Lavoro nero nei cantieri edili: su undici aziende controllate solo una con le carte in regola

Lavoro nero nei cantieri edili: su undici aziende controllate solo una con le carte in regola
di Elda DONNICOLA
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 14 Febbraio 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 16:27
Dieci aziende su undici risultate irregolari, inoltre su quindici lavoratori controllati un terzo è stato definito irregolare e il resto impiegato in “nero”: è il quadro emerso dopo i controlli effettuati dai carabinieri. Nove sono le persone finite nei guai a seguito delle verifiche del Nucleo Ispettorato del lavoro dei carabinieri che le hanno deferite in stato di libertà a conclusione degli accertamenti ispettivi finalizzati a contrastare il lavoro sommerso e irregolare, nonché il monitoraggio del rispetto della specifica normativa. Le nove persone denunciate sono rappresentanti, titolari o amministratori di aziende, ritenuti responsabili, a vario titolo, delle violazioni contemplate dal testo unico in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. A farla da padrone, nelle irregolarità riscontrate, sono le aziende del settore edile, seguite da qualche azienda del settore agricolo. 
In particolare i carabinieri del Nucleo Ispettorato del lavoro hanno controllato 11 aziende, delle quali 10 sono risultate irregolari; hanno controllato 15 lavoratori, di cui 5 sono risultati irregolari e 10 “in nero”; hanno contestato violazioni penali per un importo totale di ammende di 56 mila 200 euro; hanno contestato violazioni amministrative per un importo totale 36 mila 500 euro.
Le verifiche approfondite e gli accertamenti eseguiti hanno inoltre consentito ai carabinieri di adottare un provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale per l’impiego di manodopera “in nero”, nei confronti di una ditta operante nel settore edilizio.
Una piaga, quella del lavoro “nero”, che da sempre non sfugge alla lente di ingrandimento dei sindacati. «Ancora una volta – dichiara il segretario Cgil Antonio Macchia - i controlli anti-evasione e di contrasto al lavoro nero hanno generato un quadro molto poco edificante per gli imprenditori dei settori edile e agricolo, che costringono i lavoratori ad una perenne precarietà. Il preoccupante perdurare del lavoro nero, è un fenomeno duro da debellare, che in tempo di crisi occupazionale resta l’obiettivo principale da contrastare perché, oltre alle pesanti ripercussioni in tema di mancanza di contributi utili per il trattamento pensionistico in danno dei lavoratori in nero, le aziende “scorrette” hanno minori costi di manodopera e, quindi, possono offrire prodotti e servizi ad un prezzo minore con corrispondente danno per le aziende che rispettano le regole».
 
Secondo il responsabile della Cgil ciò che può aiutare tali settori ad adottare un atteggiamento di osservanza delle norme sul collocamento è il rilancio dei settori attraverso nuovi impulsi che permettano maggiori sgravi, che non possono certo essere quelli dati dal contratto a tutele crescenti del jobs act. 
La legalità prima di tutto anche per il segretario della Cisl. «E’ importante che i controlli continuino – afferma Antonio Castellucci – è fondamentale l’attività di controllo e la verifica del tessuto imprenditoriale perché serve anche a prevenire i fenomeni di non rispetto delle regole e dei contratti. Le organizzazioni sindacali, come sempre sostenuto, sono dalla parte della legalità a prescindere. Bisogna proseguire nell’attività di sensibilizzare perché senza la buona occupazione non ci può essere né sviluppo, né legalità».
Attacca le grandi imprese il segretario della Uil, colpevoli, secondo lui, di piegarsi al regime del massimo ribasso nell’affidamento degli appalti. «La pressione che tentiamo di fare nei confronti delle imprese per combattere il lavoro nero sembra che non sia soddisfacente per ottenere risultati importanti – afferma Antonio Licchello – e cioè costringere le imprese a mettersi in regola. Le aziende che hanno meno di 15 dipendenti non consentono l’ingresso al sindacato. Se così non fosse il lavoratore potrebbe essere maggiormente garantito. Per questo ci ostiniamo a chiedere sempre alle istituzioni maggiore attenzione nell’affidamento delle gare d’appalto, altrimenti finisce che chi si comporta bene chiude e chi si presenta con ribassi del 50% va avanti pur negando le minime garanzie ai lavoratori e generando una sorta di concorrenza sleale. Le grandi aziende dovrebbero stare molto più attente e collaborare con le forze dell’ordine»
© RIPRODUZIONE RISERVATA