Migranti, cosa prevede l'accordo Ue

Migranti, cosa prevede l'accordo Ue
6 Minuti di Lettura
Venerdì 29 Giugno 2018, 12:51 - Ultimo aggiornamento: 13:13
Un compromesso in 12 punti, lungo più di tre pagine. In sintesi si prevede che i salvataggi dei migranti avvengano a norma del diritto internazionale (le navi vanno nel porto sicuro più vicino); centri di accoglienza su base volontaria e redistribuzione dei rifugiati sempre solo su base volontaria. L'accordo di Dublino, criticato dall'Italia, resta in vigore.

Le conclusioni del Consiglio europeo sulle migrazioni, diffuse dopo l'accordo raggiunto al termine di una notte di contrattazioni, consentono a tutti i 28 capi di Stato e di governo dell'Unione di portare a casa qualcosa. Se il presidente del Consiglio Giuseppe Conte può dire che «l'Italia non è più sola», il premier spagnolo Pedro Sanchez può a buon diritto sottolineare il riconoscimento dell'aumento dei flussi nel Mediterraneo occidentale. E persino il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha affermato, soddisfatto, che «dopo due anni di difficili discussioni, controversie e pressioni, l'intera Ue ha adottato all'unanimità le posizioni dei Quattro di Visegrad e della Polonia: no ai ricollocamenti obbligatori e unanimità sulla riforma di Dublino», ha twittato la rappresentanza della Polonia presso l'Ue. Ecco cosa dice il documento in sintesi.

Il Consiglio europeo, si legge nelle conclusioni, «ribadisce che il buon funzionamento della politica dell'Ue presuppone un approccio globale alla migrazione che combini un controllo più efficace delle frontiere esterne dell'Ue, il rafforzamento dell'azione esterna e la dimensione interna, in linea con i nostri principi e valori. È una sfida, non solo per il singolo Stato membro, ma per l'Europa tutta».

«Dal 2015 è stata posta in essere una serie di misure ai fini del controllo efficace delle frontiere esterne dell'Ue. Si è ottenuto in tal modo un calo del 95% del numero di attraversamenti illegali delle frontiere verso l'Ue rilevati rispetto al picco registrato nell'ottobre 2015, anche se i flussi hanno ripreso a crescere di recente sulle rotte del Mediterraneo orientale e occidentale». 

Il Consiglio europeo «è̀ determinato a proseguire e rafforzare questa politica per evitare un ritorno ai flussi incontrollati del 2015 e contenere ulteriormente la migrazione illegale su tutte le rotte esistenti ed emergenti. Per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale, dovrebbero essere maggiormente intensificati gli sforzi per porre fine alle attività dei trafficanti dalla Libia o da altri paesi».

L'Ue, continuano i 28, «resterà̀ al fianco dell'Italia e degli altri Stati membri in prima linea a tale riguardo. Accrescerà̀ il suo sostegno a favore della regione del Sahel, della guardia costiera libica, delle comunità costiere e meridionali, di condizioni di accoglienza umane, di rimpatri umanitari volontari, della cooperazione con altri paesi di origine e di transito, nonché di reinsediamenti volontari. Tutte le navi operanti nel Mediterraneo devono rispettare le leggi applicabili e non interferire con le operazioni della guardia costiera libica».

Riguardo alla rotta del Mediterraneo orientale, «sono necessari ulteriori sforzi per attuare pienamente la dichiarazione Ue-Turchia, impedire nuovi attraversamenti dalla Turchia e fermare i flussi. L'accordo di riammissione Ue-Turchia e gli accordi bilaterali di riammissione dovrebbero essere pienamente attuati in modo non discriminatorio nei confronti di tutti gli Stati membri».

È̀ necessario, continua il Consiglio, «compiere con urgenza maggiori sforzi per assicurare rapidi rimpatri e prevenire lo sviluppo di nuove rotte marittime o terrestri. La cooperazione con i partner della regione dei Balcani occidentali e il sostegno agli stessi rimangono essenziali per scambiare informazioni sui flussi migratori, prevenire la migrazione illegale, aumentare le capacità di protezione delle frontiere e migliorare le procedure di rimpatrio e riammissione».

C'è un passaggio dedicato alla Spagna: «In considerazione del recente aumento dei flussi nel Mediterraneo occidentale, l'Ue sosterrà̀, finanziariamente e in altro modo, tutti gli sforzi compiuti dagli Stati membri, in special modo la Spagna, e dai paesi di origine e di transito, in particolare il Marocco, per prevenire la migrazione illegale».

Per eliminare «ogni incentivo a intraprendere viaggi pericolosi, occorre a tal fine un nuovo approccio allo sbarco di chi viene salvato in operazioni di ricerca e soccorso, basato su azioni condivise o complementari tra gli Stati membri. Al riguardo, il Consiglio europeo invita il Consiglio e la Commissione a esaminare rapidamente il concetto di piattaforme di sbarco regionali, in stretta cooperazione con i paesi terzi interessati e con l'Unhcr e l'Oim. Tali piattaforme dovrebbero agire operando distinzioni tra i singoli casi, nel pieno rispetto del diritto internazionale e senza che si venga a creare un fattore di attrazione».

