Colpirono Pelillo, ci sono 15 indagati

Colpirono Pelillo, ci sono 15 indagati
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Giovedì 30 Marzo 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 12:58
Arriva il “conto” per i disordini del 29 luglio scorso quando si verificarono degli incidenti nel corso della visita a Taranto del premier Renzi. Quel giorno, soprattutto nel tragitto tra il MarTa e la Prefettura, si scatenò una dura contestazione. Ieri la Questura di Taranto ha notificato a 15 persone l’avviso di garanzia emesso dalla Procura della Repubblica in relazione ai disordini provocati quel giorno. 
Il provvedimento giudiziario è scaturito a seguito dellee indagini compiute dalla Digos che hanno permesso agli inquirenti di individuare gli autori dei disordini, evidenziandone i diversi profili di responsabilità penale.
Gli indagati, alcuni dei quali già gravati da precedenti penali specifici per episodi analoghi, dovranno rispondere a vario titolo di violenza, minacce, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, per quanto accadde lo scorso 29 luglio allorquando, in più riprese, prima , durante e successivamente all’inaugurazione del secondo piano del museo MarTa, alla presenza del premier, si verificarono gravi episodi di intemperanza poi sfociati in atti di violenza contro le forze dell’ordine.

«I manifestanti - spiega un comunicato della Questura - contravvenendo alle prescrizioni della Questura, tentarono più volte di forzare lo schieramento di polizia: in quei frangenti dai più facinorosi furono lanciati oggetti pericolosi verso il dispositivo di sicurezza e colpito un dirigente della Polizia di Stato. Soltanto grazie alla elevata responsabilità e professionalità delle forze dell’ordine furono scongiurate conseguenze ulteriori e più gravi rispetto a quanto accaduto».
Indagati anche quanti sono stati riconosciuti responsabili dell’accerchiamento nei confronti dell’onorevole Pelillo, il quale, al termine della cerimonia al museo recandosi a piedi verso la Prefettura, era stato raggiunto da oggetti lanciati da alcuni manifestanti.
E sugli avvisi di garanzia emessi ieri dalla Procura sono arrivate ieri le reazioni del Liberi e Pensanti e dell’Uscìb.
In un comunicato i primi spiegano: «Non meno di tre settimane fa abbiamo sollecitato il procuratore Capristo ad aprire il cassetto in cui giacciono le tante denunce contro chi ha sfruttato, avvelenato la nostra città e continua a farlo. La risposta non si è fatta attendere. Abbiamo appreso, invece, che 15 cittadini sono stati denunciati per aver provato a rappresentare il proprio dissenso il 29 luglio scorso. Come al solito, quando si tratta di colpire l’anello debole, la legge viaggia ad alta velocità, quando si tratta, invece, di colpire i poteri forti o chi ha ucciso questo territorio, la legge viaggia come una diligenza. Ad alcuni di quei cittadini viene contestato il lancio di “materiale in polvere di colore nero” verso l’onorevole Michele Pelillo. Vogliamo gridare a tutta la città che ci riconosciamo pienamente in quest’azione e che la ripeteremmo all’infinito».
Sulla questione una nota anhe da parte dello Slai Cobas: «Tra i 15 come sempre Margherita Calderazzi più altri 4 compagni di proletari comunisti e il responsabile rsa Slai Cobas dei lavoratori cimiteriali, complensivamente sei tra attivisti e dirigenti dello Slai Cobas per il sindacato di classe, altri militanti del movimento ambientalista cittadino compreso uno dei principali esponenti dei Liberi e Pensanti operaio Ilva. Le accuse sono pesanti: svilupperemo la campagna, nei prossimi giorni, di concerto con gli altri imputati se possibile».
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