Donne e sessualità nell’arte di Klimt

Donne e sessualità nell’arte di Klimt
di Marinilde GIANNANDREA
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Sabato 13 Gennaio 2018, 18:38
Vienna al tramonto della monarchia asburgica fu il centro di una grande stagione culturale. Non c’era forse altra città in cui esistessero tanti talenti scientifici, musicali, letterari e artistici. Tra tutti, Gustav Klimt di cui quest’anno ricorre il centenario della morte. Lo ricorda oggi pomeriggio alle 18, a Mesagne, Franco Dammacco, studioso di Neuroscienze, Estetica e Critica d’arte, nella conferenza “Dalla Donna fatale al reale della Donna: Klimt e la rappresentazione della moderna sessualità femminile”.
Protagonista e presidente della Secessione viennese, a trent’anni Klimt (Baumgarten 1862 - Vienna 1918) è un artista affermato e discusso, promotore di un rinnovamento radicale connesso alla psicanalisi di Sigmund Freud, alla musica di Arnold Schönberg, all’architettura di Joseph Maria Olbrich, Otto Wagner e Adolf Loos, agli studi di Ludwig Wittgenstein, alla letteratura di Robert Musil, alcuni dei protagonisti di quella straordinaria stagione. Si era formato alla Scuola di Arti decorative e nelle linee della pittura Accademica da cui prese subito le distanze con la scoperta dell’arte giapponese, la tendenza all’asimmetria, il mescolamento di tecniche e materiali differenti, influenzato dalle dorature medievali e dai mosaici di San Vitale a Ravenna. Una pittura oscillante tra la figurazione e una bidimensionalità che annulla lo spazio e che spesso schiaccia i corpi enfatizzandone l’aspetto simbolico come nella decorazione del Kunsthistorisches Museum di Vienna (1891-1892) o nell’intensa attività grafica per “Ver sacrum”, la rivista della Secessione fondata nel 1898 con Max Kurzweil.
Fu il pittore di una femminilità nuova, delicata e terribile. Corpi, caratterizzati da una sessualità moderna che nel corso della Conferenza di Mesagne sarà analizzata seguendo la concezione psicanalitica di Jacques Lacan. Donne vestite elegantemente come Adele Bloch-Bauer, dell’iconico ritratto le cui vicende sono narrate nel film “Woman in Gold”, o caratterizzate da una “nudità vera” come quella delle “Tre età della donna”, l’opera comprata dallo Stato italiano nel 1911 dopo l’Esposizione Universale di Roma e conservata alla Galleria Nazionale di Arte Moderna. Tre figure in un abbraccio. Una vecchia dal corpo cadente e dai lunghi capelli grigi e una giovane madre, che stringe al petto la figlia, si stagliano su un fondo astratto avvolte da un bozzolo colorato. Lo stesso del celebre “Bacio”, una delle immagini più simboliche dell’amore appassionato ed estatico, comprato dallo Stato austriaco nel 1908.
La decorazione per Klimt sembra essere una frantumazione dell’idea unitaria dell’opera e soprattutto un riflesso della frantumazione di ogni idea unitaria del mondo. La “Finis Austriae” non indica solo un declino politico ma l’idea della trasformazione di un’epoca e nelle opere di Klimt la collisione tra figura e sfondo coagula dentro di sé passato e presente con un’idea del tempo circolare che guida l’impulso creativo. “Vita, amore e morte”, tema generale del Simbolismo dell’Europa occidentale, la “Femme fatale” del Decadentismo, sono i soggetti che spesso ricorrono nella sua opera, come nelle “Gorgoni” del Fregio di Beethoven, dipinto nel 1902 per la mostra dedicata dai secessionisti al compositore tedesco, o nelle “Erinni” della “Giurisprudenza” una delle opere realizzate per il soffitto dell’Aula Magna dell’Università di Vienna e rifiutate dai committenti.
Spesso queste figure femminili imponenti e “superiori”, come la “Giuditta I” del 1901, sono incarnazioni della cattiva coscienza di una società repressiva della condizione femminile. La donna è simbolica non solo della morte ma soprattutto della vita, della fertilità, del divenire della natura come nel prato di fiori dipinti del “Bacio” e nella ricca vegetazione multiforme dell’albero della vita nel fregio di Palazzo Stoclet a Bruxelles (1905). Nella ricca produzione di disegni l’erotismo è più esplicito con un’intensità stilizzata fatta di corpi nudi e ardenti abbracci ma anche nell’indagine di una “vita intima” Klimt coglie il tema più universale della liberazione dalle convenzioni moralistiche e sociali come del resto continueranno a fare i suoi eredi Egon Schiele e Oskar Kokoschka.
 
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