Il Natale 2023 segnato dalla guerra mondiale fatta a pezzetti, con il conteggio dei morti in Ucraina e in Terra Santa, suggerisce al Papa una riflessione globale che diffonde a tutti i fedeli poche ore prima della messa di mezzanotte che celebrerà a San Pietro. Come ormai avviene da qualche anno, il rito natalizio che annuncia la nascita di Cristo, si celebra in basilica alle 19,30 e non più alle ore 23 come avveniva in passato. L'età del pontefice avanza e in questo modo il Vaticano cerca di rendere compatibili i lunghi riti natalizi con la salute dell'87enne Francesco. All'Angelus, in piazza san Pietro, davanti a 15 mila persone, si è raccomandato di non confondere questa festa cristiana «con il consumismo. Si può – e come cristiani si deve – festeggiare in semplicità, senza sprechi, e condividendo con chi manca del necessario o manca di compagnia. Siamo vicini ai nostri fratelli e sorelle che soffrono per la guerra: pensiamo alla Palestina, a Israele, all’Ucraina. Pensiamo anche a coloro che soffrono per la miseria, la fame, le schiavitù. Il Dio che ha preso per sé un cuore umano infonda umanità nei cuori degli uomini!»
Il rischio di vedere nel Natale soprattutto gli aspetti esteriori e dettati da una matrice consumista è una costante della predicazione della Chiesa. Tra le più efficaci riflessioni fatte da Bergoglio c'è forse quella rivolta al mondo pochi giorni prima del 25 dicembre di cinque anni fa, in cui poneva alcuni interrogativi sempre validi. «Tra poco sarà Natale. Gli alberi, gli addobbi e le luci ovunque ricordano che anche quest’anno sarà festa. La macchina pubblicitaria invita a scambiarsi regali sempre nuovi per farsi sorprese. Ma mi domando: è questa la festa che piace a Dio? Quale Natale vorrebbe Lui, quali regali, quali sorprese?»
C'è molta attesa per le parole che rivolgerà al mondo stasera.
Papa Francesco: restrizioni, crisi e disagi rendono il Natale 2020 più vero e non consumistico“.
Sulla crisi a Gaza il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terrasanta, ha nuovamente parlato della spirale disastrosa in cui versa la regione dopo l'attacco di Hamas del 7 di ottobre e la guerra difensiva portata avanti da Israele. Un conflitto che non cesserà probabilmente nemmeno durante le feste natalizie e che ha fatto migliaia di morti tra i civili, causando una ondata di odio e risentimento nei confronti di Israele. Pizzaballa in un collegamento video con la rivista Terra Santa alcuni giorni fa ha voluto riflettere sul dopo Gaza e su come costruire un futuro diverso e migliore. «Serve vino nuovo, in otri nuovi. Se abbiamo bisogno di nuova visione che tenga conto di questo fallimento, abbiamo certamente bisogno anche di nuova classe dirigente non solo politica ma anche religiosa. Anzi toglierei il forse. Questi ambiti si intendono molto bene e senza un cambiamento della di classe dirigente e senza cambio di sguardo della leadership religiosa non usciremo mai da questa situazione».