Caro energia, il parodosso della bolletta "presunta" se il contatore non comunica

Caro energia, il parodosso della bolletta "presunta" se il contatore non comunica
di Marco Barbieri
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Mercoledì 1 Marzo 2023, 14:07 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 08:48

Caro bollette? Non dico niente di nuovo, una tragedia.

Lo sappiamo tutti e da tempo, purtroppo. Poi guardando la bolletta per l’energia elettrica mi accorgo che la cifra da pagare si riferisce a un consumo presunto. I forfeit sono quelle cose che mi allarmano sempre. A differenza del pollo di Trilussa – dove a fronte di un pollo contato statisticamente, ma non mangiato, c’è sempre qualcuno che ne mangia due – il forfeit non fa una media, ma azzarda un conto. Appunto, un consumo presunto. Presunto da chi? Dal solito algoritmo? Nei tempi dell’Intelligenza artificiale e delle macchine che parlano con le macchine (confesso però di non aver mai acceso la mia lavatrice con una telefonata, anche se mi assicurano che sarebbe possibile) mi chiedo perché il mio contatore non dica nulla a nessuno. Per evitare le presunzioni di consumo dovrebbe pensarci lui a registrare l’effettivo ricorso a elettrodomestici, luci e affini.

E credo che il suo mestiere – il contatore a che serve se non a contare? – continui a farlo, silenziosamente. Troppo silenziosamente? Evidentemente sì, poiché alla società fornitrice non ricevono sue informazioni. Infatti, mi mandano un tecnico a domicilio. Con tanto di tesserino esibito – la diffidenza è sovrana e legittima, anche se bastasse un tesserino – accede al vano del contatore. Lo illumina. Ma non riesce a leggerlo. Fruga in un cruscotto, ma non ottiene nulla dal riserbo del contatore, che starà contando, ma non comunica. Il tecnico allarga le braccia. Io fiducioso gli chiedo se mi cambia lo strumento malato di solipsismo. Il tecnico riallarga le braccia e questa volta aggiunge un sorriso compassionevole: «Non è mio compito. Io sono solo venuto a vedere se si poteva leggere il consumo (come accadeva 50 anni fa, ndr). Ma vedo che il contatore è guasto». Quindi? «Quindi glielo cambieranno». Quando? Le braccia si allargano per la terza volta. «Fra qualche mese, forse». E intanto? Le braccia sono ancora allargate e il sorriso è scomparso. «Intanto continuerà come sempre, con il consumo presunto». L’algoritmo farà il suo implacabile dovere, insensibile ai miei eventuali comportamenti virtuosi. Sono mesi che insegnano a spegnere le luci ogni volta che esco da un stanza, a staccare le ricariche anche quando non ricaricano, staccare tutte le spine non in uso. Mi avevano detto che avrei risparmiato. Ma lo sa solo il mio contatore. Che non parla con la sua centrale.

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