Società con sede all'estero, ma solo per evadere le tasse: sequestro da 32 milioni di euro

Società con sede all'estero, ma solo per evadere le tasse: sequestro da 32 milioni di euro
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Giovedì 23 Marzo 2023, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 11:24

La società aveva sede a Madeira, in Portogallo, ma solo in maniera fittizia per eludere la tassazione. In realtà, era amministrata da un commercialista di Mondovì, in Piemonte. Inoltre, i soci erano, per la quasi totalità, residenti in Italia, le strategie decisionali sarebbero promanate da Torino e le attività economiche sarebbero state rivolte, principalmente, al mercato nazionale. Le indagini sono partite da Bari.

Così, nelle ultime ore, i Finanzieri del Comando Provinciale di Bari hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore complessivo di circa 32 milioni di euro, nei confronti della società portoghese, operante nella gestione di un servizio a pagamento per la pubblicazione di annunci su un noto portale web, amministrata nelle province di Torino e Cuneo, nonché dei suoi 22 soci. I 32 milioni sono ritenuti il profitto del reato di omessa dichiarazione commesso nella forma associativa.

Il decreto di sequestro preventivo - emesso dal G.I.P.

del Tribunale di Torino, su richiesta della Procura della Repubblica - costituisce l’epilogo di una verifica fiscale e delle correlate indagini di polizia giudiziaria delegate al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari inizialmente dalla Procura della Repubblica barese. 

Le perquisizioni

A casa del commercialista sono stati rinvenuti numerosi files audio riproducenti le registrazioni effettuate dall’amministratore, sui suoi telefoni cellulari, delle riunioni con i soci, nonché con i consulenti che lo avrebbero affiancato nell’attività gestoria e amministrativa della presunta società esterovestita e di quelle ad essa collegate.

Il meccanismo

Il meccanismo utilizzato era il seguente: gli utili conseguiti dalla società di Madeira sarebbero confluiti inizialmente in una controllante, con sede a Cipro, che li avrebbe successivamente distribuiti a entità giuridiche del Regno Unito, riconducibili agli odierni indagati, i quali, a questo punto, avrebbero potuto decidere se tenerli “parcheggiati” all’estero, effettuare investimenti nei predetti Paesi o far rientrare parte delle somme in Italia, mediante l’inclusione del relativo importo nel quadro RW del modello dichiarativo presentato ai fini delle imposte dirette. 

Pertanto - secondo l’impostazione accusatoria della Procura della Repubblica di Torino - la società portoghese avrebbe omesso la presentazione delle prescritte dichiarazioni fiscali e posto così in essere una presunta, sistematica evasione delle imposte dovute in Italia. Da qui il sequestro dei beni.

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