L'ex contrabbandiere recupera illegalmente i beni sequestrati: in 8 a giudizio

Un momento della conferenza stampa (foto Max Frigione)
Un momento della conferenza stampa (foto Max Frigione)
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Lunedì 16 Ottobre 2017, 17:36 - Ultimo aggiornamento: 18:22
BRINDISI - Era riuscito a rientrare in possesso dei beni che gli erano stati confiscati nel 2008 riacquistandoli, tramite famigliari e prestanome, alle aste giudiziarie. Ma le indagini avviate dopo una denuncia dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata di Reggio Calabria hanno consentito di accertare che l'uomo, un ex boss del contrabbando brindisino, Sante Quaranta, si era avvalso anche dell'aiuto di due banditori dell'Istituto vendite giudiziarie di Brindisi acquistando per poi in parte rivendere i beni confiscati. I soldi ricavati, sono stati poi utilizzati per l'acquisto di altre proprietà che sono state, infine, sequestrate dai finanzieri perchè frutto di denaro proveniente da attività illecite. Si tratta di un panificio, una lavanderia self-service, un'autovettura, due veicoli commerciali e rapporti bancari, per un valore complessivo di oltre 300 mila euro.
   In particolare, secondo le indagini coordinate dalla procura di Brindisi, l'uomo avrebbe continuato a esercitare, tra le province di Brindisi e Taranto, attività all'intero di una delle attività commerciali, utilizzando i macchinari riacquistati all'asta per una cifra irrisoria. L'inchiesta ha consentito anche di arrivare al rinvio a giudizio di otto persone per turbata libertà degli incanti, falsità, abuso d'ufficio e trasferimento fraudolento di valori. Tra questi ci sono lo stesso Quaranta e la sua ex moglie.
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