Nuovo colpo al turismo:
il Gondar resterà chiuso

Nuovo colpo al turismo: il Gondar resterà chiuso
di Erasmo MARINAZZO
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Sabato 24 Febbraio 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 10:28

Il giudice ha detto no alla riapertura del Parco Gondar di Gallipoli nella prossima estate. Rigettata l’istanza dei legali dei due proprietari Ferruccio Errico e Christian Scorrano, di revocare il sequestro del 24 settembre dell’anno scorso e di fare riaprire l’area concerti anche con la gestione di un amministratore giudiziario. Mantenendo i sigilli sull’area demaniale. Diversamente, hanno fatto presente gli avvocati Michele Bonsegna, Ladislao Massari e Pierluigi Portaluri, si rischierebbe l’affossamento di un’attività che dà lavoro a circa 300 persone ed alimenta l’indotto turistico gallipolino.
Altre le priorità per il giudice per l’udienza preliminare (gup), Antonia Martalò. Di natura strettamente giuridica: ha ritenuto che la restituzione della struttura avrebbe come conseguenza l’utilizzo di opere realizzate illegittimamente, come ha stabilito la consulenza affidata dalla Procura al professore Dino Borri e che ha fatto formulare le accuse di lottizzazione abusiva, falso, invasione e deturpamento dei terreni oggetto del processo al via il 17 aprile davanti al giudice della seconda sezione penale, Pasquale Sansonetti. Il gup ha fatto poi presente che diversamente dall’anno scorso, non ci sono contratti pendenti per la prossima estate con artisti ed agenzie. Non ci sono date già fissate, che avrebbero potuto creare problemi di natura economica ai proprietari, alla luce del mantenimento sequestro.
La stessa questione sarà sottoposta al giudice del processo di merito. Non fosse altro perché i difensori sono convinti della necessità e dell’opportunità di consentire la prosecuzione dell’organizzazione di concerti e di eventi, in attesa di ciò che diranno le sentenze. Come accade, ad esempio, nei processi sui parchi fotovoltaici: gestione all’amministratore giudiziario, fino al termine del processo. O come è accaduto per il villaggio turistico “Punta Grossa” di Porto Cesareo: gestione controllata accordata dal giudice Roberto Tanisi, anche per coprire le spese necessarie ad impedire che la struttura si degradasse.
Secondo i legali attendere la fine del processo con la struttura sequestrata, significherebbe decretarne la morte. Vuoi perché i due imprenditori si sono impegnati in investimenti importanti ed a lungo termine. Vuoi perché gli effetti ricadrebbero anche sul personale, quei 300 dipendenti, e sull’indotto rappresentato dai “B&B”, campeggi, hotel, case vacanza, servizi di trasferimento ed altro.
 
Ed ancora: irrilevante - secondo la difesa - la contestazione che il carico urbanistico del Parco Gondar abbia condizionato il territorio. Perché a Gallipoli - a prescindere dal Parco Gondar - ogni estate arrivano centinaia di migliaia di turisti. E perché i numeri dell’ultima stagione dimostrerebbero che gli ospiti sono sì tanti, ma non in numero tale da creare problemi alla città. I dati messi a disposizione del giudice che ha deciso sul mantenimento del sequestro, sono quelli dell’estate 2017 quando al “Gondar” è stato concesso l’utilizzo contingentato, dopo il primo sequestro della fine di marzo: 34 gli eventi ed i concerti svolti, sui 38 autorizzati dalla Procura. Per un totale di 75mila spettatori. Poco meno di 2.000 persone a serata, in altri termini.
È stato fatto inoltre presente che i due proprietari abbiano ottenuto il rilascio delle autorizzazioni edilizie, ambientali e demaniali dalla pubblica amministrazioni. Sono andati avanti insomma - siamo sempre sul fronte della difesa - convinti di aver seguito tutte le procedure necessarie. Convinti di aver fatto bene, alla luce dei pareri favorevoli ricevuti.
Da qui la richiesta di dare una ulteriore chance ad un’impresa gestita da giovani coinvolti sì nel procedimento penale, ma senza esserne stati mai parte attiva.
Restano ora aperte due strade per cercare di avere nuovamente la gestione del Parco Gondar: la nuova istanza al giudice del processo, come detto. O il ricorso al Tribunale del Riesame per chiedere l’annullamento dell’ultima ordinanza di rigetto. È plausibile ritenere che saranno percorse entrambe, quelle strade. Anche perché è già tempo di pensare a cosa eventualmente fare la prossima estate.

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