Stipendi ancora troppo bassi in una Puglia spaccata in due

Stipendi ancora troppo bassi in una Puglia spaccata in due
di Maurizio DISTANTE
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Martedì 11 Dicembre 2018, 11:43
Nonostante i cinque posti guadagnati in un anno, Brindisi e il suo territorio provinciale rimangono lontani dalle zone alte della classifica relativa gli stipendi erogati nel settore privato: siamo relegati, infatti, all'86esima posizione sulle 110 che compongono la lista, e si posiziona nella fascia rossa, quella che indica le retribuzioni più basse. Secondo i relatori dell'indagine statistica, gli esperti dell'Osservatorio JobPricing, il Ral, il reddito annuale lordo, l'indice preso in considerazione per l'elaborazione dello studio, dei brindisini è di 25.686 euro in media: nonostante il balzo in avanti fatto registrare in classifica rispetto al 2017 di 5 posizioni, il nostro territorio è molto lontano dalla vetta, dove si trovano i dipendenti meglio retribuiti, i milanesi con 34.302 euro l'anno, ma anche sotto il capoluogo di regione Bari, prima delle province pugliesi, al 63esimo posto, con un Ral di 27.192 euro annui pro capite, e Foggia che con un Ral calcolato in 26.498 euro si ferma al 72esimo gradino della classifica. Per comprendere meglio i numeri delle singole province è bene dare anche un'occhiata al dato regionale: la Puglia, pur essendo sul podio delle regioni meridionali, terza dopo Campania e Abruzzo, con un Ral medio di 26.201 euro a testa, è al 14esimo posto generale che, contando le 20 regioni di cui si compone l'Italia, rappresenta un dato non proprio incoraggiante.

Il quadro globale fotografato dagli analisti dell'Osservatorio JobPricing restituisce una situazione di sostanziale stagnazione degli stipendi che percorre tutto lo Stivale: se, nel caso di Milano, saldamente al primo posto quest'anno come l'anno scorso, questa non è una notizia positiva, figuriamoci quali possono essere le valutazioni in quei territori in cui storicamente le retribuzioni medie sono sempre risultate inferiori alla media nazionale e, come accade nel caso di Brindisi, regionale.

Il dato pugliese globale, grazie ai numeri rilevati tra Bari, Foggia e la provincia Barletta-Andria-Trani, è infatti superiore a quello brindisino: secondo gli studiosi, le cose potrebbero anche peggiorare con le misure economiche previste dal governo centrale, giudicate assistenzialiste come nel caso del reddito di cittadinanza. Secondo il ragionamento elaborato dai responsabili dell'Osservatorio JobPricing, le misure di politica economica incentrate sull'assistenza piuttosto che sullo sviluppo, quale appunto il reddito di cittadinanza, potrebbero aggravare la situazione attuale invece che migliorarla, contribuendo ad allagare la forbice che divide in due il Paese: un Nord che, tutto sommato, tiene botta e un Sud che, al contrario, fa sempre più fatica.

Antonio Castellucci, segretario territoriale della Cisl di Brindisi e Taranto, è dello stesso avviso degli esperti di statistica responsabili dello studio: l'assistenzialismo rintracciabile in alcune delle misure pensate dal governo, secondo il sindacalista, dovrebbe cedere il posto a iniziative mirate alla creazione di sviluppo e occasioni di lavoro. «Alcuni dei provvedimenti governativi che presto potrebbero diventare interventi reali hanno una spiccata connotazione assistenzialistica e non puntano al miglioramento della situazione economica attuale: di questo passo, anzi, il Sud sarà ancora più penalizzato».

Castellucci non è contrario a istituiti finalizzati a favorire le classi meno agiate della società ma, secondo il suo ragionamento, bisognerebbe puntare con maggiore forza sulla creazione di nuova occupazione in quadro nel quale il rispetto e l'applicazione di leggi e contratti deve rappresentare il faro per un nuovo modello di sviluppo. «Penso, ad esempio, che si sarebbe potuto potenziare il Rei, il reddito di inclusione, per allargarne la platea dei beneficiari e aiutare i più bisognosi. Questo, però, dovrebbe andare di pari passo con la creazione di nuove opportunità lavorative con l'obiettivo dell'aumento del livello di occupazione. Auspichiamo che il governo la Regione e le istituzioni locali lavorino in sinergia per risolvere questi problemi. Noi, la Cisl, siamo pronti a dare il nostro contribuito alla discussione: tutto deve, però, ruotare attorno a un fulcro fisso che è quello della trasparenza e della legalità. Senza, non si va da nessuna parte».
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