Lo sguardo di confine Cassano nell'autobiografia di Chiarello

Nel volume edito da Rsdici future la vicenda umana e intellettuale del padre del Pensiero Meridiano

Lo sguardo di confine Cassano nell'autobiografia di Chiarello
di Alessandra LUPO
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Giovedì 23 Febbraio 2023, 08:45 - Ultimo aggiornamento: 09:59
A due anni dalla scomparsa del padre del “pensiero meridiano”, un volume dal titolo “Franco Cassano, a passeggio sui confini”, voluto e pubblicato da Edizioni Radici Future, ricorda la figura dell’intellettuale barese cui si deve la nascita del meridionalismo contemporaneo. 
Il volume, a cura del sociologo Franco Chiarello, può contare sulla conoscenza diretta e approfondita tra l’autore e il protagonista, affiancando a una lettura colta del pensiero di Cassano il dipanarsi delle vicende della sua vita, rievocandone con straordinaria ricchezza di dettagli, aneddoti e testimonianze (anche della moglie Luciana) la vicenda intellettuale e umana e il suo radicamento alla comunità barese e del Mezzogiorno, postazione liminare scelta come punto di osservazione e decodifica dell’intero regime e della cultura occidentale.
Franco Chiarello, in questo libro lei ripercorre l’esperienza culturale di Franco Cassano, lo fa a due anni dalla scomparsa di un intellettuale che già in vita era stato fondativo, aprendo filoni di speculazione prolifici finendo per ribaltare internamente il punto di vista pragmatico occidentale. Un libro che fissa i punti cardine del suo pensiero e lo proietta nel presente e nel futuro.
«Sì, anzitutto un libro che non avrei mai voluto scrivere e continuare ad avere Franco Cassano qui tra noi. Avendo avuto la richiesta di farlo, però, mi è sembrato giusto rendere omaggio alla persona e allo studioso: siamo stati colleghi dal 75 in poi. Ho cercato di ripercorrere il suo itinerario intellettuale intrecciandolo ad aspetti umani che derivano anche dalla conoscenza personale e intima. Riannodando i fili del suo percorso, l’intento era anche di dimostrarne l’attualità riguardo una serie di temi molto cogenti: il Mediterraneo, la modernità, il Sud, la guerra. Tutti temi che vengono sviluppati nel libro attraverso i ragionamenti che Franco aveva avviato e maturato». 
Lei ne descrive le passeggiate, quelle sul lungomare i Bari con i suoi allievi, come un antico filosofo greco, ma soprattutto si ricollega all’approccio “lento” del suo camminare e scoprire. Una vera e propria arte che Cassano descrive in vari libri, dal Pensiero Meridiano a Modernizzare stanca. Il valore di quella lentezza come riappropriazione di se stessi che se vogliamo diventa ogni giorno più profetica e attuale.
«Per Cassano la lentezza era una scelta di campo, un angolo di osservazione del mondo e della realtà. La lentezza era per lui un modo per penetrare il fondo delle cose. Queste passeggiate erano un ritorno al tema del confine. Da una posizione periferica e marginale riteneva di poter osservare meglio le dinamiche del mondo moderno, del Mediterraneo e del rapporto tra mare e terra che con il Pensiero Meridiano è stato tra i suoi temi più celebrati».
Protagonista di questo libro, insieme a Cassano, è infatti il mare. Sia nel suo rapporto con la città di Bari sia in quello con l’animo umano. Ma è soprattutto un mare inteso come linea di confine che tiene insieme e media tra le terre (e i suoi abitanti) mentre li sta separando. Una visione soprattutto filosofica.
«Partendo dalla filosofia greca e attraverso il pensiero moderno, Cassano individua l’antinomia tra la fissità della terra e il suo radicamento estremo, che riconduce alle posizioni di Heidegger ,e il mare nella sua versione oceanica di Nietzsche, in cui prevale lo sradicamento estremo, il nichilismo. Nel mezzo si pone l’idea del Mediterraneo che fin dal suo nome è il luogo che media le terre, un mare da cui si parte per arrivare altrove, il Mediterraneo è il simbolo di questa misura, se vogliamo umana».
Nelle passeggiate di Cassano si possono scorgere le costanti che hanno caratterizzato il suo intenso tragitto intellettuale: un lungo girovagare sui confini geografici, sociali, disciplinari, ma anche politici. Lei dedica molto spazio all’alternarsi tra militanza di partito e cittadinanza attiva. Quale prevale?
«L’indole di Cassano era quella. La politica era una passione che coltivava fin da ragazzo e che pur essendo cresciuto in una famiglia di destra lo portò subito a sinistra. Ma la sua idea di politica è sempre stata innervata dall’idea di partecipazione attiva più che di rappresentanza».
Nonostante abbia ricoperto vari ruoli di primo piano a partire dal Pci.
«Sì, ma ad un certo punto lui si allontana dalla politica e inizia a riflettere sull’altro lato delle cose, come racconta in Approssimazione e in Partita doppia. Quello che accade dopo è un ritorno alla militanza politica, con l’esperienza di Città Plurale, che si realizza fuori dal perimetro dei partiti ma non contro di essi. Alla militanza di partito si oppone la pratica della cittadinanza attiva, volta a favorirne il rinnovamento. Franco, che amava i giochi di parole, parlava del “partito” come di un participio passato, anche se durante l’esperienza di Città Plurale ci furono due grandi eventi politici per la Puglia: la campagna elettorale che portò all’elezione di Michele Emiliano a sindaco di Bari nel 2004 e poi le primarie di Vendola nel 2005. Cioè quello che fu l’inizio della “primavera pugliese”. 
Perché poi decise di tornare alla rappresentanza, addirittura in Parlamento?
«Il Pd poi gli offrì la possibilità di rientrare con un seggio. Lui accettò ma che non visse in maniera particolarmente felice quell’esperienza, che fu segnata dal tradimento dei 101 sull’elezione di Prodi a presidente della repubblica, poi dalle dimissioni di Bersani che lo aveva voluto come capolista e infine dal renzismo. Il partito era in crisi».
Una crisi da cui non si è ancora ripreso.
«Iniziava una crisi da cui il Pd non si è ancora ripreso e che ha portato anche alla crisi della politica come la conosciamo».
Crede che oggi Cassano potrebbe dare una mano a uscirne?
«Certamente, si. Ma la crisi è talmente profonda che sarebbe un’impresa titanica per chiunque».
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