Da Angelica a Bianca, le "vite" dei fantasmi nei castelli del Salento

Il castello di Pulsano
Il castello di Pulsano
di Renato MORO
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Domenica 25 Febbraio 2018, 18:08 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 11:55
Angelica era giovane e bella quando gli invasori giunti dal mare irruppero nel castello uccidendo e saccheggiando senza pietà. Il padre, il feudatario Renzo De Falconibus, aveva tentato un’improbabile resistenza ma alla fine aveva ceduto. Fu ucciso e con lui morirono in tanti. Angelica fu presa e massacrata. Decapitata. E il corpo fu gettato dall’alto della torre che guardava lo Jonio. Era l’estate del 1320 e a Pulsano da quel giorno il campo di battaglia fu chiamato Terrarossa, dal rosso del sangue versato. Dicono che ogni tanto Angelica ritorni col suo abito bianco e la chioma bionda a vagare nelle stanze e sulle terrazze del castello. Qualcuno sostiene di aver visto la sua ombra e persino di aver sentito la sua voce, la voce terrorizzata di una diciottenne che sta per morire.
Qui non ci sono notti buie e tempestose. Né raffiche di vento che scuotono le chiome degli alberi, fulmini che squarciano il nero del cielo, catene che si trascinano per terra e colonne sonore ansiogene. Né ci sono lenzuoli che vagano da una stanza all’altra. Però ci sono fantasmi. Spiriti di vecchi, donne e bambini che abitano castelli, torri e antichi palazzi. Storie di disgrazie, omicidi o suicidi avvenuti per davvero e che gli anni, o meglio i secoli, hanno consegnato al presente arricchite di leggende, voci e testimonianze impossibili da controllare e verificare. Chi vuol crederci continui a farlo, chi non crede faccia altrettanto.
Quello della bella Angelica è il fantasma che abita il castello di Pulsano. Da qui, quando la tragica morte della ragazza era ormai un ricordo sbiadito, partì Giovanni Antonio Delli Falconi col condottiero tarantino Francesco Zurlo e quattrocento soldati. Era il 1480, gli ultimi giorni di luglio, e la flotta di Ahmet Pascià aveva gettato le ancore nella baia di Otranto. In realtà i turchi volevano assediare Brindisi, ma la tramontana - sempre beffarda sulla costa adriatica - dirottò le galee più a Sud. Giovanni Antonio fu l’unico ad accorrere col suo piccolo esercito in soccorso degli otrantini. L’11 agosto Otranto cadde e da quel giorno fu un susseguirsi di stragi. Morirono anche il nobile pulsanese e il condottiero tarantino con tutti i loro soldati. Ancora oggi a Pulsano, a settembre, si fa festa in onore dei Martiri di Otranto. Ancora oggi nel centro di Otranto, in via Delli Falconi, c’è chi giura di sentire gli zoccoli dei cavalli e il rumore delle armi impugnate dall’invasore turco. Suggestioni.
Alla ricerca di Angelica e del suo bel vestito bianco andarono, in una notte di maggio del 2013, i Ghost Hunters di Puglia. Veri e propri “cacciatori di fantasmi” attrezzati con tecnologie sofisticate in grado di rilevare presenze o, come dicono loro, “anomalie” non riconducibili alle persone presenti. Gli stessi che hanno indagato nelle stanze del castello a Oria, nel Palazzo degli Imperiali a Francavilla, nei sotterranei del castello di Carlo V o nella chiesetta Balsamo a Lecce.
Ma chi è, tra i fantasmi che abitano il Salento, quello più disponibile a manifestare la sua presenza? Bella domanda. A Francavilla, una mattina di un paio di anni fa, ai custodi del castello degli Imperiali venne la pelle d’oca e il cappuccino risalì fino alla gola. Le immagini registrate nella notte dalle telecamere del sistema di sorveglianza, appena montato dagli operai impegnati negli interventi di restauro, mostrarono un’ombra che attraversava una delle stanze più grandi. Di sicuro, mentre la telecamera riprendeva, il castello era chiuso e all’interno non c’era anima viva. Di sicuro quell’ombra, fatta vedere a mezzo mondo non appena il video venne pubblicato, attraversava la stanza senza fermarsi, come se scivolasse su un binario. Brividi.
E che dire della futura sposina genovese (particolare: gli Imperiali venivano proprio dalla Liguria) che visitando il castello sentì pronunciare il suo nome quando mise piede nella grande stanza col camino? Dicono che la giovane donna svenne inspiegabilmente e al suo risveglio raccontò della voce misteriosa che l’aveva invitata a sposarsi proprio in quella stanza. Cosa che accadde.
I Ghost Hunters hanno trascorso una notte intera nel castello di Francavilla, nel marzo di cinque anni fa. E anche lì hanno registrato e filmato. In particolare le attrezzature hanno rilevato una voce femminile, a quanto pare di una bambina, che chiedeva aiuto e un’altra, maschile. «Dicci chi sei!», chiesero a quest’ultima. Fu in quel momento che alcuni degli esperti dissero di aver udito un nome: “Fabrizio”.
