In piazza i 90 anni di Mister Volare, così San Pietro Vernotico ricorda Modugno

In piazza i 90 anni di Mister Volare, così San Pietro Vernotico ricorda Modugno
di Cristina PEDE
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Mercoledì 10 Gennaio 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 12:01
Avrebbe compiuto 90 anni ieri, qualcuno dei suoi amici d’infanzia e di giovinezza ci sono ancora a raccontare gli anni del successo di Domenico Modugno e quelli precedenti, i sogni, le aspirazioni e tanti aneddoti rimasti nella storia recente di San Pietro Vernotico dove Mister Volare (quest’anno, oltretutto, “Nel blu dipinto di blu” compie 60 anni esatti) è cresciuto dopo il trasferimento della sua famiglia nel 1934. Quando lui aveva appena 6 anni. Voleva fare l’attore ma strimpellava la chitarra come il suo papà, comandante dei vigili urbani originario di Polignano con la moglie di Conversano dalla quale aveva avuto tre figli: Domenico, Giovanni e Tonino. La verve di Domenico, per tutti Mimì, era particolare e si manifestava sempre di più crescendo. 
Da ragazzino era già un girovago cantastorie, gli venivano commissionate le serenate per le giovani spose che si innamoravano di lui ed era costretto a scappare da fidanzati e padri furiosi. Le scorribande con gli amici più intimi avevano come meta il mare. Torre San Gennaro e Campo di Mare, le località marine, son stati i luoghi ispiratori delle canzoni più famose che sarebbero arrivate in seguito. «I luoghi che lo videro ragazzo gli sono rimasti nel cuore – racconta il nipote Mimì Modugno, omonimo per caso – è stato lui a finanziare le prime opere di riqualificazione sul lungomare».
La prima tappa dell’ambizione artistica di Mimì fu Torino, non aveva agganci, non sapeva a chi rivolgersi e per lui la città piemontese era la capitale di tutto. Ci arrivò a 17 anni e fece numerosi lavori, poi rientrò per il servizio di leva allora obbligatorio, senza mai abbandonare il mito del mondo dello spettacolo. Dopo la scuola di recitazione che frequentò a Roma girò i primi film ma i provini li faceva con la chitarra sulle ginocchia e cantava canzoni in dialetto sanpietrano che piacevano per quella cadenza siciliana, sdoganata in quegli anni al cinema dalla coppia di comici Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.
Il Salento era sconosciuto, San Pietro Vernotico era difficile da ricordare ma Modugno non lo dimenticava. E ci tornava di notte. Succedeva di incontrarlo nel centro storico e nella sua amata piazza del Popolo, all’epoca sede del Municipio dove fu acclamato dopo le prime vittorie a Sanremo e dove oggi ha sede l’associazione culturale che porta il suo nome, presieduta dal nipote, e con un centinaio di iscritti. A San Pietro Domenico tornava insieme ad altri amici artisti e in pochi sanno che Renato Carosone fu ispirato dall’amico sanpietrano Cosimo Saracino per scrivere la canzone omonima “O Sarracino”, racconta oggi Mimì Modugno.
Le doti artistiche di Domenico Modugno erano pari alla sua capacità oratoria e alla battuta sempre pronta. Lo ha ricordato un altro cantautore sanpietrano, Ruby Coletta anche direttore artistico dell’associazione, durante la diretta Rai di ieri pomeriggio condotta da Paolo Notari per “La vita in diretta” per omaggiare l’artista scomparso 24 anni fa.
 
Domenico Modugno è stato ricordato così, forse in tono minore sia a San Pietro che nella natìa Polignano, ma il calore della piazza, della sua gente, quello è immutato. Granitico.
Nel collegamento televisivo in bella vista il cilindro che Domenico aveva indossato in uno dei suoi film, rimasto il simbolo dell’Uomo in frack che da queste parti d’estate è la canzone di chiusura delle balere improvvisate sul piazzale panoramico, quando “è giunta mezzanotte” nella marina dove Mimì strimpellava la sua chitarra. Chitarra che ha spesso ritmato insieme ad un altro conterraneo celebre di questa terra, quell’Al Bano nato a solo un chilometro da San Pietro.
Non esitò un attimo Domenico Modugno a dichiarare di avere una famiglia numerosa quando in un teatro locale si presentarono decine di sanpietrani che chiedevano l’ingresso gratuito spacciandosi per parenti dell’artista. «Lui era così – hanno raccontato gli anziani amici ancora in vita – non rimaneva mai senza parole». Eppure c’è chi giura che senza parole sarebbe rimasto di fronte a tanta inerzia amministrativa nonostante da decenni la comunità sanpietrana avrebbe potuto sfruttare il successo dell’artista conosciuto in tutto il mondo per farne meta turistica. «Ne sono certo – ha raccontato il nipote Mimì – si sarebbe messo al centro della sua amata piazza e avrebbe detto: “siete una manica di scemi”».
L’associazione è riuscita per anni a mandare avanti un progetto culturale reggendosi su poche risorse ma alla fine ha dovuto cedere. Da quest’anno non c’è più il concorso teatrale che vedeva la partecipazione di tantissime compagnie di tutto il sud Italia sfidarsi in manifestazioni in vernacolo; un appuntamento tanto atteso dagli spettatori che giungevano anche dai paesi limitrofi e di supporto all’economia locale. Non c’è più neanche il “Premio Modugno”, quello destinato a giovani artisti salentini che si erano distinti nel mondo dello spettacolo o che avevano manifestato legami con il Salento. «Quel premio ha portato a San Pietro artisti di spessore, senza mai gravare sulle finanze pubbliche» ha commentato il direttore artistico. Ora l’associazione vive in collaborazione con altre tre associazioni locali che tengono vivo il nome di altri artisti conosciuti nel mondo come il grande jazzista Nicola Arigliano di Squinzano. E chissà che prima o poi non portino alto anche il nome della terra che li ha visti nascere. 
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