Potremmo chiamarle le campane della discordia, visto che da ben cinque anni un gruppo di residenti in via Arcidiacono Giovanni, nel quartiere Poggiofranco di Bari, combatte la propria personalissima battaglia contro il rumore, abitando a ridosso della parrocchia di San Giovanni Battista. Il pomo della discordia è il richiamo sonoro per i fedeli in vista della celebrazione della Messa mattutina. Cinquanta rintocchi di campana ritmici e ravvicinati, ma soprattutto ritenuti assordanti, alle 7.15, e poi alle 7.30 e infine alle 7.45 dei giorni feriali, prima dell’inizio della funzione religiosa.
Nasce il comitato di quartiere
Non trattandosi di una chiesetta di campagna, l’intensità sonora di questi rintocchi è considerata da un parte dei residenti quasi ai limiti della sopportabilità, specie per le abitazioni situate in prossimità del campanile o per chi svolge lavori notturni e al mattino ha bisogno di riposare.
La legittimità della diffusione dei richiami religiosi
Qualcuno dei residenti ricorda che tempo fa un buontempone, rimasto sconosciuto, subito prima degli orari canonici, diffuse a volume alto la chiamata islamica alla preghiera fatta da un “muezzin”. Ciò suscitò notevoli reazioni contrarie negli “ascoltatori” che si divisero in due categorie: quelli contrari e quelli invece che affermavano che comunque si trattava di un richiamo religioso, anche se non cattolico. Il problema, secondo alcuni, sarebbe legato alla legittimità della diffusione di richiami religiosi, una tematica simile alla questione della esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. La Corte europea per i diritti dell’uomo, il 3 novembre 2009, con la sentenza del caso Lautsi stabilì in primo grado di giudizio che il crocifisso nelle aule è “una violazione del diritto dei genitori a educare i figli secondo le loro convinzioni e del diritto degli alunni alla libertà di religione”, imponendo all’Italia un risarcimento di 5.000 euro per danni morali. La sentenza venne ribaltata in secondo grado il 18 marzo 2011, quando la Grand Chambre, con 15 voti a favore e due contrari, assolse l’Italia accettando la tesi in base alla quale non sussistono elementi che provino l’eventuale influenza sugli alunni dell’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche. Una sentenza di Cassazione del 2021 ha stabilito infine che l’esposizione non è obbligatoria ma nemmeno discriminatoria, che non può essere imposta, però deve essere decisa in autonomia dalla scuola in questione, con un dialogo e un accordo tra le parti coinvolte in un’eventuale disputa, seguendo e rispettando le diverse sensibilità. A questo punto sorge la domanda: questi richiami sonori di elevata intensità costituiscono una violazione della privacy o ledono il principio costituzionale della libertà di culto?
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