Fasciano, il gigante scoperto da Fellini

Fasciano, il gigante scoperto da Fellini
di Alessandra LUPO
3 Minuti di Lettura
Venerdì 5 Gennaio 2018, 12:37
Sono passati cento anni esatti dalla nascita di Pasquale Fasciano (1918-1974), l’attore gigante, alto 2 metri e 15 centimetri, che prese parte come comparsa ad oltre una trentina di film, da “Bengasi” (1942), pellicola premiata con la “Coppa Mussolini” a Venezia, a pellicole di vario genere (comico, mitologico, decamerotico, poliziesco, di spionaggio e spaghetti-western). Pasquale Fasciano era nato nella minuscola Monteiasi, in provincia di Taranto eppure la sua sorte lo portò ben presto a Cinecittà, al fianco di miti come Anna Magnani, Aldo Fabrizi, Sofia Loren, Walter Chiari, Delia Scala, Macario, Alberto Sordi, Renato Rascel, Nino Taranto, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, Monica Vitti, soltanto per citarne alcuni.
Il libro ripercorre i suoi successi: nel 1966, insieme a Nello Pazzafini, ebbe finalmente il privilegio di vedere il suo nome in un film (“A man could get killed”- M5 Codice diamanti) dal cast internazionale, con James Garner, Tony Franciosa, Melina Mercouri e Sandra Dee. La pellicola divenne celebre per la colonna sonora “Strangers in the night” cantata da Frank Sinatra. Un volume di 230 pagine, scritto da Francesco Occhibianco, giornalista e docente di lettere, rende omaggio alla memoria di questo attore dimenticato e alla sua incredibile storia.
Si racconta infatti che Fasciano venne notato per la sua statura mentre era di picchetto al Quirinale. Fu così che conobbe Federico Fellini che lo volle assolutamente in due delle sue pellicole più sperimentali per l’epoca: “Satyricon” e “I clowns”.
«Basterebbe guardare l’epilogo del film-documentario “Block-notes di un regista” - ci spiega Occhibianco -: con tutta la sua stazza e con il rumore dei passi che riecheggia lungo un corridoio buio, Fasciano si ferma davanti a Fellini, che è dietro la macchina da presa: “Morning signor Fellini - gli dice -, any work for me new film?”». È l’inizio della sua storia cinematografica e non è un caso che cominci proprio con un autore famoso per la sua mistica del corpo.
«In alcune pellicole - prosegue il curatore del volume - la presenza di Fasciano vale il prezzo del biglietto: l’incontro sul ring con Renato Rascel, l’apparizione nell’antro del regno plutonico, nei panni dell’uomo-lucertola (nella pellicola “Vulcano figlio di Giove”), l’esilarante gag con i magnifici Brutos, alle prese con una cassa da morto “troppo piccola”, che non è in grado di accogliere il Fasciano, nei panni di un pistolero “troppo grande”. Nel 1958 interpretò, insieme a Lucia Banti, “Waco, l’abominevole uomo delle nevi”, ma per una serie incredibile di disavventure il film, girato sulle vette innevate del Mucrone e a Courmayeur, non raggiunse mai le sale. Vestito da “Yeti” (la pelliccia costò la bellezza di 1 milione di lire), i più noti fotografi di Biella corsero ad immortalarlo. «Faccia il mostro così e così», gli dicevano. Lui cadde sulla neve e si fratturò il braccio; successivamente, la Casa produttrice dichiarò fallimento, in quanto i creditori cominciarono a bussare a cassa. Sarebbe bastato montare le scene e mandare la pellicola nelle sale: il resto lo avrebbe fatto il botteghino. Ed invece, per Waco-Fasciano, fu la fine di un sogno». Fasciano è sepolto nel cimitero di Monteiasi. Sarebbe bello se il Comune - nel centenario della nascista del suo “grande” concittadino si ricordasse si lui, magari dedicandogli una via.
D’altronde, diversamente da altri personaggi che ben presto tagliarono i ponti con le loro terre d’origine, Fasciano mantenne sempre la sua “tarantinità”. Basti pensare che i suoi parenti spesso partivano dalla Puglia e gli portavano a Roma frutti di mare, in particolare le cozze nere di cui era ghiotto.
Dopo la morte della prima moglie, Fasciano si risposò a Roma. «Sua moglie Adriana (dalla quale ebbe due figli, Lino e Fausto) faceva la cassiera in un bar ed era originaria di Fontanaviva; per questo motivo veniva chiamata con l’appellativo di “Padovana”. Quando “Pasqualone” la portò a Monteiasi, i suoi concittadini restarono tutti senza fiato: era davvero bellissima, una bambola, con quei capelli a boccoli e il fisico da modella». E al suo fianco il gigante con un fil di voce che portava un po’ del bel mondo nel paesino.
© RIPRODUZIONE RISERVATA