Botte, minacce e pedinamenti: due donne vittime di violenza. Due arresti

Botte, minacce e pedinamenti: due donne vittime di violenza. Due arresti
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Martedì 20 Febbraio 2024, 07:17 - Ultimo aggiornamento: 07:28

Due storie di violenza e minacce, vittime due giovani donne. Avrebbe minacciato e pedinato la ex fidanzata che aveva deciso di lasciarlo dopo una relazione durata cinque anni, inviandole continuamente messaggi («non va a finire bene, io lo uccido», «io me ne vado in galera») e seguendola in tutti i locali di Bari e provincia in cui si recava. Una sera si sarebbe accanito anche contro la macchina della ex, rompendo specchietto retrovisore e lunotto posteriore e ferendo alla mano il fratello minorenne della ragazza.

Per questo, un 28enne di Bari con precedenti giudiziari e di polizia (lesioni personali colpose, truffa, riciclaggio, atti sessuali con minorenne e violenza privata; per questi ultimi reati è stato sottoposto dal 2016 al 2018 al divieto di avvicinamento alla persona offesa) è stato messo ai domiciliari con le accuse di atti persecutori e danneggiamento.
I fatti risalgono all'inizio di gennaio quando la ragazza, poco più che ventenne, aveva deciso di troncare la relazione che durava da quando lei aveva 15 anni.

Una decisione mai accettata dal 28enne, che dopo averle chiesto senza successo di tornare insieme avrebbe iniziato a scriverle messaggi minacciosi, (temendo che lei potesse iniziare un'altra relazione) a pedinarla e a seguirla ovunque, anche quando la ragazza era in compagnia della madre o degli amici. L'avrebbe seguita nei locali in cui andava di sera o minacciandola («se io sto qua, tu non puoi stare») o fissandola «con fare minaccioso», come scrive la gip Antonella Cafagna nell'ordinanza, costringendola ad andarsene, causandole «il fondato timore per la sua incolumità» e «un perdurante stato di ansia e paura», «tali da modificare le proprie abitudini di vita» fino a indurla a denunciarlo. Sottoposto a interrogatorio il 28enne, assistito dall'avvocato Gianluca Loconsole, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Il secondo caso


La seconda vicenda vede vittima una 38enne: per quasi un anno, ogni giorno lui avrebbe picchiato la moglie con schiaffi e pugni, minacciandola di morte e insultandola con epiteti come «mucca, ladra». I maltrattamenti sarebbero avvenuti anche alla presenza del figlio piccolo della coppia, e a subire le violenze fisiche e verbali sarebbero stati anche i parenti (sia di lui, che di lei) che provavano a fermarle. Per questo, un 38enne albanese residente da tempo a Bari è finito in carcere con le accuse di maltrattamenti nei confronti della moglie, una coetanea italiana, e minacce aggravate verso il suocero, spesso intervenuto per fermare le liti. La coppia si sposò in Albania nel 2022 per permettere all'uomo - grazie a una norma albanese - di prendere il cognome della moglie, in modo da cercare di regolarizzare più velocemente la sua posizione in Italia. A gennaio 2023 la coppia, da cui pochi mesi prima era nato un figlio, si recò in Albania per far conoscere il nipotino ai nonni e lì, dopo una lite, iniziarono le violenze. 
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