Dopo sei anni chiesto il processo per il sospetto killer

Il luogo del delitto
Il luogo del delitto
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Mercoledì 25 Aprile 2018, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 16:13
Non sono emerse novità investigative sui complici (almeno uno) del presunto omicida. E così, in concorso con persone non identificate, dovrà affrontare l’8 maggio prossimo l’udienza preliminare dinanzi al gup Michele Toriello soltanto Carlo Solazzo, ritenuto il killer di Antonio Presta, figlio di un collaboratore di giustizia ucciso a San Donaci il 5 settembre del 2012.

Per Solazzo, difeso dagli avvocati Pasquale Annicchiarico e Stefano Prontera, è stato richiesto il processo (per l’omicidio) dal pm Alberto Santacatterina che ha coordinato l’inchiesta Omega che coinvolge circa 60 persone, finite dinanzi al Tribunale in un giudizio separato nell’ambito del quale sono state invocate condanne a pene fino a 20 anni. Nel corso delle indagini sul delitto si è proceduto ad ascoltare, nell’ambito di un incidente probatorio che ha consentito di “congelare” anticipatamente una prova, il principale accusatore di Solazzo, Sergio Dell’Anna. 
Secondo quanto era emerso dagli approfondimenti dei carabinieri, coordinati dal pm Alberto Santacatterina della Dda di Lecce, la spedizione punitiva era maturata in seguito a un dissidio di famiglia, dovuto a contrasti sorti per il controllo del mercato della droga, per via dello status di collaboratore del padre della vittima. Antonio e la sorella Daniela, infatti, compagna di un altro imputato, Pietro Solazzo, non piacevano al fratello di quest’ultimo, Carlo. Egli riteneva che fossero loro i responsabili di un incendio appiccato a una sua abitazione in un periodo di assenza.
Gli autori dell’assassinio sarebbero almeno due e avrebbero agito tra le 23 e le 23.30, nei pressi di un circolo ricreativo, a bordo di una Lancia Delta con targa tedesca. Presta fu raggiunto da una scarica di proiettili partiti da una calibro 38 e di pallettoni partiti da un fucile. Ma non furono gli spari a provocarne la morte, bensì le violente percosse che il 29enne subì alla testa, in particolare dietro alla nuca.

La prima a parlare dei possibili responsabili dell’imboscata fu la sorella Daniela: rivelò dei dettagli durante un colloquio in carcere con il compagno. Poi i collaboratori, lo stesso Gianfranco, padre del ragazzo ucciso che confermò ai carabinieri che il figlio gestiva un’attività di spaccio di stupefacenti. Ci sono infine almeno un paio di testimoni oculari, tra cui proprio Sergio Dell’Anna. Quest’ultimo ha chiarito ai carabinieri del Reparto operativo di Brindisi alcuni particolari di rilievo: «Mi trovavo all’esterno della sala giochi - ha riferito durante le indagini - mentre Presta stava dall’altra parte della strada. Ho visto arrivare contromano una macchina bianca, una lancia Delta nuovo tipo, da cui scendeva una persona che calzava un passamontagna e imbracciava un fucile. Questi si è diretto subito verso Presta ed ha sparato un primo colpo mentre si trovava ancora seduto.

Presta è riuscito ad alzarsi e la persona armata ha sparato un secondo colpo che invece di colpirlo, ha colpito un altro ragazzo che si trovava nei pressi. Non so se col fucile sono stati sparati due o tre colpi. Nel frattempo Presta si è rifugiato nel parcheggio che si trova nei pressi della sala giochi, l’attentatore ha estratto una pistola, lo ha raggiunto e lo ha nuovamente colpito. Ricordo che con la pistola sono stati esplosi molti colpi, forse cinque o sei. Nel frattempo a bordo dell’autovettura era rimasto il guidatore, anche lui mascherato che a marcia indietro ha raggiunto l’incrocio dove poi è salito in macchina il suo complice».
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