Bologna, la carica dei salentini ad Arte Fiera

Bologna, la carica dei salentini ad Arte Fiera
di Carmelo CIPRIANI
4 Minuti di Lettura
Sabato 17 Febbraio 2018, 19:57 - Ultimo aggiornamento: 15 Marzo, 16:19
Si è conclusa a Bologna la consueta settimana artistica. Una programmazione vasta di mostre ed eventi che nell'asse Arte Fiera - Set Up Art Fair ha la sua spina dorsale. Una linea quella fieristica capace di coprire per intero le cinque giornate, con orari differenziati per consentire al pubblico la massima partecipazione ad entrambi gli eventi: 11-19 per Arte Fiera, 16-24 per Set Up. Una proposta complementare anche sul profilo delle proposte: consolidate e istituzionalizzate quelle di Arte Fiera, giovanili ed economicamente più abbordabili quelle di Set Up. La prima è, infatti, la fiera del mainstream, dell'happy few, dei grandi collezionisti, la seconda è la fiera underground, quella delle giovani proposte e dei collezionisti d'assalto. Due mondi distanti che nel lungo weekend bolognese si incontrano per accontentare le richieste di tutti e assicurare un acquisto d'arte ad ogni portafoglio.

Come di consueto non é mancata la presenza pugliese. Ad Arte Fiera - alla seconda edizione diretta da Angela Vettese - è risultata essere più contenuta del solito. Tra gli artisti pugliesi Pino Pascali si è confermato quello più ricercato ed esibito. Sia Granelli di Castiglioncello, nel livornese, che Colossi di Brescia hanno presentato alcuni disegni, tra tecniche miste e collage, tutti eseguiti tra il 1963 e il 1964, testimonianze della febbrile creatività dell'artista applicata al mondo della pubblicità. Note, rapidi schizzi e contenuti brani di colore fanno di questi lavori grafici molto più di un prontuario, opere d'arte compiute in se stesse, forse meno iconiche delle scultore ma comunque significative del modo di pensare e agire del maestro polignanese. Altrettanto rappresentato tra gli stand di Arte Fiera é stato Giuseppe Spagnulo. Complice la recente scomparsa dell'artista avvenuta nel 2016, non sono state poche le gallerie che hanno tirato fuori dai magazzini i lavori dell'artista nativo di Grottaglie, con prezzi sensibilmente in ascesa di anno in anno. Tra tutte quelle con i corpus più interessanti sono risultate essere Il Ponte di Firenze e Progetto Arte Elm di Milano, entrambe con opere databili tra gli anni Ottanta e Novanta, sculture sia in ferro che terracotta, ma anche opere pittoriche realizzate con carbone, ossido di ferro e sabbia vulcanica e qualche contenuto inserto cromatico blu o di un rosso magmatico, sanguigno. L'artista, su carta o in forme plastiche, attraverso gesti e segni potenti, palesa l'energia intrinseca alla materia, creando forme autonome, tra strutture primarie e costruttivismo, informale e arte materica. Umberto di Marino di Napoli presenta, invece, “Pesci rossi” del 1997, stampa surrealista su tela di Vettor Pisani, artista barese tragicamente scomparso nel 2011 a Roma, sua città adottiva. L'opera, non tra le migliori dell’artista, ne testimonia comunque la visionarietà, la sua capacità di guardare oltre il reale per sondare un modo di assonanze formali e miti ricreati, tra ironia ed erudizione, un mondo di chimere, insieme sardonico ed inquietante. Antonio Battaglia di Milano conferma la sua predilezione per Armando Marrocco di cui oltre ad un bel intreccio bianco del 1963, propone anche due poco note composizioni materiche, “Bianco mediterraneo” (1963) e “Rosso mediterraneo” (1962). Chiude la rappresentanza pugliese il solo show di Cosimo Terlizzi, artista bitontino con importanti esperienze internazionali nell'ambito della fotografia e della video arte, proposto da Traffic Gallery di Bergamo. Un'esposizione ridotta nel numero, ma densa di contenuti, essenziale ed efficace, costituita da due foto di cronologia differente e un video assai suggestivo in cui l'artista ripercorre alcune tappe della sua vita, recuperando luoghi e persone familiari, in un tentativo di offrire al pubblico se stesso e la sua storia. Una nota a margine merita anche l’intervento irregolare del tranese Dario Agrimi che torna a provocare il sistema esponendo metri quadri di nulla assoluto che nell’etichetta apposta dall'artista su pareti completamente vuote trovano la loro legittimazione artistica.

Con una veste completamente nuova ha accolto, invece, i tanti visitatori Set Up Contemporary Art Fair. Diretta da Simona Gavioli e Alice Zannoni, la fiera ha cambiato sede, spostandosi dalla Stazione delle Autolinee al più affascinante Palazzo Pallavicini, in pieno centro storico, interamente decorato da affreschi e stucchi barocchi. Un nuovo contenitore che forse ha fatto perdere alla fiera un po' di quell'aspetto sperimentale, riducendone anche gli spazi espositivi, ma di certo le ha fatto guadagnare eleganza e fruibilità. Qui la Puglia è stata egregiamente rappresentata dal sodalizio Museo Nuova Era di Bari, A100 Gallery e Art and Ars Gallery di Galatina. Tre gallerie con proposte divergenti: la purezza del bianco, dei riflessi e delle luci soffuse di Rosemarie Sansonetti e Caterina Arcuri per Museo Nuova Era, la raffinatezza concettuale con punte d'Oriente per Eva Caridi di A100 Gallery ed infine la proposta eterogenea di Art and Ars Gallery, con il rigore degli interni di Federica Gogo, l'ironia di Fabrizio Fontana (autore di una conclusa trilogia sulla vita divenuta iconica per la Fiera), la poesia dei ricami di Gianfranco Basso, e la sottile inquietudine al progetto “Penelope” di Pierpaolo Miccolis. Quest'ultimo è stato introdotto e spiegato da un testo critico di Isabella Battista, curatrice indipendente barese, vincitrice del Premio miglior curatore under 35, riconoscimento attribuito, stando alla motivazione della giuria, per concisione contenutistica e chiarezza espositiva.

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA