Transizione ecologica, il nodo dell’addio alle accise sui carburanti

Transizione ecologica, il nodo dell’addio alle accise sui carburanti
di Andrea Bassi
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Mercoledì 1 Febbraio 2023, 14:02 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 07:38

Se c’è un merito (se così si può dire) che il balzo del costo dei carburanti alla pompa ha avuto, è stato quello di svelare un segreto, come si direbbe a Napoli, di Pulcinella.

Lo Stato italiano, come del resto gli altri Paesi europei, con le accise sui carburanti guadagnano molti soldi. Entrate del bilancio pubblico utilizzate indiscriminatamente per pagare pensioni, sanità, stipendi pubblici, alle quali è difficile rinunciare. Basta qualche dato. Lo sconto di 30 centesimi su benzina e diesel concesso dall’inizio della guerra in Ucraina fino alla fine dello scorso anno, è costato al bilancio dello Stato oltre 4 miliardi di euro fino a novembre. Ogni anno grazie alle accise sui carburanti, entrano nelle casse dello Stato più di 25 miliardi di euro. Se si aggiunge l’Iva, che su benzina e diesel si paga anche sulle accise (in pratica una tassa sulla tassa), l’incasso complessivo per le casse pubbliche arriva a 30 miliardi. La conclusione è abbastanza ovvia: oggi come oggi lo Stato non può fare a meno delle accise sui carburanti. Il bilancio, senza i 2 miliardi al mese di gettito che queste garantiscono, non reggerebbe. E allora, la domanda che inizia ad emergere è anche un’altra e apre un nuovo fronte nella transizione energetica: man mano che si passerà dalle auto a combustibili fossili a quelle elettriche, come sarà recuperato il gettito perso delle accise?

I CALCOLI

 Oggi la disparità è evidente. Se si prendono i dati pubblicati dal Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia, è facile capire che al momento le tasse sull’energia elettrica non sono in alcun modo in grado di compensare la perdita di gettito delle accise sui carburanti. Il rapporto è di uno a dieci: 25 miliardi di accise su benzina e diesel, contro 2,3 miliardi incassati sull’elettricità. Il pacchetto “Fit for 55” della Commissione europea, probabilmente aumenterà ancor questa distanza. Le nuove regole europee, infatti, stabiliscono delle aliquote minime che ogni Paese membro deve applicare per le accise sui carburanti e per quelle sull’energia elettrica. Aliquote che sono ovviamente, più alte per i combustibili responsabili dell’inquinamento e più basse per quelle green.

Non solo. La direttiva prevede anche che gli Stati membri debbano eliminare i regimi di favore riservati ad alcuni combustibili fossili. In Italia è il caso del diesel, che gode di uno sconto sulle accise rispetto alla benzina. Una conseguenza di questo sarà, naturalmente, che il prezzo del gasolio alla pompa, tenderà ulteriormente a salire, dopo le fiammate di questi mesi dovute all’embargo sul petrolio russo e, a partire dal 5 febbraio, anche sui prodotti raffinati. Il problema delle accise e della sostenibilità dei conti pubblici in vista della transizione energetica è un tema che dovrà essere affrontato. «Serve», spiega Massimiliano Bienati, responsabile del programma trasporti di Ecco, un think tank indipendente che si occupa di clima e di transizione energetica, «una revisione della fiscalità. Oggi», spiega, «percorrere 100 chilometri con un’auto elettrica costa 8 euro, farne 100 con un’auto a diesel costa invece 10 euro. Dal punto di vista delle accise, però», prosegue ancora Bienati, «su quei 100 chilometri percorsi lo Stato incassa 3 euro se la macchina è alimentata a gasolio e 50 centesimi se invece ha un motore elettrico».

IL PROBLEMA

 E in prospettiva, come detto, la forbice potrebbe anche allargarsi. Ma allora come se ne esce? «Crediamo», prosegue Bienati, «che su questo tema di potrebbe avviare una discussione anche in vista della delega fiscale che il governo si prepara ad approvare. Anche perché», spiega ancora l’esperto, «i fattori da tenere in considerazione sono molti, come quello delle esternalità negative». In sostanza oltre alla perdita di gettito per lo Stato, andrebbero tenuti presenti anche i costi “evitati”, come quelli sanitari. L’aria meno inquinata ridurrebbe le malattie respiratorie con risparmi per la spesa sanitaria. Ma si tratta comunque di risparmi difficili da quantificare in anticipo e che difficilmente eviterebbero la necessità nel frattempo di trovare altre fonti di finanziamento del bilancio dello Stato. Il futuro delle accise non è una questione solo italiana. Il problema dovranno affrontarlo tutti i Paesi europei. Ma per l’Italia la sfida è maggiore, visto il livello più alto delle tasse sui carburanti. Secondo un’analisi condotta dalla Voce.info, l’Italia risulta prima per carico fiscale sul diesel, con complessivi 0,954 euro al litro), e terza per la benzina (1,055 euro al litro), dopo Finlandia e Grecia. La media continentale per i due prodotti si attesta rispettivamente a 0,881 e 0,768 euro per litro. Ma l’Italia è anche il Paese che ha meno margini sul bilancio pubblico per risolvere senza affanno la questione.

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