Salta l’accorpamento con Taranto, la Camera di Commercio è salva

Salta l’accorpamento con Taranto, la Camera di Commercio è salva
di Lucia PEZZUTO
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Sabato 16 Dicembre 2017, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 20:58
La Camera di Commercio di Brindisi resta autonoma, nessun accorpamento con l’ente camerale di Taranto: la Corte Costituzionale stabilisce i termini e dichiara illegittimi gli accorpamenti ove non vi sia stata un’intesa in conferenza Stato-Regioni. A sollevare la questione, a cui il 13 dicembre ha risposto la Corte con la sentenza 261, relatore il giudice Augusto Barbera, erano state proprio le regioni Puglia, Toscana, Liguria e Lombardia, i cui ricorsi sono stati poi riuniti ed esaminati insieme. Ebbene la Corte Costituzionale - con sentenza 261- dichiara così illegittimo l’articolo 3 della norma (il decreto legislativo 219/2016) sul riordino delle funzioni e del finanziamento delle camere di commercio perché stabilisce che il decreto del Ministro dello sviluppo economico sia adottato “sentita” la Conferenza Stati-Regioni e non “previa intesa” con la Stato-Regioni. La Conferenza Stato-Regioni, dice la Consulta, è “il luogo idoneo di espressione della leale collaborazione”. Inoltre aggiunge: “le camere di commercio svolgono compiti che esigono una disciplina omogenea in ambito nazionale e non compongono un arcipelago di entità isolate, ma costituiscono i terminali di un sistema unico di dimensioni nazionali che giustifica l’intervento dello Stato”. La Corte Costituzionale evidenzia così come per la riforma delle camere di commercio serva l’intesa in Conferenza Stato-Regioni.
In sintesi la Corte Costituzionale sottolinea che “l’intervento del legislatore statale sul profilo in esame non è di per sé illegittimo, essendo giustificato dalla finalità di realizzare una razionalizzazione della dimensione territoriale delle camere di commercio e di perseguire una maggiore efficienza dell’attività da esse svolta, conseguibile soltanto sulla scorta di un disegno unitario, elaborato a livello nazionale”.
 
Ma questa finalità “non esclude tuttavia che, incidendo l’attività delle camere di commercio su molteplici competenze, alcune anche regionali, detto obiettivo debba essere conseguito nel rispetto del principio di leale collaborazione, indispensabile in questo caso a guidare i rapporti tra lo Stato e il sistema delle autonomie”.
In conclusione affinché si parli di accorpamento ci deve essere stata l’ intesa tra stato regioni preliminarmente alla emanazione del decreto.
“Poiché la Camera di commercio di Brindisi ancora non ha dato inizio alla procedura di accorpamento - scrive il presidente Alfredo Malcarne - Poiché pur essendoci una intesa di carattere generale non è stata deliberata alcuna volontà di fusione, si perfeziona la illeggittimità costituzionale o l’accorpamento con questo decreto legge non potrà avvenire”.
La Camera di Commercio di Brindisi quindi è salva, potrebbe dire qualcuno, del resto in Puglia solo l’ente camerale brindisino avrebbe perso la sua autonomia e nessuna altra. La Camera di Commercio di Brindisi sarebbe stata accorpata a quella di Taranto sulla scorta delle due distinte delibere approvate in seno ai due Enti camerali nel 2015 e sulla base dei nuovi criteri numerici assunti, ovvero la quantità di aziende censite (minimo 75 mila).
Oggi però la sentenza della Corte Costituzionale annulla di fatto gli atti e la città di Brindisi recupera l’ente camerale e soprattutto la sua autonomia.
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