È corsa contro il tempo ma la strada è stretta. Il termine per gli emendamenti al Senato della Manovra di Bilancio è fissato per domani pomeriggio e i risparmiatori della Banca Popolare di Bari sono in pressing perchè possa approdare alla discussione anche una proposta in grado di tutelarli. Nei giorni scorsi, nella Capitale, l’incontro con Carla Ruocco – presidente della commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche – poi il sit in nel capoluogo, ai piedi della sede centrale dell’Istituto, in corso Cavour. Chiedono una norma che ristori con 5 euro ad azione tutti gli ex soci: «É pari al 50% del costo dell’azione, prima che la banca fosse commissariata. Chi accetta questo indennizzo rinuncia ai contenziosi in atto e cede le sue azione al Mcc. Praticamente, è come se lo Stato comprasse l’azione stessa», spiegano i proponenti.
La battaglia
In prima linea ci sono Assoazionisti BpB e il Comitato Indipendente, guidati rispettivamente da Giuseppe Carrieri e Saverio D’Addario. I soldi per l’operazione sarebbero quelli del fondo dei conti correnti dormienti, raccontano, chiamando a raccolta i parlamentari del territorio, perchè sostengano l’iniziativa e la portino fin negli uffici di Palazzo Madama. Sì ma chi potrebbe farlo? Un nome potrebbe essere quello dell’azzurro Dario Damiani, che già qualche tempo fa aveva presentato un disegno di legge guardando – però - al cosiddetto FIR, il fondo di indennizzo risparmiatori. Una strada che non convince gli autori dell’emendamento. Il fondo in questione, infatti, era stato pensato per rifondere gli azionisti delle banche venete: «BpB non è fallita, quindi la situazione è ben diversa», contestano. Senza contare le difficoltà dell’istruttoria e vincoli come il limite reddituale del richiedente che rischierebbero di restringere di molto la platea, temono. La platea, appunto. Fino giugno del 2020 il 100% delle quote di BPB era in capo a 70mila soci, oggi il 97% delle azioni è in capo a Medio Credito Centrale, lasciando fuori da quel paniere solo il 3%.
La prudenza
«Prima di presentare un emendamento, bisogna essere certi che non venga usato a scopo propagandistico e, soprattutto, che sia in grado di arrivare fino in fondo», ammonisce il deputato barese Marco Lacarra. Dal canto suo, preferirebbe un altro strumento: l’estensione dell’applicazione del Fir anche a società bancarie che non siano tecnicamente fallite, come nel caso di BpB. «Gli strumenti per affrontare e risolvere questo problema ci sono e le risorse già stanziate per il Fir sono certamente sufficienti per riconoscere il 30% di indennizzi, oltre che ai risparmiatori delle banche in liquidazione coatta amministrativa, anche a quelli della Popolare di Bari. Occorre la volontà politica del Governo e della maggioranza per procedere in questa direzione», aveva messo in chiaro già a maggio, in ticket con il collega Ubaldo Pagano. Di certo non ci sarà la firma del senatore pentastellato Gianmauro Dell’Olio, in primis per via della procedura interna M5S per la presentazione degli emendamenti, la cui finestra temporale si è chiusa ormai da qualche giorno.
E poi per una bocciatura tecnica della proposta: «Per come è scritta, è in evidente contrasto con l’offerta del Mediocredito Centrale, avvenuta al momento dell’acquisizione della BPB, oltre che con lo stesso FIR.