Noe e Arpa trovano sacchi sospetti: sequestrati 26 ettari al Petrolchimico

Noe e Arpa trovano sacchi sospetti: sequestrati 26 ettari al Petrolchimico
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Mercoledì 15 Novembre 2017, 12:42
BRINDISI - I carabinieri del nucleo operativo ecologico di Lecce, a seguito di controlli effettuati insieme ai tecnici Arpa, hanno eseguito il sequestro di un’area di 26 ettari che ricade all’interno del perimetro del petrolchimico di Brindisi, vicina alla ex discarica di Micorosa, all’interno della quale è stato trovato materiale su cui sono in corso accertamenti. L’area è di proprietà di una curatela fallimentare: il provvedimento, al momento, è a carico di persone non identificate.
L’intervento segue alla segnalazione, pervenuta ai carabinieri ieri mattina, della presenza di sacchi bianchi e di vari fusti. A quanto riferito potrebbero contenere amianto o rifiuti potenzialmente nocivi. Tutto ciò sarà accertato una volta eseguite analisi sui materiali su cui è stato difficile effettuare ispezioni, anche per via della pioggia battente.
Dell’intervento di Noe e Arpa ha riferito in una nota la Prefettura, che è stata la prima a ricevere segnalazioni. Il sequestro è stato disposto dai carabinieri, una volta informata la Procura della Repubblica di Brindisi.
Torna così nell’occhio del ciclone l’area Micorosa, quasi completamente occupata da una enorme discarica a cielo aperto di fanghi industriali, la cui messa in sicurezza dovrebbe partire a breve, essendosi conclusa la verifica del progetto. Un passaggio, quest’ultimo, ritenuto fondamentale non solo perché l’appalto ha un valore di diverse decine di milioni di euro ma anche per le tante segnalazioni riguardanti una delle ditte che compongono il consorzio vincitore della gara, ovvero Comeap-Artec. La “Paradivi Servizi Srl”, avevano fatto notare molti esponenti politici locali e nazionali solo pochi mesi fa, era stata infatti colpita da provvedimenti giudiziari di particolare rilevanza penale da parte del Tribunale di Catania. L’amministratore giudiziario dell’azienda indicato dallo stesso Tribunale di Catania, ad ogni modo, aveva rassicurato il Comune sulla nomina di un nuovo consiglio d’amministrazione sotto l’egida degli organi giudiziari, manifestando inoltre, così come richiesto dallo stesso giudice di Catania, la volontà di non perdere il patrimonio aziendale, chiedendo al Comune che la ditta potesse portare avanti l’appalto. La discarica di Micorosa ha proporzioni spaventose ma soprattutto è rimasta per anni totalmente abbandonata, dunque in grado di contaminare non solo i terreni e la falda acquifera ma anche il mare, visto che la zona è affacciata sull’Adriatico.
Si tratta, come detto, di una enorme discarica abusiva e a cielo aperto “ripiena” di fanghi industriali e scarti di produzione: 1,5 milioni di metri cubi di fanghi e scorie di ogni tipo, provenienti dal polo petrolchimico, sparsi su una superficie di quasi 50 ettari e sotterrati fino ad una profondità di circa cinque metri. Una bomba ambientale di proporzioni spaventose all’interno della quale è stata verificata la presenza assolutamente fuori controllo di enormi quantità di agenti inquinanti: cloruro di vinile in quantità di 7,7 milioni volte oltre il limite; 1,1 dicloretilene 198 milioni di volte superiori al limite; benzene 50mila volte oltre il limite, diossina 40 volte oltre il limite.
Se tutto andrà bene dunque, i lavori dovrebbero finalmente prendere il via a breve, dopo una lunga attesa. Sempre che il sequestro eseguito dal Noe non interessi anche la zona indicata come area di cantiere. In quel caso, infatti, i tempi potrebbero allungarsi molto.
Quali che siano i tempi, ad ogni modo, non si tratterà di una bonifica vera e propria, vista la quantità enorme di inquinanti, ma di un “tombamento” che dovrebbe impedire di fatto agli agenti contaminanti di raggiungere le aree circostanti e soprattutto la falda acquifera sottostante. Per questo progetto, che ha richiesto diversi anni, ci sono a disposizione 40 milioni di euro di fondi. Che però, proprio per come si è conclusa la gara d’appalto, non dovrebbero essere utilizzati completamente. Aveva creato infatti molte polemiche il ribasso del 74 per cento con il quale Comeap e Artec si erano aggiudicate la gara d’appalto, dopo una lunga e laboriosa verifica dell’offerta.
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