L'intervista/ Di Noi: «Basta con i quartieri di serie B»

Ferruccio Di Noi (foto Max Frigione)
Ferruccio Di Noi (foto Max Frigione)
di Massimiliano IAIA
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Giovedì 24 Maggio 2018, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 6 Giugno, 16:31
BRINDISI - «La porto io a vedere le zone di maggiore degrado dei quartieri brindisini: è da lì che bisognerà ripartire per rilanciare la città». Il candidato sindaco di Impegno Sociale Ferruccio Di Noi è puntualissimo all’appuntamento in centro, ma nel debutto delle interviste ai cinque in corsa per la carica di primo cittadino a Brindisi, a mettere lo zampino è Giove Pluvio, in una mattinata carica di pioggia che sconsiglia lunghi spostamenti a piedi. Bastano comunque pochi metri, però, per accorgersi delle condizioni dei marciapiedi, delle strade-groviera e soprattutto degli scivoli per disabili sistematicamente occupati da auto in sosta. Sposato, padre di tre figli, residente alla Commenda, il candidato sindaco sottolinea la necessità di rilanciare proprio i quartieri.
Avvocato Di Noi, in caso di elezione la sua prima mossa sarà la riqualificazione delle periferie?
«Sarà sicuramente una delle priorità. I quartieri sono diventati ormai dei dormitori, non ci sono servizi, non si pensa agli anziani, e quando dico questo esprimo anche la mia preoccupazione per una città che vede allungare la propria età media visto che i giovani non hanno opportunità e sono costretti a lasciare Brindisi».
Quali sono le zone che secondo lei meritano maggiore attenzione?
«Penso ai rioni Paradiso, Perrino, Sant’Elia. E penso soprattutto alla zona Montenegro, ingiustamente dimenticata da tutti, forse perché è a due passi dal centro accoglienza, e per molti è un’area scomoda sotto tutti i punti di vista. Non per me, che non ritengo possano esistere zone di serie B».
Per il Centro, invece, quali sono le sue idee?
«Il cuore della città deve tornare ad essere un centro di irradiazione culturale. Ci sono tanti locali comunali in disuso ma che potrebbero essere concessi gratuitamente a tante associazioni no profit, che costituiscono l’ossatura sociale della città».
E, per restare nel Centro, c’è la questione parcheggi, che rimane sempre un nodo spinoso.
«Il piano della sosta recentemente introdotto va rispettato, ma è chiaro che serve una maggiore presenza di personale della polizia locale affinché le regole siano effettivamente osservate. Anche ora, mentre cammino e parlo, mi rendo conto che ci sono le auto che parcheggiano davanti agli scivoli per i diversamente abili: evidentemente è un problema di mentalità, di cattiva educazione al rispetto delle norme. Si è soliti chiedere un cambiamento nei candidati, ma va fatto un lavoro altrettanto importante sulla cittadinanza, magari attraverso corsi di educazione civica».
Il riferimento ad una maggiore presenza di vigili risponde in qualche modo ad un’esigenza di sicurezza richiesta dai cittadini?
«Assolutamente sì, per questo motivo bisognerà pensare ad incrementare la sorveglianza notturna per garantire la sicurezza dei brindisini. Ovviamente non si possono dimenticare i fatti di cronaca avvenuti in città in queste ultime notti. La risposta non può essere blindare Brindisi, ma allo stesso tempo è importante dare ai cittadini la possibilità di andare a dormire senza timori».
Quanto pesa l’eredità di Carmelo Palazzo, storico leader del movimento, scomparso lo scorso ottobre?
«Ci ha lasciato molti insegnamenti, soprattutto nella lungimiranza e nella determinazione per le sue battaglie, a cominciare da quelle in favore dei diversamente abili. Ora però noi puntiamo ad andare avanti con una visione di città più composita e complessa, a cominciare dall’emergenza lavoro».
In che modo? E soprattutto, come si risolve la dicotomia ambiente-industria in una città come questa?
«Come dicevo prima, se abbiamo scelto di affrontare l’agone politico è soprattutto per i nostri ragazzi, per dare a loro la possibilità di trovare un’opportunità, un’occupazione. Sul fronte ambiente-sviluppo, io non credo che i due aspetti siano così difficilmente conciliabili: non siamo certo per smantellare le fabbriche che infatti servono a garantire l’occupazione. Basta semplicemente, una volta prodotti gli atti per l’ambientalizzazione, far sì che le norme vengano rispettate, e che quindi anche sulle emissioni ci si adegui ai limiti previsti dalla legge».
Sul fronte turistico, quali sono le strategie del movimento?
«Siamo contenti della presenza dei crocieristi, l’arrivo dei turisti può dare uno scossone anche al tessuto commerciale cittadino, soprattutto in Centro. Ma tutto questo non avverrà mai finché i passeggeri, una volta fatti scendere dalla nave, vengono portati in altre località, addirittura anche in altre province, anziché farli restare a Brindisi. Certamente, però, anche noi dobbiamo pensare a fare la nostra parte per renderci attrattivi, e in questo senso diventa fondamentale il decoro urbano, tema da sempre tanto caro al nostro movimento».
Fino a qualche settimana fa sembrava certa la vostra collocazione nella coalizione che oggi sostiene Roberto Cavalera. Perché, alla fine, la scelta di correre soli?
«Lo dico subito: non è stata una scelta di convenienza. Non si trattava mica di fare un rapporto costi-benefìci. Semplicemente, finora le coalizioni che abbiamo visto non sono state altro che mega-riunioni di partiti politici, che hanno sempre anteposto gli interessi di pochi a quelli dei cittadini. Noi abbiamo un programma secco, unico, ci presentiamo con quello e solo a quello risponderemo».
Con quali candidati?
«Questo è secondo me uno dei nostri tanti punti di forza. Abbiamo puntato ad avere tanti possibili rappresentanti in Consiglio che potessero dare un’idea di eterogeneità. Per questo, a sostenere la mia candidatura ci sono ingegneri, docenti, ma anche disoccupati. C’è anche uno studente universitario di 19 anni, così anche i giovani possono sentirsi rappresentati. E anche sugli assessori, come ho già detto in altre occasioni, vogliamo avere le mani libere».
La passeggiata sta concludendosi davanti alla scuola Perasso: cosa si sente di dire ai giovani brindisini?
«Per loro voglio creare le condizioni affinché possano completare il loro corso di studi in città, dare il loro contributo a Brindisi e non dover per forza andare fuori per trovare lavoro e sistemazione. Lo sviluppo del territorio deve coinvolgere le nuove generazioni, perché le nostre scuole preparano giovani validi, tanto è vero che molti di loro trovano lavoro in altre parti d’Italia e del mondo, e sono sempre molto apprezzati. Tutto questo vorrà pur dire qualcosa».
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