I denti di un feto di 27mila anni fa svelano gli ultimi mesi di vita della mamma

I denti di un feto di 27mila anni fa svelano gli ultimi mesi di vita della mamma
di Laura Larcan
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Lunedì 28 Agosto 2017, 21:34 - Ultimo aggiornamento: 2 Settembre, 13:18

Un'analisi iper-tecnologica, i dentini da latte di un feto ancora nel grembo materno, una donna morta durante la gravidanza. Protagonista è la famosa "donna di Ostuni", rinvenuta nel parco archeologico di Santa Maria di Agnano ad Ostuni in Puglia, conosciuta al grande pubblico come "la madre più antica del mondo" di cui ora si sono scoperti gli ultimi mesi di vita, identificando le fasi cruciali di una sofferenza che ha portato alla sua morte. Avvenuta 27mila anni fa. Ecco che un'équipe di scienziati della Sapienza e del Museo delle Civiltà di Roma ha saputo ricavare informazioni preziose sulla vita preistorica grazie solo allo smalto degli incisivi da latte appena formatisi nel feto. La ricerca, realizzata per La Sapienza da Alessia Nava e coordinata da Alfredo Coppa e da Luca Bondioli nell’ambito del corso di dottorato in Biologia Ambientale ed Evoluzionistica, è pubblicata sulla prestigiosa rivista Scientific Reports. 

 

TRE INCISIVI «Per la prima volta in assoluto è stato possibile ricostruire alcuni aspetti di vita e di morte di un individuo fetale così antico e contemporaneamente gettare luce sullo stato di salute della madre», annunciano dalla Sapienza. Nello specifico, tre incisivi da latte ancora in formazione, appartenenti al feto, sono stati visualizzati ed analizzati tramite la tecnica di microtomografia a raggi X. Grazie all'utilizzo della luce di sincrotrone e di una specifica metodologia di analisi sviluppata in collaborazione con i ricercatori del gruppo SYRMEP di Elettra, è stato possibile realizzare sui reperti fossili uno studio istologico virtuale, che ha rivelato le strutture più fini dello smalto dei denti, preservando l'integrità dei rarissimi reperti.

LA SOFFERENZA Ed ecco che l'istologia virtuale ha permesso di accertare come la morte della madre e del bambino sia avvenuta tra la 31a e la33a settimana di gravidanza. Durante gli ultimi due mesi e mezzo di vita, tre momenti di acuta sofferenza hanno colpito madre e figlio, come evidenziato dalla presenza di marcatori di stress formatisi a livello microscopico nello smalto. «Lo smalto dei denti - precisa Alessia Nava - è il nostro archivio biologico che registra indelebilmente, durante la sua formazione, i momenti di normalità e quelli di sofferenza. Losmalto prenatale, che si sviluppa durante la vita intrauterina, non parla solo dell'individuo, ma anche di sua madre». 

MADRE-FETO Lo smalto prenatale nelle popolazioni umane del passato è oggetto di uno specifico progetto di ricerca recentemente attivato da un team della Sapienza e del Museo delle Civiltà di Roma e tuttora in corso. La ricerca s'incentra proprio su questo momento critico e delicato della vita di ognuno. Lo strettissimo rapporto madre-feto è, di contro, scarsamente conosciuto e studiato nei nostri antenati.
Già nel luglio 2017 lo stesso team aveva gettato luce sullo sviluppo prenatale degli antichi romani. Oggi, tramite tecnologie ancora più avanzate, ha dato voce al feto della giovane donna, morta 27mila anni fa.

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