Veleni e sospetti: Brandi invitato a denunciare tutto

Veleni e sospetti: Brandi invitato a denunciare tutto
di Danilo SANTORO
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Lunedì 15 Gennaio 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 16:30
Accuse reciproche. Richieste d’intervento della magistratura. Dichiarazioni e risposte che testimoniano un clima politico aspro a Carovigno dopo la caduta dell’amministrazione guidata da Carmine Brandi. Uno scontro frontale che non risparmia tanto il lato umano, quanto l’attività governativa portata avanti da gli ormai ex alleati dall’estate 2015 fino a poche ore fa. 
Ad emergere, in questo quadro dal sapore di sfida quasi quotidiano, un malessere nascosto per mesi, coperto e taciuto per non anticipare di qualche mese la caduta dell’amministrazione Brandi. Dal pomeriggio di giovedì le firme presentate davanti al notaio, ed il conseguente scioglimento del consiglio comunale, hanno acceso un confronto aspro, con dichiarazioni dure, che hanno a ruota scatenato reazioni altrettanto forti. 
E’ il caso del botta e risposta tra l’ex sindaco ed il capogruppo di Noi con l’Italia Tonio Pagliara: accuse e insinuazioni non di poco conto, rispedite al mittente e tacciate come «falsità». E non sono mancate da parte di alcuni rappresentanti dell’opposizione le istanze indirizzate agli organi di competenza. «La denuncia fatta dall’ex sindaco Carmine Brandi, con dichiarazioni ufficiali, di aver ricevuto continue pressioni da parte di politici e imprenditori per cose non inerenti l’interesse pubblico non è una dichiarazione politica o amministrativa ma una gravissima accusa di reati per cui la magistratura ha il diritto –dovere di intervenire d’ufficio». 
Affida ai social network il proprio pensiero il portavoce dei Verdi della provincia di Brindisi Elio Lanzillotti. Un dialogo interrotto da tempo nel centrodestra carovignese, con i due blocchi che vivevano quasi da separati in casa. Poco confronto, assenza completa di sintesi nelle attività portate avanti: da un lato i 7 consiglieri vicini al senatore Vittorio Zizza, dall’altro il primo cittadino affiancato dal consiglieri della lista civica Carmine Monna e Nicola Semeraro di Forza Italia. Chiamato in causa dal fittiano Tonino Pagliara, su una battaglia politica condotta contro il senatore Zizza ed il loro gruppo, insieme a Brandi, al momento Semeraro ha preferito non replicare. Non è escluso, però, che lo stesso rappresentante di Forza Italia, nei prossimi giorni possa far emergere la propria verità in merito alla situazione amministrativa, precipitata giovedì scorso con la decisione di 11 consiglieri di presentare le proprie dimissioni, che hanno portato allo scioglimento del consiglio comunale. 
 
Tra le firme anche quelle dei consiglieri Massimo Lanzilotti (Ripartiamo dal Futuro), Marzia Bagnulo (Pd) e Vincenzo Radisi gruppo misto.
I tre esponenti dell’opposizione, sin dall’estate del 2015 avevano avviato un percorso comune di contrasto all’azione amministrativa del sindaco Brandi e dell’intero centrodestra carovignese. Nonostante le aperture dello stesso ex primo cittadino di giovedì mattina, con l’azzeramento della giunta, Lanzilotti, Radisi e Bagnulo hanno scelto di porre fine alla legislatura. Fonti vicine ai tre consiglieri sottolineano che le dimissioni presentate insieme al gruppo di Noi Con l’Italia, non porteranno per il futuro alla condivisione di uno stesso progetto politico, anche per le amministrative con l’area fittiana. 
Intanto, però, Carovigno vive la terza gestione commissariale negli ultimi cinque anni: se nel 2013, Zizza si dimise a pochi mesi dal completamento dei cinque anni della sua seconda legislatura, tanto l’allora sindaco Mele, quanto l’ultimo Carmine Brandi hanno interrotto la loro esperienza a palazzo di città con almeno due anni d’anticipo rispetto alla scadenza naturale del proprio mandato. 
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