Intanto dopo le manifestazioni degli ultimi giorni, l’azienda Marcegaglia ha contattato i segretari generali di Fim , Fiom e Ui lm dando la propria disponibilità a riaprire la discussione sulla vertenza in atto. «C’è disponibilità dell’azienda- si legge nella nota dei sindacati - a fissare, entro il 5 aprile, una riunione ad hoc con le organizzazioni sindacali.
Fim, Fiom e Uilm - si legge ancora - ritengono questo un primo segnale significativo da tradurre in fatti concreti, rispetto alle prospettive dei lavoratori coinvolti». Si tratta di poco più di ottanta tra operai e impiegati che nei giorni scorsi ha dato vita ad sit-in sotto la prefettura di Taranto. A maggio scade l’accordo per reindustrializzare il sito jonico “Marcegaglia Buildtech” e, se non ci saranno ulteriori novità, quello stabilimento non avrà un futuro. Sindacati e lavoratori quindi, si sono presentati sotto Palazzo del Governo per invocare, lo stesso incontro al ministero dello Sviluppo economico di cui ha parlato Stefàno nella sua lettera al ministro Calenda.
I sindacati metalmeccanici, infatti, hanno alzato il tiro sulla vertenza che a breve vivrà l’importante scadenza di maggio. Per quella data, infatti, gli ottanta lavoratori non saranno più in mobilità e senza ulteriori interventi rischiano di restare senza alcuna copertura. Il gruppo Marcegaglia, infatti, dopo aver cercato inutilmente di reinventare le proprie attività - dalla carpenteria pesante (caldaie industriali) alla produzione di pannelli coibentati e, infine, alla fabbricazione di lamine per applicazioni nel fotovoltaico - a ottobre 2013 ha scelto il fermo produttivo dello stabilimento tarantino. Dopo il tentativo, con tanto di comunicati ufficiali del ministero e dichiarazioni entusiastiche, poi fallito di passaggio alla Otlec, azienda risultata in concordato fallimentare, i sindacati hanno spuntato una sorta di clausola: si impegnava Marcegaglia, tramite un’agenzia di scouting, a ricercare un nuovo soggetto interessato a reindustrializzare il sito con il conseguente riassorbimento di tutti i lavoratori nei successivi diciotto mesi. La dead line è fissata tra due mesi. E ad oggi non è stata ufficializzata alcuna trattativa con un nuovo acquirente. Anzi, nell’ultima riunione in Regione presso la task force sul lavoro coordinata da Leo Caroli, ai sindacati era stato assicurato che ci fosse un possibile subentrante seppur coperto da assoluto riserbo. Ebbene anche questo è volato via: il gruppo Seri ha preferito reindustrializzare il polo campano della Whirlpool con l’avvio di una nuova attività e un progetto industriale per la produzione di celle al litio per accumulatori elettrici. Un investimento di circa 40 milioni di euro nei prossimi due anni che sarà in grado di garantire almeno 75 posti di lavoro entro il mese di settembre 2018.