Sarebbe sufficiente leggere i dati diffusi due giorni fa dalla direzione regionale Puglia dell’Inail per oscurare definitivamente i tratti della festa. È un Primo Maggio, quindi, di riflessione, occasione per capire, numeri alla mano, cosa sia il lavoro in Puglia a cominciare da un problema gravissimo, quello degli infortuni sul lavoro. Sul lungo periodo si è registrato sicuramente un calo, passando dai quasi 32 mila del 2016, ai 25.200 del 2020, ai 24.533 del 2021.
I numeri degli infortuni
Analizzando i dati per provincia si vede che quella dove tuttora si registra il maggior numero di infortuni è quella di Bari: 9.070.
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Quanto alle malattie professionali, 2.241 hanno riguardato uomini e 620 le donne. Il primato alla provincia di Taranto con 1.169 casi seguita da Lecce con 601. E fra le malattie professionali più diffuse fra i lavoratori pugliesi ci sono quelle del sistema osteomuscolare: ben 1.881 su un totale di 2.861. Ma in quale settore si conta il maggior numero di infortuni? Costruzioni: 1.095; agricoltura: 2.264. Quanto agli infortuni mortali nel settore delle costruzioni, ce ne sono stati 3 nel 2020 e 10 da gennaio a dicembre 2021. In agricoltura stesso numero 14, sia nel 2020 che nel 2021.
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Ma i dati relativi ai primi mesi del 2022 sono davvero preoccupanti. Le denunce per infortunio in Puglia da inizi gennaio a fine febbraio sono state 4.625 con incremento rispetto allo stesso periodo del 2021 del +24,39%, mentre gli infortuni mortali sono 8 rispetto ai 10 dello stesso periodo dello scorso anno.
Un altro dato particolarmente preoccupante è quello che riguarda gli infortuni degli studenti. Nel 2020 sono stati 1.226, un dato che fa riflettere sulla questione sempre più discussa dell’alternanza scuola-lavoro. La sicurezza sul lavoro è un tema centrale per tutti: sindacati, imprese e istituzioni. Le leggi, dicono esperti e sindacato, ci sono, ma sono necessari maggiori controlli, incrementare il numero di ispettori che possano verificare il rispetto delle norme nelle aziende e diffondere una cultura della sicurezza sul posto di lavoro a cominciare dalle scuole. In Puglia nel 2021 sono state eseguite 532 ispezioni da parte dell’Inail, 519 sono risultate non in regola pari al 97% e rilevati 4.893 lavoratori in nero.
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Il mercato del lavoro, nonostante i segnali molto positivi che giungono in Puglia da parte di players industriali internazionali che vogliono insediarsi qui, è caratterizzato da una serie di crisi aziendali e non tutte attribuibili alla transizione ecologica. Le crisi aziendali, in base ai dati della task force regionale sull’occupazione, presieduta da Leo Caroli, sono 39. I lavoratori a rischio, eccetto quelli dell’Ilva sono 3.821, ma la forza lavoro complessiva delle aziende in crisi, eccettuando sempre il colosso siderurgico tarantino, sono 24.633. Insomma, sono circa 30mila persone che hanno perso o rischiano di perdere il posto di lavoro. Il 70% delle aziende in crisi sono del settore industriale e il 30% del comparto commercio e servizi. Dai grandi gruppi Natuzzi, Bosch, Miroglio, Conad-Auchan, a quelli più piccoli con qualche decina di lavoratori. ll quadro generale del mercato del lavoro in Puglia riporta un tasso di occupazione pari al 45,9%, di cui quasi il 60% è costituito da uomini e il 32 da donne. Il tasso di disoccupazione è del 15,1%, più colpite le donne. Il tasso di inattività è del 45,7%. Quello dei Neet (15-29 anni che non studia e non lavora) 28,6 e i disoccupati di lunga durata 63,9%. Fra le province quella di Bari ha il valore più alto di occupazione con un 53,5 e Foggia quello più basso 39. Per la disoccupazione la migliore Bari la peggiore Foggia. Infine la provincia che ha la maggiore percentuale di disoccupati di lunga durata è Lecce.
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