La sentenza ritarda: scarcerati tre imputati sospettati di un omicidio

Il tribunale di Taranto
Il tribunale di Taranto
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Venerdì 20 Aprile 2018, 06:56
Tutti liberi, per decorrenza dei termini di custodia cautelare, in attesa di giudizio. Il processo per omicidio, infatti, tarderà a concludersi, essendo determinante per la sua definizione una rogatoria internazionale in Montenegro per gli accertamenti su un cadavere che è stato rinvenuto in quel territorio.
Nel frattempo, perciò, sono stati scarcerati con provvedimento della Corte d’Assise d’Appello di Taranto del 19 aprile Antonio Epicoco, Emanuele Guarini e Marcello Cincinnato, difesi dagli avvocati Raffaele Missere, Rosanna Saracino, Marcello Falcone e Cinzia Cavallo.
“Rilevato che il processo a loro carico – scrive la Corte – non potrà essere definito entro la data del 23 aprile (data limite, per la decorrenza dei termini), avendo questa Corte disposto richiedersi alla competente autorità giudiziaria del Montenegro la collaborazione giudiziaria per l’espletamento di attività di integrazione probatoria finalizzata ad accertare con indagine medico legale se il cadavere rinvenuto in Bar il 7 ottobre 2009 corrisponda alla persona di Lippolis Nicolai, nonché le modalità dell’omicidio e l’epoca del decesso, ove gli accertamenti medico legali
 
dovessero comprovare l’appartenenza del cadavere alla persona di Lippolis, titolare con esattezza il luogo del suo rinvenimento, acquisendo in ogni caso tutti gli atti eventualmente redatti dalla polizia giudiziaria montenegrina a seguito del rinvenimento del cadavere, attività il cui espletamento, ove sia possibile effettuare gli accertamenti richiesti, non potrà esaurirsi entro il 23 aprile”, si dispone la scarcerazione con una serie di obblighi da rispettare. Nel processo è imputato anche Tommaso Belfiore, pentito, che però non è detenuto e quindi non interessato dal provvedimento.
In appello Epicoco e Guarini erano stati condannati a 30 anni, Cincinnato a 20 anni, Belfiore, a otto anni e quattro mesi, con lo sconto previsto per i collaboratori di giustizia.
La Cassazione ha poi annullato la sentenza di secondo grado, con rinvio alla Corte d’Assise d’appello di Taranto che dovrà assumere una nuova decisione. Questioni formali, su quel delitto, erano state proposte agli Ermellini dai legali che hanno sempre ritenuto che il quadro indiziario, corroborato nelle investigazioni più recenti dalle dichiarazioni dei pentiti, fosse quanto mai confuso. E che non fosse stato mai accertato che le ossa ritrovate in Montenegro fossero effettivamente i resti di Lippolis, non essendo mai stato disposto l’esame del Dna.
Trenta giorni dopo la decisione della Cassazione, sono state depositate le motivazioni. Il processo è quindi iniziato a Taranto, per quattro imputati. Giuseppe Leo, altro coimputato, non aveva formulato ricorso.
I giudici tarantini (togati e popolari) nelle udienze che sono state celebrate hanno avviato la rogatoria. Per ottenere dati più certi sul delitto, prima di giungere a una decisione. Ci vorrà del tempo. L’interlocuzione tra le diverse autorità giudiziarie non potrà essere rapidissima. Anche gli accertamenti disposti, proprio per l’importanza della questione, non potranno essere svolti velocemente. Di sicuro l’esito degli ulteriori approfondimenti non sarà disponibile entro il 23 aprile. Si aprono le porte del carcere per tutti, quindi. Aspettando il verdetto, e sperando (gli imputati e i legali) in una pronuncia assolutoria.
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