Quelle eroine invisibili dietro i grandi uomini

Quelle eroine invisibili dietro i grandi uomini
di Claudia PRESICCE
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Martedì 13 Febbraio 2018, 22:36
Rodolfo Valentino che cosa sarebbe stato senza Natacha Rambova, la donna che ha plasmato quel giovanotto timido, disegnato abiti per valorizzare le sue fattezze, scelto le luci adatte a un divo, fino a fargli conquistare Hollywood? E Auguste Rodin senza l’amore folle e l’energia di Camilla Claudel, sua musa e aiutante scultrice per tanti anni, avrebbe raggiunto la stessa grandezza? Dietro a tanti personaggi straordinari della nostra storia culturale ci sono donne altrettanto geniali e uniche che però, al contrario dei loro amanti, sono state completamente dimenticate.
“Darei la vita” (Rizzoli; 22 euro) è il nuovo di libro di Cinzia Tani in cui la conduttrice televisiva, giornalista e scrittrice ricostruisce le incredibili vicende umane di donne che hanno amato, costruito e adorato fino alla follia (e in molti casi fino alla morte) uomini come Giuseppe Verdi, Albert Einstein, Pablo Picasso, Scott Fitzgerald, Victor Hugo, Charlie Chaplin, Amedeo Modigliani, Robert Louis Stevenson, Salvador Dalì e tanti altri. Pur essendo geniali anch’esse in vari ambiti sono state rimosse dalla storia che ha invece celebrato i loro uomini. E, quasi tutte, sono “donne che amano troppo” che, credendo nell’ossimoro “ti amo da morire”, hanno finito per tradire la ragione stessa di un sentimento che dovrebbe essere portatore di benessere, mai di dolore, arrivando in molti casi all’estremo sacrificio di sé.

Tani dove nasce questo libro?

«Di solito alterno un romanzo storico a una biografia cercando sempre di cercare persone di cui si conosce poco. E dopo l’ultimo libro sulle storie di spie donne avevo in mente la celebre frase di Virginia Woolf “dietro un grande uomo c’è una grande donna”. Mi sono chiesta quanto fosse vera, e così ho cominciato a procurarmi tante biografie di uomini geniali della nostra storia alla ricerca delle loro compagne. Ho scelto così di raccontare le storie che avevano più fonti e ho davvero scoperto un mondo. Ho capito che i geni sono geni sempre, ma le donne che sono state loro accanto erano pure ugualmente grandi, spesso con le stesse genialità degli uomini che amavano, artiste o scienziate, eppure sono state totalmente dimenticate. Al massimo hanno avuto la scritta sulla lapide “moglie di…”, ma del loro talento non c’è traccia».

Infatti queste storie straordinarie di compagne di uomini famosi appartengono a nomi di semisconosciute.

«Certo, anche quando parlo di Natacha Rambova, che è la bellissima donna ritratta in copertina, nessuno si ricorda di lei né che è stata la moglie di Rodolfo Valentino, che tanta parte ha avuto nel successo del vostro conterraneo».

Raccontiamo di Natacha...

«Una donna eccezionale, bella, elegante, intelligentissima, che ha preso in mano la vita del giovane Rodolfo che era un bel ragazzo del Sud Italia, ma un po’ rozzo se vogliamo dirla tutta, e poco adeguato agli stili di Hollywood pur sapendo ben ballare e avendo grandi doti. È stata lei a trasformarlo in un’icona, gli sceglieva i vestiti, la luce da mettere nelle fotografie, trattava con le case di produzione, si occupava della pubblicità, e poi soprattutto delle scenografie dei suoi film: è stata lei l’artefice della sua fortuna cinematografica. Poi è diventata troppo invadente secondo le case di produzione che volevano più spazio e allora hanno messo Valentino davanti a una scelta: o lei o noi. E lui, come tutti gli uomini senza coraggio, in nome della carriera ha rinunciato alla collaborazione di Natacha e ha scelto loro. Lei allora lo ha lasciato, e lui poco dopo è morto».

Altra variabile costante in queste storie è la tragedia. Spesso sono amori non compiuti, eppure incredibili...

«Sono amori particolari, ossessivi e oggi la maggior parte di noi non reggerebbe neanche due giorni con storie così. Queste eroine però erano profondamente innamorate, determinate ad amare questi uomini di genio con una passione sconfinata forse comprensibile data la levatura dei personaggi. Però si sono fatte distruggere, hanno amato troppo: Camille Claudel va in manicomio come anche Zelda Fitzgerald, la moglie di Modigliani si butta dalla finestra a nove mesi di gravidanza perché non può sopravvivere alla morte di lui, Oona Chaplin, dopo la morte di Charlie, nonostante avesse otto figli diventa alcolizzata. La più felice forse è la moglie di Dalì che però aveva abbandonato tutto per costruire il grande artista».

E poi c’è Einstein.

«La più triste: lui un grandissimo genio e lei una matematica bravissima e molto più organizzata di lui, che lui ammira tanto da chiedersi come mai lei abbia superato al primo colpo l’esame per entrare al Politecnico mentre lui no. Eppure, riconoscendo che tutto quello che ha fatto lo deve a Mileva, lui la tradisce e poi la obbliga a firmare un contratto disdicevole che lei rifiuta. Allora viene abbandonata e muore malata e povera. Se non lo avesse incontrato, forse il Nobel lo avrebbe avuto lei».

E se questi uomini non avessero incontrato queste donne?

«Bella domanda e vale per entrambi, perché queste donne hanno rinunciato a molto di più, a carriere straordinarie che hanno “regalato” alla creazione del successo dell’uomo amato. Il libro mostra anche quanto sia importante per le donne non perdersi dietro a uomini che non le valorizzano, o peggio ancora che non le trattano bene. Se le maltrattano poi devono denunciare subito e andare via».
 
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