La Grecìa Salentina raccontata dall'ellenista Palumbo: ecco i "Quaderni di Costantinopoli"

La Grecìa Salentina raccontata dall'ellenista Palumbo: ecco i "Quaderni di Costantinopoli"
di Fernando DURANTE
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Martedì 28 Febbraio 2023, 20:10 - Ultimo aggiornamento: 20:41

La Grecìa Salentina raccontata dall'ellenista Palumbo: ecco i "Quaderni di Costantinopoli". Un viaggio nel Salento tra Medioevo e Oriente dove si parlava, fino a qualche tempo fa, il griko. Nelle pagine dei suoi quaderni canti, racconti, peometti e persino un dizionario della lingua ellenica che si parlava nel Salento. Domani sera - 1 marzo - dopo vent’anni di impegno, il presidente del Circolo culturale “Ghetonia”, Silvano Palamà, presenterà ufficialmente, “I Quaderni di Costantinopoli”, opera dell’ellenista calimerese Vito Domenico Palumbo (1854/1918), presso il Nuovo Cinema Elio, di Calimera (ore 19). Saranno presenti all’evento culturale il Presidente dell’Unione dei comuni della Grecìa Salentina, Roberto Casaluci, l’Università del Salento, rappresentanti delle Istituzioni locali, Studiosi, Allievi dei corsi di musica dell’ICS di Calimera e i Concittadini della Grecìa Salentina.

I tre volumi

I “Quaderni”, sono raccolti in tre volumi contenuti in un cofanetto che hanno origine dai manoscritti che Palumbo aveva portato, nel corso di vari anni, a Costantinopoli presso il Circolo Filologico Greco, per partecipare ad un annuale concorso letterario, poi vinto in due edizioni. Sottotitolo della pubblicazione è “Il cammino delle parole”, per dire del percorso fatto dai “Quaderni”, scritti da Palumbo, appassionato ricercatore, giornalista, filologo.

I volumi, nati dagli scritti del salentino, contengono racconti, canti e una bozza di dizionario, che precede di varie decine di anni il vocabolario del Rholfs (vocabolario greco-calabro-italiano). Nel 1896, in una conferenza presso la sede del Circolo Filologico “Parnassos” di Atene, Palumbo aveva fatto conoscere ai greci l’esistenza di aree ellenofone nel Sud Italia. In quell’occasione lo studioso comunicava al mondo accademico greco la presenza nel Salento di un nucleo che mantiene tradizioni e lingua ellenica, denominato Grecìa Salentina, anzi, a quel tempo, “ta dekatria chorìa” i tredici paesi, area compresa fra Lecce, Otranto e Gallipoli, in cui era presente una diaspora greca. Quell’incontro, per il Palumbo, costituì anche l’opportunità di stabilire contatti con gli ambienti culturali. A questo primo approccio con gli studiosi d’oltremare, seguì l’invio dei “Quattro Quaderni” al Circolo filologico greco di Costantinopoli (1885/1902), destinati a far approfondire la conoscenza del grico. Questa sera saranno presentati, raccolti in un cofanetto contenente tre volumi, che hanno impegnato, per anni, in un lavoro meticoloso di trascrizione, studio e traduzione, due studiosi, Luigi Tommasi e Ioannis Sidirokastritis (per anni insegnante di neogreco presso le scuole e le associazioni culturali della Bovesia e della Grecìa, oggi dirigente scolastico in Grecia), che ha tradotto i testi in neogreco. La pubblicazione è arricchita dal contributo di un altro studioso e parlante grico, Salvatore Tommasi.

I canti d'amore

Il primo volume contiene canti d’amore, auguri, fedeltà e costanza, lamentele, versi di rabbia e disprezzo, motti.

La prosa è costituita da una serie di fiabe che hanno come protagonisti gli animali, in particolare la volpe. Ma è presente anche un lungo racconto, “O kunto tu Vergadoru”. Sono in versi due poemetti di contenuto amoroso il cui autore sarebbe Antonio D. Aprile, un sacerdote di Castrignano dei Greci vissuto agli inizi dell’Ottocento, innamorato di una certa Lilla, alla quale dedica i suoi versi in ricercato greco. Il terzo libro, invece, è un vero dizionario delle parole ancora presenti all’epoca, catalogate dal Palumbo. Come il circolo sia riuscito a rintracciare e portare agli originali destinatari i “Quaderni” è una storia iniziata quasi trent’anni fa, un percorso particolarmente impegnativo. E’ stato proprio questo percorso a giustificare il sottotitolo, “Il cammino della parole”. “A seguito della guerra greco turca”- scrive Silvano Palamà, presidente del circolo nella presentazione- “il materiale dello studioso calimerese fu spostato da Costantinopoli a Nea Smirne, presso il Centro ricerche sui Dialetti Neoellenici dell’’Accademia di Atene”.

Fu il compianto Rocco Aprile, Storico e letterato grecosalentino, a cui viene dedicata la pubblicazione, che ”testardamente” era riuscito a ripercorrere il tragitto che avevano fatto gli scritti e creare le condizioni per il ritorno dei quaderni dall’Accademia. “Il materiale è di grande importanza - scrive in prefazione Sidirokastritis - “essendo la prima volta in cui viene usato l’alfabeto greco per la trascrizione del dialetto ellenofono, conservato per secoli, esclusivamente, grazie alla trasmissione orale, allo scopo di portarlo a conoscenza del popolo greco”. Chiarisce, d’altro canto, che la traduzione dei canti è stata, necessariamente, libera. Perché, spiega, “in una traduzione fedele, sarebbe stato quasi impossibile conservare la metrica, il ritmo e la rima dell’ottava”, composta da sei versi in rima alternata e gli ultimi due in rima baciata. Peraltro, negli ultimi trent’anni di appassionata ricerca, analisi e catalogazione del corposo materiale di cui il Circolo è venuto in possesso, è stata anche pubblicata una raccolta di altro materiale manoscritto del Palumbo, per la concessione del quale un ringraziamento particolare va agli eredi di Palumbo che, scrive Palamà, “hanno affidato a Ghetonìa i manoscritti ritrovati in casa dell’altro grande studioso salentino, Oronzo Parlangeli, che li aveva avuti in consultazione”. Grazie a questomateriale, nell’arco di venti anni, sono stati realizzati quattro libri, dovuti, fra l’altro, all’appassionato lavoro di collaborazione fra Salvatore Tommasi, Salvatore Sicuro (di Martano) e Francesca Licci. La pubblicazione che ne venne fuori in quattro volumi è una delle piu’corpose tra quelle riguardanti la letteratura delle Minoranze Linguistiche di antico insediamento in Italia.

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