Ma non è tutto. Nel giugno del 2014 un altro pool di esperti, questa volta della Paranormal society investigation di Bari, tornò ad ascoltare le voci e scoprì qualcosa di cui nessuno fino a quel momento si era accorto. Furono scattate alcune di foto con delle macchine speciali e una delle immagini catturò subito l’attenzione. Nel quadro che raffigura il principe Imperiali, ben nascosto, si intravede il volto di una donna. «Quel dipinto - raccontarono il giorno dopo agli amministratori di Francavilla e ai giornalisti - nasconde qualcosa». Se vi capita, andate a visitare il castello e soffermatevi davanti al quadro. Il mistero è ancora irrisolto.
Una donna, anche lei giovane e bella, pare sia il fantasma che abita il castello di Oria. Bianca Guiscardi era diventata un chiodo fisso per un nobile del posto che voleva a tutti i costi farla sua. Lui non era proprio un gentiluomo e quel giorno che la vide in strada decise di inseguirla. Lei scappò e cercò riparo nel castello e quello si rivelò la sua tomba. Con un drappello di scagnozzi, il signore fece irruzione nel maniero e la povera Bianca scelse di uccidersi trafiggendosi il cuore con una lama piuttosto che cadere nelle braccia del pretendente. La storia risale al XIII secolo, della povera donna resta una “presenza” che gli oritani dicono di avvertire nelle stanze del castello.
Chiesetta Balsamo, nel cuore di un piccolo parco nel quartiere San Pio di Lecce, ora è sconsacrata. Venne costruita nel 1572 per volontà di don Giovanni Francesco Raynò. Al suo interno conserva le tombe di diversi esponenti della famiglia che ne divenne proprietaria in seguito al matrimonio tra il marchese Giuseppe Balsamo e la marchesa Leonarda Cicala. Anche lì i Ghost Hunters hanno trascorso un’intera notte alla ricerca di “anomalie”. Si racconta che tra quelle mura abiti il fantasma del suo primo proprietario, ma probabilmente così non è perché altrimenti avrebbe fatto volare gli stracci quando l’amministrazione comunale di Lecce, un paio di anni fa, riempì la chiesetta di pattumiere da consegnare alle famiglie in occasione dell’avvio della raccolta differenziata. Nessuna entità provvista di un minimo di buon senso, nemmeno un fantasma, avrebbe mai permesso un simile affronto ai Balsamo e alla storia della città. Forse sindaco e assessori pensarono che i fantasmi avrebbero giudicato interessante riunirsi nelle notti di luna piena e discutere di rifiuti organici, plastica e secco residuo. Forse pensavano al fantasma del formaggino.
Almeno due, per tornare alle cose serie, sono invece i fantasmi che abitano il castello di Carlo V, nel cuore di Lecce. I lavori di restauro, coordinati dalla Soprintendenza e durati un bel po’ di anni, hanno restituito alla città i sotterranei dove c’erano le prigioni. Lì, in una delle celle buie e umide scavate nella roccia, finì anche Giangiacomo dell’Acaya, l’architetto al quale durante l’impero di Carlo V fu assegnato il compito di ristrutturare il maniero adeguandolo alle esigenze militari dell’epoca. Correva l’anno 1570: Giangiacomo aveva garantito personalmente per un prestito dato a un suo conoscente e quando quest’ultimo si dimostrò incapace di pagare finì lui dietro le sbarre, nella prigione che egli stesso aveva fatto realizzare. Lì morì l’anno successivo. Raccontano che il suo fantasma continui ancora oggi ad abitare quelle segrete, ma quando i Ghost Hunters visitarono il castello leccese con le loro attrezzature l’obiettivo della missione era un altro spirito. Quello di un ragazzino, figlio di un soldato, che mentre giocava cadde nel pozzo situato in uno dei cortili interni. Il padre e gli altri soldati fecero di tutto per soccorrerlo, ma il corpo del piccolo non fu mai trovato. Probabilmente l’Idume, il fiume sotterraneo che scorre sotto Lecce, lo portò via con sé. Del piccolo rimasero il pianto e le urla disperate che intorno a mezzanotte qualcuno dice di udire, ancora oggi. Per chi ci crede è così.
Non è un fantasma, ma comunque una presenza inquietante, quel volto femminile scolpito sull’angolo di un palazzo del centro storico di Lecce, dove via Federico D’Aragona incrocia vico del Theutra. Lì abitava un giovane che amava, ricambiato, una fanciulla residente nel palazzo di fronte. I genitori di lei, però, contrastavano con ogni mezzo quella storia e allora la ragazza finì per togliersi la vita. Fu così che il giovane fece realizzare quel volto, per non dimenticare l’amore della sua vita. Una fine tragica fu anche quella di Leta, una giovane donna di Mesagne la cui unica colpa fu quella di essersi innamorata di un ragazzo più povero di lei. I due fuggirono insieme, ma i fratelli di lei li rintracciarono in una casa di campagna: uccisero lui e subito dopo Leta, mettendo fuoco alla legna che era nel forno in cui la ragazza aveva tentato di nascondersi. Arse viva. Da quel giorno si racconta che il suo spirito vaghi senza pace nelle campagne attorno a Mesagne, facendosi vedere di tanto in tanto. Proprio come Angelica, che nelle notti di luna piena corre sulla torre del castello di Pulsano per salvarsi dagli invasori. Lo fa, ormai, da quasi 700 anni. Faticosa la vita dei fantasmi.
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