«Ho detto la verità e sono rinato» Tedesco pronto a tornare in aula

«Ho detto la verità e sono rinato» Tedesco pronto a tornare in aula
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Sabato 13 Ottobre 2018, 13:42 - Ultimo aggiornamento: 13:46

«Sono rinato. Ora non mi interessa nulla se sarò condannato o destituito dall'Arma». Sono le parole che il vice brigadiere dei carabinieri Francesco Tedesco ha affidato ieri al suo avvocato, Eugenio Pini, dopo la notizia delle sue accuse a due carabinieri per il pestaggio di Stefano Cucchi. Ammissioni che il militare brindisino - imputato, assieme ai carabinieri Raffaele D'Alessandro e Alessio Di Bernardo di omicidio preterintenzionale - avrebbe reso nel corso di tre interrogatori, dichiarando di avere assistito al pestaggio accusando gli altri due suoi colleghi.
«Ho fatto il mio dovere; quello che volevo fare fin dall'inizio e che mi è stato impedito», ha aggiunto Tedesco al suo avvocato. Ma proprio il legale, l'avvocato Eugenio Pini, a margine delle rivelazioni, aggiunge del giovane carabiniere brindisino, aggiunge: «Il mio assistito sta subendo un procedimento disciplinare che potrebbe portare anche alla sua destituzione dall'Arma. In tal senso mi sento di lanciare un appello all'Arma dei carabinieri perché valuti di sospendere il procedimento disciplinare in attesa che la Corte d'assise di pronunci. Rimaniamo in attesa».
Il dibattimento, dunque, continuerà, come è ovvio che sia. Tedesco dovrà dimostrare la sua estraneità rispetto ai reati contestati e confermerà i fatti ai quali lui ha assistito. «È previsto che sarà sottoposto a esame; e lui si sottoporrà certamente», conferma l'avvocato Pini. «Al momento precisa sempre il legale - benché le luci dei riflettori sono tutte puntate su Tedesco e sul coraggio dimostrato per abbattere il muro di omertà, noi rimaniamo concentrati sul processo penale».
E con ogni probabilità, Tedesco potrebbe essere ascoltato in aula in tribunale a Roma tra dicembre e gennaio. Davanti al pm Giovanni Musarò, Tedesco dovrà, a nove anni dai fatti, confermare quanto emerso giovedì scorso in aula, e cioè che a picchiare il giovane, che morì pochi giorni dopo l'arresto, il 22 ottobre del 2009, furono i carabinieri D'Alessandro e Di Bernardo.
C'è di più. Dopo le ammissioni di Tedesco, altri 3 carabinieri (Massimiliano Colombo, Francesco Di Sano e un militare non graduato di un'altra caserma) sono ora indagati in relazione agli atti falsificati per nascondere il pestaggio del geometra trentenne. Nuovi accertamenti e attività di indagine, dunque, in corso a seguito della testimonianza del carabiniere brindisino. Tedesco nel verbale punta il dito su una serie di minacce, omissioni e atti falsificati sui quali la Procura ha attivato verifiche. Non è escluso che nelle prossime settimane i magistrati possano ascoltare gli altri militari coinvolti nella vicenda. Sotto la lente degli inquirenti ci sono anche gli interlocutori del comandante della stazione Appia, il maresciallo Roberto Mandolini, imputato per falso e calunnia.
In particolare l'interlocutore di una telefonata che avvenne alla presenza di Tedesco, secondo la sua testimonianza, «il maresciallo Mandolini in tale occasione - si legge nel verbale - chiese al suo interlocutore di modificare le annotazioni redatte dai militari in servizio presso il comando in stazione di Tor sapienza nella notte del 16 ottobre 2009. Annotazioni che in effetti furono modificate: erano state richieste dalla catena gerarchica nell'ambito di un'indagine interna successiva al decesso Cucchi». Da individuare anche chi fu convocato e da chi dopo questa telefonata. «Nei giorni successivi diversi militari furono chiamati a rapporto da un alto ufficiale dell'Arma (non ricordo chi mi disse che era una Generale) - prosegue Tedesco nel verbale- nell'ambito di un'indagine interna, io non fui convocato».

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