Prestiti a strozzo: in 15 rischiano il processo

Prestiti a strozzo: in 15 rischiano il processo
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Lunedì 27 Marzo 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 13:14
Rischiano il processo in quindici per un giro di “affari sporchi” nel versante occidentale della provincia. La richiesta è stata avanzata dal pm dottoressa Giovanna Cannarile.
Si tratta dei soggetti coinvolti in una inchiesta antiusura, che nel settembre 2016 si concretizzò nella incriminazione basata sulle indagini dei carabinieri. Sugli arresti ordinati dal giudice, in ogni caso, ci fu la “scure” del Riesame.
Secondo l’accusa, il business dell’usura veniva gestito in una macelleria di Palagiano. Al banco sarebbe bastatoÈ chiedere “agnelli” o “carne” per ottenere un prestito. Quelle parole chiave, però, avrebbero aperto la porta della disperazione a diversi imprenditori e commercianti in crisi di liquidità del versante occidentale della provincia, nel triangolo compreso tra Palagiano, Palagianello e Castellaneta. Perché con quella richiesta si entrava nel tunnel senza uscita dell’usura. Un inferno orchestrato da una rete di cravattari che avrebbe imposto tassi che sfondavano il tetto del 120% su base annua. Interessi stellari che avrebberoo spinto sul lastrico le vittime, giunte sul punto di consegnare agli strozzini le loro attività.
Ad accendere i riflettori sull’organizzazione la denuncia presentata otto anni fa da una delle vittime. Un allevatore che si era stancato di vivere sotto il tacco dei cravattari. Quel primo varco nel muro dell’omertà aveva spalancato uno scenario sconcertante. Sino a giungere al blitz, battezzato il “signore degli agnelli”.
Nella retata erano rimaste coinvolte 14 persone, dodici delle quali rispondono attualmente di associazione per delinquere finalizzata all’usura ed al riciclaggio; una di tentata estorsione in concorso e l’ultima di concorso in usura.
 
Tutto era cominciato con quella denuncia raccolta dai militari di Palagianello, guidati dal maresciallo Damiano Maio.
Così si era riusciti a portare a galla la rete di prestiti illegali e quei tassi da capogiro. Interessi del 10% ma anche del 12% al mese avrebbero fatto da moltiplicatore facendo schizzare alle stelle le somme da restituire. Basti pensare che nel corso delle indagini erano stati sequestrati contanti e cambiali per mezzo milione di euro. A tirare le fila una organizzazione nella quale ognuno aveva il suo ruolo. Tre i livelli inquadrati dai carabinieri: il vertice, i procacciatori di clienti e i finanziatori.
In tredici rispondono a vario titolo del reato associativo e di altre imputazioni.
Fra i coinvolti il 57enne Fernando Rizzi, conosciuto come “u Rizz”, imprenditore edile di Palagiano; poi il 62enne palagianese “Capu Torta”, al secolo Nunzio Ruffino; e Vincenzo Carone, macellaio 47enne di Palagiano.
Sott’accusa anche Pasquale Fronza, 40enne di Castellaneta; Francesco Mancini, 42enne di Mottola; Gennaro Mancini, 54enne di Palagiano. L’elenco prosegue con Massimo Giannulli, 58enne di Altamura; Aniello Giuseppe Di Pierro, Ersilia Forino, gioiese di 44 anni; Antonio Altamura, palagianese di 61 anni; Rocco Di Pierro, mottolese di 33 anni; Gabriele Carangelo, tarantino di 40 anni; Fernando Altamura, palagianese di 65 anni.
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