«Nel territorio dell'Ue - prosegue il Consiglio Europeo - coloro che vengono salvati, a norma del diritto internazionale, dovrebbero essere presi in carico sulla base di uno sforzo condiviso e trasferiti in centri sorvegliati istituiti negli Stati membri, unicamente su base volontaria; qui un trattamento rapido e sicuro consentirebbe, con il pieno sostegno dell'Ue, di distinguere i migranti irregolari, che saranno rimpatriati, dalle persone bisognose di protezione internazionale, cui si applicherebbe il principio di solidarietà. Tutte le misure nel contesto di questi centri sorvegliati, ricollocazione e reinsediamento compresi, saranno attuate su base volontaria, lasciando impregiudicata la riforma di Dublino».

Il Consiglio «conviene l'erogazione della seconda quota dello strumento per i rifugiati in Turchia e al tempo stesso il
trasferimento al Fondo fiduciario dell'Ue per l'Africa di 500 milioni di euro a titolo della riserva dell'undicesimo Fes. Gli Stati membri sono inoltre invitati a contribuire ulteriormente al Fondo fiduciario dell'Ue per l'Africa al fine di rialimentarlo».

«Per affrontare alla radice il problema della migrazione - si legge ancora - è necessario un partenariato con l'Africa volto a una trasformazione socioeconomica sostanziale del continente africano sulla base dei principi e degli obiettivi definiti dai paesi africani nella loro Agenda 2063. L'Unione europea e i suoi Stati membri devono essere all'altezza di questa sfida. Dobbiamo elevare a un nuovo livello la cooperazione con l'Africa in termini di portata e
qualità̀».

Per questo «non occorreranno solo maggiori finanziamenti allo sviluppo ma anche misure intese a creare un nuovo quadro che consenta di accrescere sostanzialmente gli investimenti privati degli africani e degli europei. Particolare attenzione dovrebbe essere prestata all'istruzione, alla salute, alle infrastrutture, all'innovazione, al buon governo e all'emancipazione femminile. L'Africa è un nostro vicino: lo dobbiamo affermare intensificando gli scambi e i contatti tra i popoli di entrambi i continenti a tutti i livelli della società civile. La cooperazione tra l'Unione europea e l'Unione africana è un elemento importante delle nostre relazioni. Il Consiglio europeo ne chiede lo sviluppo e la promozione ulteriori».

Nel contesto del prossimo quadro finanziario pluriennale, «il Consiglio europeo sottolinea la necessità di disporre di strumenti flessibili, ad esborso rapido, per combattere la migrazione illegale. I fondi destinati a sicurezza interna, gestione integrata delle frontiere, asilo e migrazione dovrebbero pertanto includere specifiche componenti significative per la gestione della migrazione esterna».

Il Consiglio europeo «ricorda la necessità che gli Stati membri assicurino il controllo efficace delle frontiere esterne dell'Ue con il sostegno finanziario e materiale dell'Ue. Sottolinea inoltre l'esigenza di intensificare notevolmente l'effettivo rimpatrio dei migranti irregolari. Riguardo a entrambi gli aspetti, il ruolo di sostegno svolto da Frontex, anche nella cooperazione con i paesi terzi, dovrebbe essere ulteriormente intensificato attraverso maggiori risorse e un mandato rafforzato». 

Infine, c'è il passaggio che voleva Angela Merkel. Il Consiglio «accoglie con favore l'intenzione della Commissione di presentare proposte legislative per una politica europea di rimpatrio efficace e coerente. Per quanto concerne la situazione all'interno dell'Ue, i movimenti secondari di richiedenti asilo tra Stati membri rischiano di compromettere l'integrità del sistema europeo comune di asilo e l'acquis di Schengen. Gli Stati membri dovrebbero adottare tutte le misure legislative e amministrative interne necessarie per contrastare tali movimenti e cooperare strettamente tra di loro a tal fine».

Riguardo alla riforma del sistema europeo comune di asilo, «notevoli progressi sono stati compiuti grazie all'instancabile impegno profuso dalla presidenza bulgara e dalle presidenze che l'hanno preceduta. Diversi fascicoli sono prossimi alla conclusione. È necessario trovare un consenso sul regolamento Dublino per riformarlo sulla base
di un equilibrio tra responsabilità e solidarietà, tenendo conto delle persone sbarcate a seguito di operazioni di ricerca e soccorso».

«È' altresì̀ necessario un ulteriore esame della proposta sulle procedure di asilo. Il Consiglio europeo sottolinea la necessità di trovare una soluzione rapida all'intero pacchetto e invita il Consiglio a proseguire i lavori al fine di concluderli quanto prima. In occasione del Consiglio europeo di ottobre sarà presentata una relazione sui progressi compiuti», concludono i 28 capi di Stato e di governo.

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA