carriera da militare senza macchia. Condotta in parte anche al comando provinciale di Taranto e sbarcata da undici anni al nucleo radiomobile di Manduria. «Un uomo d’oro» - ripeteva ieri un anziano vicino riuscendo con difficoltà a trattenere le lacrime. Eppure proprio Raffaele ieri ha smarrito il lume della ragione. E in pochi attimi di follia ha cancellato parte della sua famiglia, rovinando l’esistenza dei sopravvissuti.
A scatenare la sua furia omicida, probabilmente, un diverbio con il cognato. Pomo della discordia, quasi certamente, il piccolo terreno di proprietà dell’anziano padre Damiano. Ma che lui coltivava con il cognato Salvatore Bisci. Insieme raccoglievano le olive e ne facevano olio che poi si dividevano.
Impossibile sapere cosa sia esploso nella sua testa ieri mattina, poco dopo mezzogiorno e mezzo. Mentre era con i familiari nella casa del cognato. Un piccolo appartamento nel quale si entra dalla piazzetta, ma che sul retro ha un ingresso secondario, dal quale si accede al garage e all’orto, e poi al soggiorno, teatro della strage. In quella palazzina gialla ad un piano, con un solo balcone con le ringhiere nere e le imposte delle finestre verdi, lui è giunto intorno a mezzogiorno. Ha parcheggiato la sua Cinquecento sul retro ed è entrato quasi certamente dal garage. Al suo arrivo ha trovato la sorella e il papà, che lui ospitava periodicamente anche nella sua abitazione alla periferia della cittadina.
Il cognato non c’era. Così come non c’era, fortunatamente, il nipote di undici anni. “Ballatore” era nel bar della piazza centrale del paese. Quello che si affaccia sul municipio e in cui tutte le mattine comprava i cornetti per la colazione. Qui lo conoscevano tutti. «Diceva sempre di essere fortunato. Perché aveva la moglie giovane e quel figlio di cui era innamorato» dicono al bancone, dove ieri gli hanno servito l’ultimo caffè pochi minuti prima della carneficina. Toruccio ha sorseggiato il suo caffè e poi ha salutato tutti in quel bar dove era di casa. «Veniva spesso anche con il figlio. Era tranquillissimo e lo vedevamo sempre in piazza a volte con il suo cagnolino bianco» racconta il barista visibilmente scosso. Lui è stato uno degli ultimi ad incrociare lo sguardo di Salvatore Bisci. L’anziano, infatti, è subito rientrato a casa. Ed è scoppiato il finimondo. Con il cognato carabiniere che ha spianato la pistola d’ordinanza ed ha scaricato sui parenti tutto la sua rabbia, insieme a tutte le pallottole del caricatore.
Quando i suoi colleghi sono arrivati in quella casa si sono trovati sotto gli occhi una scena raccapricciante. Con tre cadaveri sul pavimento e il responsabile della strage agonizzante nel piccolo orto. Raffaele Pesare è stato subito soccorso ed è stato condotto in ospedale. Nella stanza della “mattanza”, invece, sono rimasti i cadaveri dei suoi parenti, in uno scenario fatto di sangue, morte e sconforto. Sul posto, quasi subito, sono arrivati anche i vertici dei carabinieri. Con in testa il comandante provinciale, il colonnello Andrea Intermite, e il comandante del reparto operativo, il tenente colonnello Giovanni Tamborrino. I due ufficiali hanno scortato sulla scena del delitto il procuratore aggiunto Maurizio Carbone e il sostituto procuratore Maria Grazia Anastasia, pm di turno e quindi titolare del fascicolo di inchiesta sul triplice omicidio. Difficile, al momento, ricostruire le drammatiche fasi della strage. Lo faranno gli esperti delle investigazioni scientifiche che ieri, intabarrati nelle loro tute bianche, hanno ispezionato la scena del delitto per ore. Quasi certamente i primi a cadere sotto i colpi della pistola spianata sono stati il cognato e il padre del carabiniere. Poi è toccato alla sorella, il cui cadavere è stato trovato sull’uscio della stanza, nei pressi dell’orto. Poco lontano i soccorritori hanno trovato il fratello che ha tentato di uccidersi senza riuscirci. Ora è in prognosi riservata nel policlinico di Bari.
Una scena terribile che trasmetteva solo la voglia di scappare via. Proprio come ha fatto il povero Billy, il barboncino di casa che è fuggito terrorizzato da quella strage. Ed è stato ritrovato dopo ore. Impaurito e inconsolabile, nelle strade del paese.

 

 

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