Tecnomessapia senza commesse, col fiato sospeso 155 dipendenti

Tecnomessapia senza commesse, col fiato sospeso 155 dipendenti
di Elda DONNICOLA
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Giovedì 15 Marzo 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 11:14
L’avvicinarsi della scadenza della cassa integrazione per i lavoratori Tecnomessapia al 30 giugno prossimo torna ad accendere prepotentemente i riflettori sulla vertenza che rischia di mandare a casa dal prossimo 1° luglio i 155 lavoratori. Sarebbero diminuiti di 55 unità da qualche mese presumibilmente perché avrebbero trovato collocazione altrove ma, al momento, non si ha conferma ufficiale. Il problema resta per 155 dipendenti che rappresentano un numero importante. La notizia che Leonardo ha sottoscritto con i sindacati, a livello nazionale, un accordo che sancisce il via libera al prepensionamento per 1.100 dipendenti, lascerebbe pensare che al turn-over potrebbero aspirare anche i Tecnomessapia, ma la ragionevolezza ed il buon senso non lascerebbero credere di poterci fare tanto affidamento. Anche la Fim Cisl ha avvertito l’esigenza di incontrare i lavoratori per fare il punto della situazione e capire quali altri margini di manovra restano per evitare l’irreparabile previsto per la fine di giugno. 
Un irreparabile che, a quanto pare, è stato solo rinviato di un anno dal momento che quanto sta accadendo oggi sembra la pedissequa ripetizione di quanto accadeva un anno fa con l’aggravante che se un anno fa Tecnonessapia aspirava ad avere ulteriori commesse con Leonardo per garantire la propria sopravvivenza e quella dei suoi lavoratori, oggi sembra che questa possibilità non sia più remota ma addirittura impossibile. Tecnomessapia, infatti, è l’azienda aeronautica di Ceglie Messapica che ha operato fino a giugno dello scorso anno in regime di mono-commessa con Leonardo, la ex Alenia, fino a quando Leonardo non ha definitivamente chiuso i cancelli alle aziende che non avevano differenziato la propria produzione di almeno il 75% come imponeva il cosiddetto Piano dell’ex amministratore delegato Mauro Moretti. E, a distanza di un anno, i quesiti si ripetono tali e quali uniti alla pregiudiziale che questa volta il bagno di sangue potrebbe essere non più rinviabile.
 
E quindi: quale sarà il futuro dei lavoratori, tanti, che oltretutto hanno sviluppato alte competenze e professionalità nel settore? Tecnomessapia intende ancora continuare nella sua attività imprenditoriale o sceglierà di alzare bandiera bianca? 
Al termine della assemblea con i lavoratori (nella foto) il segretario Fiom Angelo Leo ha fatto sapere di avere intenzione di ascoltare l’azienda e di voler coinvolgere il Governo. Anche il segretario Fim Michele Tamburrano ha ascoltato i lavoratori e con il collega Fiom condivide l’esigenza di ascoltare Tecnomessapia per capire le sue intenzioni, anche se, purtroppo appaiono piuttosto chiare e non depongono affatto bene. «Aspettiamo che Confindustria convochi l’azienda – afferma Tamburrano – perché non riusciamo proprio ad avere informazioni. Ai lavoratori ho già detto che non sono affezionato a Tecnomessapia, ma sono affezionato ai lavoratori Tecnomessapia. Dunque, non possiamo che partire avendo certezza delle intenzioni della società. La società si era impegnata presso il Ministero dello sviluppo economico, a fronte di una commessa riconosciuta da Leonardo, a guardare al mercato e riconvertire la propria produzione. Questa è la prima domanda da fare alla società cegliese».
Si vocifera della possibilità di attingere ad un ulteriore anno di cassa integrazione così come della possibilità che anche i lavoratori Tecnomessapia possano aspirare al turn-over tra i 1.100 prepensionamenti previsti da Leonardo. Ma il segretario Fim proprio non ci crede. «Credo che – afferma Tamburrano – se non c’è un piano di rilancio della società non si possa aspirare ad un altro anno di cassa integrazione. Così come sono, purtroppo convinto che non ci sia spazio tra i 1.100 prepensionamenti non fosse altro che per il fatto che l’età media dei lavoratori della ex Alenia di Grottaglie è molto bassa. Preferisco che i lavoratori sappiano come stanno effettivamente le cose piuttosto che raccontare loro belle bugie». Dunque, si ricomincia da Confindustria e da un incontro con l’azienda cegliese. «A prescindere dalle divisioni sindacali – aggiunge Tamburrano – che in qualche occasione sono state anche troppo evidenti, sono convinto che saremo capaci di costruire un percorso unitario. Dopo aver ascoltato Tecnompessapia, dovremo ascoltare prima la Regione per poi arrivare al Governo».
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