L'odissea per un'ecodoppler: «Passi ogni mattina alle 8»

L'odissea per un'ecodoppler: «Passi ogni mattina alle 8»
di Maddalena MONGIÒ
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Domenica 17 Giugno 2018, 05:30 - Ultimo aggiornamento: 10:27
«Mi hanno detto di passare ogni mattina alle 8 dal Cup per vedere se c’è la possibilità di fare un ecodoppler». Ancora una volta una paziente oncologica si trova al centro di una “penitenza”. Due mesi fa è stata operata per un tumore al seno e l’altro ieri mattina si è sentita negare la possibilità di fissare l’appuntamento per sottoporsi a un ecodoppler, prescritto dal medico con codice di priorità B e quindi da eseguire entro dieci giorni. «Sono preoccupata – racconta la donna – perché il braccio si sta gonfiando e non so cosa potrebbe accadermi». Prima lo choc di una diagnosi non facile da accettare, poi la difficoltà di sottoporsi all’esame necessario a verificare lo stato di salute. Questa la premessa a un percorso di sofferenza e dolore iniziato ad aprile scorso quando la signora si è sottoposta a intervento chirurgico per l’asportazione di un tumore al seno, seguito da un secondo intervento (a pochi giorni di distanza dal primo) per lo svuotamento ascellare. Esperienza fortemente impattante, insomma, dal punto di vista psicologico e clinico.
 
E la sua odissea non finisce così. L’altro ieri mattina si è presentata al pronto soccorso dell’Ospedale di Scorrano lamentando gonfiore al braccio e altri sintomi collaterali. Il medico ha ritenuto necessario un ecodoppler per escludere la problematica tromboembolica, ma ha riferito alla donna che doveva recarsi dal suo medico curante per la prescrizione e con la ricetta andare al Cup per fissare l’esame. «Sono andata in pronto soccorso perché avevo dolore e gonfiore al braccio – precisa la signora che suo malgrado sta subendo il paradosso dell’esame negato –, il medico dopo aver letto che due mesi fa ho fatto un intervento al seno mi ha mandata direttamente in Chirurgia. La dottoressa è stata gentilissima, mi ha spiegato che il problema non è chirurgico, ma vascolare. Comunque mi ha visitata e mi ha prescritto l’ecodoppler. Con il risultato della consulenza sono tornata in pronto soccorso, ma mi è stato detto che loro non potevano fare questo esame, che dovevo rivolgermi al medico curante e con la sua ricetta al Cup per prenotare. Così ho fatto, ma non ho risolto il problema perché non c’era posto e l’unica alternativa per fare l’esame in breve tempo è quella di pagare nonostante io abbia l’esenzione totale a causa della mia malattia».
È composta nel suo racconto, discreta nel trattenere per sé il bagaglio di sofferenza e frustrazione che la malattia comporta, ma lo sconforto passa dalla sua voce incrinata. «Mi sono sentita dire che ogni mattina devo passare dal Cup e non mi sembra giusto – insiste –, sto vivendo con ansia e stress questi giorni, ma cosa posso fare?» E la drammaticità del quesito pesa come piombo. Intanto gli operatori dei Cup dell’area Sud della Asl di Lecce sono tra due fuochi: da una parte ci sono gli utenti che non trovano risposte e dall’altra le agende di prenotazione che non sempre consentono di fissare la visita o l’esame nei tempi previsti dal codice di priorità indicato nella ricetta. Un problema che la Asl di Lecce si è posta facendo partire da lunedì scorso, una sperimentazione per abbattere le liste d’attesa con l’introduzione di un’agenda virtuale per le prenotazioni che gli operatori del Cup non riescono a fissare nei tempi previsti, ma nel Basso Salento il sistema deve sostanzialmente ancora partire.

 
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