Braille, l'alfabeto che squarciò il buio

Braille, l'alfabeto che squarciò il buio
di Domenico LENZI
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Mercoledì 30 Gennaio 2019, 22:01 - Ultimo aggiornamento: 31 Gennaio, 12:41
Nel 2019 ricorrono i 190 anni dell'introduzione del metodo di letto/scrittura Braille per non vedenti. Anche per tale ragione il distretto 2120 (Puglia e Basilicata) del Rotary International (per il quale nel corso di quest'anno sociale ho l'onore di presiedere la Commissione per l'Alfabetizzazione) sta dando notevole risalto ai problemi dei disabili della vista.

Louis Braille era un maestro francese per ciechi, cieco egli stesso, che contrasse la sua menomazione a quattro anni nella bottega del padre, un cuoiaio. Infatti, mentre il bimbo giocava con un punteruolo, inavvertitamente si ferì a un occhio che si infettò. In seguito l'infezione si trasmise all'altro occhio e il piccolo perse completamente la vista. Nel 1819, all'età di 10 anni, Louis vinse una borsa di studio presso l'Istituto dei Ciechi di Parigi (Institution des Jeunes Aveugles), uno dei primi al mondo per ragazzi non vedenti, dove sarebbe diventato insegnante ad appena 18 anni.

Ironia della sorte, quel punteruolo avrebbe contribuito a ispirare il metodo di scrittura che Louis Braille introdusse, appena ventenne, alleviando il buio a cui erano condannati i non vedenti, consentendo loro di comunicare per iscritto. Risolutiva fu la lezione che Charles Barbier de la Serre, un militare, tenne nel 1821 presso l'Istituto per ciechi dove Louis era studente, che poi lo avrebbe visto insegnante ad appena 18 anni. Nel corso del suo intervento il de la Serre descrisse un metodo di trasmissione per messaggi notturni basato su dodici punti posti in rilievo, che egli aveva ideato per l'esercito francese.

Fino ad allora i ciechi leggevano percorrendo coi polpastrelli le lettere dell'alfabeto in rilievo, ma non avevano la possibilità di scrivere. Per loro il metodo di Louis Braille risultò risolutivo e venne consacrato definitivamente in un congresso internazionale dedicato ai problemi dei ciechi, svoltosi a Parigi nel 1878, dove fu scelto come sistema ufficiale di letto/scrittura per i non vedenti. Purtroppo Louis non riuscì ad assaporare in modo completo la gioia della sua invenzione, poiché morì di tubercolosi nel 1852, all'età di 43 anni. Cento anni dopo, la sua salma avrebbe avuto sepoltura nel Pantheon di Parigi.

Pur tuttavia il metodo Braille presenta diversi inconvenienti, che contribuiscono a complicare le difficoltà che si incontrano in un primo approccio. Ciò fa sì che soprattutto coloro che ancora vedono e sono inseriti in una classe normale, ma che prima o poi saranno costretti all'oscurità, a volte rifiutino questo metodo proprio nel momento in cui per loro forse sarebbe più agevole apprenderlo. Tale atteggiamento è dovuto alla tendenza al rigetto di attività che facciano sentire diversi prima del tempo coloro che sono destinati alla cecità, i quali spesso si rifiutano di lasciare in alcuni momenti della giornata scolastica la propria classe per essere addestrati al Braille. Ciò potrebbe essere attenuato facendo familiarizzare col metodo Braille tutta la classe; anche con approcci che utilizzino considerazioni sulla storia dei linguaggi umani. A tal proposito si pensi al linguaggio Morse o a quello delle bandierine in Marina, oppure ai messaggi in codice.

E dire che i non vedenti riescono a eccellere in svariati campi, come la musica e le arti figurative. Da alcuni anni i non vedenti hanno scoperto diverse pratiche sportive; e recentemente il Panathlon Club di Lecce una sorta di Rotary dello sport la cui sede internazionale è in Italia ha premiato come atleta leccese dell'anno Massimo Cervelli, cannoniere della squadra salentina dei non vedenti, presieduta da Salvatore Peluso.
Il metodo Braille ha come base una cella con sei caselle, schierate su tre righe, che si affacciano su di un particolare foglio sul quale sono riportate varie sequenze di quelle celle. Queste vengono usate mettendo opportunamente in rilievo al loro interno e dal di sotto tramite un punteruolo dei puntini, al più uno per casella, che poi vengono percepiti coi polpastrelli. Si ha così la possibilità di realizzare 64 simboli diversi per ogni cella, compreso il caso in cui nessun punto venga messo in rilievo. Ciascun simbolo denota una lettera dell'alfabeto o un segno di interpunzione, oppure un simbolo speciale.

Però il Braille non ha segni specifici per le cifre numeriche, che vengono surrogate con le prime dieci lettere dell'alfabeto: dalla A alla I per i numeri da 1 a 9 e utilizzando la lettera J come zero.
Tuttavia, si potrebbe trasporre in Braille con qualche piccola variante che lo renda più funzionale un tipo di rappresentazione delle cifre numeriche introdotto negli anni Sessanta del secolo scorso dal matematico belga Georges Papy. Questo metodo consiste nell'utilizzare una piastra suddivisa in quattro quadranti, ai quali vengono attribuiti rispettivamente i valori numerici 1, 2, 4 e 8. Perciò, evidenziando uno o più quadranti, per additività si possono esprimere tutti i numeri compresi tra 1 e 15, riservando la piastra vuota allo zero. Allora, assimilando quei quadranti alle quattro caselle superiori del Braille, ad abundantiam abbiamo a disposizione le nostre dieci cifre decimali. Inoltre il metodo Papy si adatta perfettamente al Cubaritmo, un materiale strutturato di supporto al Braille, che facilità lo svolgimento dei calcoli aritmetici.

Nel tempo ci sono stati diversi tentativi di riforma del sistema Braille. Certo, se il giovane Louis dopo Charles Barbier de la Serre, che gli diede lo spunto avesse incontrato un matematico, il suo metodo di scrittura sarebbe stato più funzionale. Non per niente il famoso matematico Gottfried Leibniz uno dei padri del moderno calcolo infinitesimale già nel 1703 aveva introdotto un sistema di rappresentazione dei numeri che utilizzava due segni soltanto, da cui sono derivati svariati codici binari.

Recentemente si è anche parlato di un sistema di scrittura il Braille neue (nuovo Braille) in cui su ogni lettera maiuscola dell'alfabeto, scritta secondo caratteri particolari, sono stati sovrapposti i puntini in rilievo che la rappresentano in Braille. Ma siamo poco convinti che questo sistema possa realizzare una vera integrazione tra vedenti e non vedenti; potrà consentire solo un risparmio nell'approntare cartelli informativi, ma difficilmente faciliterà l'apprendimento del Braille.
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